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Un'italiana su cinque soffre di ansia da prestazione

Un sondaggio condotto su 600 donne fra i 18 e i 50 anni, un quarto delle quali single, a Milano, Roma e Napoli nell'agosto di quest'anno rivela che nel 20% delle italiane cresce l'ansia da prestazione, la paura di non essere all'altezza. Il 95% conosce quella maschile e solo il 38% è al corrente che anche le donne possono soffrirne. E questo concorre ad aumentare il rischio per le coppie, visto che entrano in gioco anche la routine (65%), lo stress (51%) e la paura di deludere il partner (48%). I risultati del sondaggio sono stati presentati nel corso del congresso nazionale che la Sic (Società Italiana di Contraccezione) ha organizzato a Firenze insieme alla Fiss (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica).
Il professor Salvatore Caruso, presidente della Fiss, ha spiegato «Le donne più a rischio sono quelle che soffrono di cicli abbondanti con l'anemia come possibile conseguenza e di forti sbalzi ormonali; un aiuto può venire dall'uso della pillola anticoncezionale e in particolare di una specifica per questo tipo di disturbi come Klaira, la prima ‘bio’, con estrogeno naturale, che migliora la qualità della vita permettendo una sessualità senza ansie grazie alla sua efficacia contraccettiva.
Nel quadro dell'ansia non bisogna però dimenticare le conseguenza dannose di stili di vita maschili come il superlavoro, il fumo e l'alcool che si riflettono negativamente anche sulla libido». Il sondaggio rivela inoltre che nell'ultimo anno il 59% delle intervistate ha mantenuto invariato il numero di rapporti e che il 61% ha avuto un solo partner forse anche perché oltre il 30% teme una gravidanza indesiderata e il 72% accetterebbe un'avventura occasionale solo se protetta anche contro le malattie sessualmente trasmissibili.
La professoressa Vincenzina Bruni, docente presso l'Università di Firenze, osserva: «Il boom registrato dalla pillola ‘bio’ da quando è stata introdotta in Italia un anno fa è un segnale positivo». Infatti, il 30% del consumo in Europa di questo tipo di pillola è coperto da italiane, in particolare toscane e, come osserva la professoressa Bruni «È segno di un buon dialogo con il proprio ginecologo, di una personalizzazione e quindi di un'adesione al trattamento, che si riflette positivamente sulla soddisfazione della donna e della coppia». Il professor Gianfranco Scarsella, direttore del Dipartimento Materno Infantile del ‘Careggi’ di Firenze, aggiunge che «La maggior parte delle pazienti in età fertile (il 70%) chiede maggiori informazioni sulla contraccezione che spesso viene interrotta appena si presentano difficoltà e questo rappresenta per il medico una sconfitta. Le pillole anticoncezionali sono molto cambiate negli ultimi 50 anni grazie alla progressiva riduzione dei dosaggi e all'impatto metabolico che è diventato praticamente nullo».

Fonte: Dati dal sondaggio 'Le italiane e il sesso', presentato a Firenze al Congresso della Federazione di Sessuologia Scientifica (FISS) congiunto con la Società della Contraccezione (SIC), 7-9 ottobre 2010

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