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Lombardia. Primario ginecologo lavorava anche di sabato per ridurre liste d’attesa e viene sospeso per due mesi. La protesta di Sigo, Aogoi e Agui: “L’ospedale ci ripensi, sanzione ingiustificata”

1 dicembre 2017 - Si tratta di Gregorio del Boca, direttore dell'Uoc di Ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero di Merate in provincia di Lecco. Secondo le Società scientifiche l'utilizzo delle strutture ospedaliere sarebbe avvenuto con il "tacito assenso della direzione dell’ospedale e senza alcun intralcio alle attività di urgenza". 

Due mesi di sospensione per aver utilizzato nella giornata di sabato o fuori dagli orari previsti, le sale operatorie dell’ospedale di Merate (Lecco) destinate agli interventi di emergenza-urgenza.

Tutto ciò, "con il tacito assenso della direzione dell’ospedale e senza alcun intralcio alle attività di urgenza", sottolineano in una nota congiunta le Società scientifiche Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), Aogoi (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e Agui (Associazione Ginecologi Universitari Italiani), che non condividono il provvedimento disciplinare che la ASST di Lecco ha adottato nei confronti del direttore dell'Uoc di Ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero, Gregorio del Boca e chiedono che l'applicazione della sanzione sia differita all'esito della decisione finale da parte della competente magistratura del Lavoro, già investita della questione.

I termini delle contestazioni a Del Boca, scrivono le tre società scientifiche, sono chiari: "per accelerare i tempi di attesa a beneficio delle pazienti in lista per interventi minori – quali le isterosuzioni di aborti ritenuti – egli utilizzava di sabato e fuori orario le sale operatorie per gli interventi di emergenza urgenza".

Secondo Sigo, Aogoi e Agui “la sospensione per due mesi appare una misura eccessiva, fondata sulla semplice violazione di regole aziendali, che non essendo direttamente legate alla necessità di tutelare la salute dei pazienti, appaiono superabili dalla scelta del clinico, che in scienza e coscienza ha ritenuto di dover operare anche al di fuori dei tempi e degli spazi consentiti. Un’esigenza condivisibile, soprattutto alla luce delle notevoli implicazioni psicologiche legate ai piccoli interventi che del Boca effettuava negli spazi dell’emergenza-urgenza, le quali di certo non suggeriscono di protrarre a lungo le attese delle pazienti”.

“Al di là del merito della vicenda – commenta Giovanni Scambia, presidente SIGO – contestiamo la scelta di decapitare una struttura di Ostetricia e ginecologia a ridosso delle ferie natalizie, che sono uno dei periodi di maggior debolezza per i nostri reparti e per gli ospedali italiani in genere. Oltre a ciò, questo provvedimento disciplinare rischia di comunicare un principio demotivante e pericoloso: che la burocrazia aziendale prevalga sulle scelte consapevoli dei medici, anche quando queste non confliggono con la tutela della salute e siano anzi improntate a responsabilità e spirito di servizio”.

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