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Antibiotici. Ecco come sono cambiate le “resistenze” in Italia. Il punto dell’Iss

24 novembre 2017 - La percentuale di MRSA oscilla da anni intorno al 33-34%. Nel tempo si sono però aggiunti altri microrganismi multiresistenti, quali i ceppi di Enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CPE). In Italia è diffusa soprattutto Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici e provoca almeno 2000 casi di batteriemia per anno. Anche Escherichia coli ha raggiunto da anni alte percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (30%) e ai fluorochinoloni (43%). 

In Italia, secondo i dati della sorveglianza Ar-Iss coordinata dall'Istituto superiore di sanità, per la maggior parte dei microrganismi sotto sorveglianza la situazione appare stabile, con un alto numero di infezioni causate da microrganismi multiresistenti, ma nuove resistenze riemergono.

La percentuale di MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) oscilla da anni (da quando è iniziata la sorveglianza alla fine degli anni 90’) intorno al 33-34%, pur con ampie variazioni da laboratorio a laboratorio. Ma nel corso del tempo sono comparsi e si sono aggiunti altri microrganismi multiresistenti, quali i ceppi di Enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CPE). Tra questi, nel nostro paese è diffusa soprattutto Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, e che, secondo il recente Report della Sorveglianza Nazionale delle batteriemie da CPE, provoca almeno 2000 casi di batteriemia per anno. Anche Escherichia coli ha raggiunto da alcuni anni e mantiene le stesse alte percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (30%) e ai fluorochinoloni (43%).
 
Una buona notizia dal fronte della sorveglianza è il dimezzamento della resistenza alla penicillina in Streptococcus pneumoniae, un microrganismo causa di polmoniti e sepsi che insorgono in pazienti che non sono ospedalizzati. Questo successo però non è da ascriversi ad un migliore utilizzo di antibiotici sul territorio, quanto all’implementazione della vaccinazione antipneumococcica, soprattutto a livello pediatrico, che ha portato alla riduzione od eliminazione di sierotipi di pneumococco resistenti alla penicillina.
 
Rimangono sempre problematici altri microrganismi multiresistenti, quali Pseudomonas aeruginosa ed Acinetobacter spp che provocano infezioni soprattutto in pazienti critici quali quelli ricoverati nei reparti di terapia Intensiva. Questi microrganismi, già intrinsecamente resistenti a molti antibiotici, sono spesso resistenti anche ad antibiotici essenziali per la terapia.

A questi microrganismi multiresistenti si sono aggiunti negli ultimi 2-3 anni gli Enterococchi resistenti alla vancomicina o VRE. I VRE hanno rappresentato un grosso problema clinico negli anni 90 e all’inizio del 2000, ma successivamente il problema è apparso sotto controllo. Oggi i VRE, rappresentati in Italia soprattutto da Enterococcus faecium, tornano ad essere una minaccia. Basti pensare che fino al 2013 la percentuale di E. faecium resistente alla vancomicina nelle batteriemie era il 5%. Questa percentuale nel 2016 è schizzata al 13%.

Sul fronte Europeo la resistenza non dà segni di declino, come evidenziato dal recente Report EARS-Net 2016 malgrado le iniziative politiche ed istituzionali si moltiplichino.  

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