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Medicina di genere. Lorenzin: “Porteremo la salute della donna al G7 di novembre a Milano”

9 marzo 2017 - Lo ha annunciato la ministra intervenendo al convegno promosso da Farmindustria a Roma. "La medicina di genere sta cominciando a prendere possesso dei tavoli decisionali, perché questo non è un fattore politico ma scientifico, e c'è il diritto delle donne ad essere curate così come gli uomini". 

"Oggi più che mai è necessario battersi per il riconoscimento del diritto alla salute delle donne: è infatti singolare pensare che nel 2017 ci sia ancora qualcuno che non riconosce la diversità uomo-donna per la medicina, tendendo a negare tali differenze". Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo al convegno 'Chi l'ha detto che donne e uomini sono uguali? Pari opportunità nella differenza', promosso da Farmindustria.

"Spesso - ha osservato Lorenzin - viene detto che una medicina di genere ha dei costi troppo elevati, ma in realtà tutta la medicina moderna tende all'approccio della personalizzazione, e il primo passo è dunque proprio il riconoscimento delle differenze. La medicina di genere, tuttavia - ha proseguito -
sta cominciando a prendere possesso dei tavoli decisionali, perché questo non è un fattore politico ma scientifico, e c'è il diritto delle donne ad essere curate così come gli uomini". Lorenzin ha quindi annunciato che l'Italia porterà il tema della salute della donna al prossimo G7 dei ministri della Salute in programma a Milano il prossimo novembre.
 
"Molto però - ha evidenziato - è stato fatto in relazione alla promozione della salute della donna anche nei nuovi livelli di assistenza: dai nuovi screening gratuiti per le donne in gravidanza - ha ricordato la ministra - al riconoscimento di patologie come l'endometriosi, che solo in Italia colpisce 300 mila donne". Il punto, ha quindi rilevato Lorenzin, è che "se oggi le donne vivono di più, è anche vero che vivono tali anni male e in modo peggiore rispetto ad altri Paesi; ciò per i carichi di lavoro al femminile ma anche perché le donne tendono a non prendersi cura di sè stesse, come piuttosto degli altri o della
famiglia".
 
"Quindi - ha concluso - bisogna lavorare di più proprio sulla prevenzione, anche con progetti mirati alle donne anziane e prevedendo percorsi di prevenzione oltre che di riabilitazione".

 

Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi si è invece soffermato sulla proposta di Corsi di formazione e informazione sui farmaci, sull’appropriatezza terapeutica e sulla prevenzione destinati in primo luogo alle donne, che promuoverà la stessa associazione delle aziende del farmaco.

“Perché le donne – ha detto Scaccabarozzi - sono protagoniste nelle decisioni sugli stili di vita, sulle cure e nell’assistenza ai più deboli nell’ambito della famiglia. Svolgono dunque il doppio ruolo di caregiver per la comunità familiare e di sussidiarietà rispetto al sistema assistenziale pubblico.”

 
Nell’industria farmaceutica le donne sono il 43% del totale e superano il 50% nella Ricerca, quasi tutte laureate e diplomate (90%). Spesso ricoprono ruoli di massima responsabilità. Basti pensare che 1 dirigente su 3 è donna. E la donna è al centro anche nella medicina di genere. Perché i due sessi nella malattia non si comportano sempre allo stesso modo. Così come accade per certi eventi patologici sia per la sintomatologia sia per il decorso, ad esempio nel caso dell’infarto.

Senza dimenticare che le donne dell’industria farmaceutica possono contare su misure di welfare – dal sostegno della maternità al people care, da servizi salva tempo a iniziative di flessibilità – proprio per bilanciare nella giusta misura le esigenze della professione con quelle personali e familiari.
 
"La medicina di genere non è la medicina delle donne o la medicina degli uomini, sia chiaro, ma è piuttosto è la medicina che ha rispetto della differenza che c'è tra donne e uomini dal punto di vista fisico e psichico. Si tratta di un approccio di genere, un metodo clinico che deve essere sviluppato ed innovato", ha precisato la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi (Pd), nel corso del suo intervento.
 
De Biasi ha ricordato, ritenendolo come un fatto "importante e clamoroso" che nel Disegno di legge sulla riorganizzazione della disciplina di nuove professioni sanitarie e riforma degli ordini e delle sperimentazioni cliniche licenziato dal Senato e ora in discussione alla Camera "nell'articolo che riguarda la ricerca viene inserito per la prima volta nel diritto italiano il concetto della medicina di genere". De Biasi ha infine sostenuto la necessità di un "monitoraggio e una attenta valutazione degli esiti " dei provvedimenti assunti.   

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