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Mortalità. Con la sola licenza elementare indici più di alti del 24% rispetto a chi ha laurea. Nelle donne gap più elevato per il diabete

16 giugno 2017 - Lo rilevano i nuovi dati dell’Istat sul rapporto tra mortalità e istruzione è pubblicati oggi. Tra chi ha la sola licenza elementare l’indice di mortalità è infatti di 99,65 ogni 10mila morti contro i 75,38 ogni 10mila dei laureati. E per alcune malattie il gap è ancora più marcato, come per cirrosi ed epatite cronica dove gli uomini con la sola licenza elementare hanno un indice di mortalità per queste patologie  superiore di ben 3,5 volte rispetto a quello di chi ha una laurea. 

Dopo l’analisi su come il livello di istruzione incida sulla speranza di vita (5 anni di vita in meno per chi non ha titolo di studio) l’Istat ha analizzato come esso incida sui tassi di mortalità standardizzata per titolo di studio, genere, ripartizione territoriale e cause di morte riferiti al periodo 2012-2014. E i risultati sono ugualmente sconcertanti.
 
Lo svantaggio per titolo di studio in termini di tasso di mortalità ha infatti un gradiente che aumenta al diminuire del titolo di studio. Si osserva, infatti, nella popolazione fra i 25 e gli 89 anni, una mortalità per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare di 99,65 decessi ogni 10mila residenti (137,4 per gli uomini e 77 per le donne), contro un indice di 75,38 per i laureati (88,1 per gli uomini e 57,1 per le donne), vedi tavole (1 - maschi e femmine), (2 - maschi) e (3 - femmine).
 
Un andamento analogo si riscontra per quasi tutte le cause di morte. Particolarmente alto l’impatto dello svantaggio sociale per cirrosi e epatite cronica. Benché la mortalità per queste patologie sia contenuta, con un tasso medio nazionale di 1,6 ogni 10.000 uomini e 0,8 ogni 10.000 donne, si osserva un incremento di mortalità di 3,5 volte per gli uomini con un basso titolo di studio rispetto a chi ha una laurea e di 2,3 tra le donne.
 
Lo svantaggio tra le donne con basso titolo di studio è particolarmente pronunciato nel Sud (mortalità 3,4 volte maggiore rispetto alle laureate) mentre nel Nord-est i differenziali sociali, pur mantenendosi elevati, sono meno accentuati. I differenziali per titolo di studio sono più elevati tra gli uomini per la maggior parte delle cause di morte.
 
Fa eccezione il diabete per il quale si osserva tra le donne con basso titolo di studio una mortalità quasi 2,6 volte superiore rispetto alle coetanee laureate, mentre tra gli uomini tale valore non raggiunge il doppio (1,8). Particolarmente accentuato nelle aree meridionali lo svantaggio della mortalità per diabete tra le donne con livello di istruzione più basso con una mortalità che nelle Isole arriva ad essere 3,6 volte maggiore rispetto alle laureate residenti in quest’area territoriale (rispettivamente 5,2 e 1,4 decessi per 10.000 donne con corrispondente livello di istruzione).
 
Per il complesso delle malattie del sistema circolatorio non c’è un effetto di genere nelle diseguaglianze sociali. Inoltre, per tali cause, sebbene i livelli di mortalità siano più elevati nelle aree meridionali del paese, i differenziali sociali presentano una bassa variabilità a livello territoriale.
 
Molto pronunciato tra gli uomini con basso livello di istruzione lo svantaggio nella mortalità per le malattie croniche dell’apparato respiratorio con un tasso di 10,6 decessi per 10.000, quasi due volte superiore a quello dei laureati (5,2). Tra le donne, che hanno tassi di mortalità per questo complesso di cause molto più bassi, il differenziale è invece più contenuto (1,4 volte). I differenziali sociali anche per queste malattie presentano una bassa variabilità tra le ripartizioni territoriali.
 
Anche per i tumori si osservano tra le donne differenziali per titolo di studio più bassi (1,1) rispetto agli uomini (1,5).Tuttavia il gradiente tra le donne non ha un andamento lineare; la mortalità più alta si osserva infatti per le donne con licenza media inferiore. Sebbene i differenziali sociali per i tumori nel loro complesso siano abbastanza contenuti, i tassi per sede di insorgenza, titolo di studio e territorio mostrano una maggiore variabilità.
 
Per i tumori della trachea, dei bronchi e dei polmoni, tra gli uomini,il tasso è 1.9 volte più alto per chi ha un titolo di studio basso rispetto ai laureati, con un picco di 2,3 nel Nord-ovest, mentre per le donne tale rapporto è pari a 0,8, vale a dire che le laureate hanno un tasso di mortalità più elevato delle donne coetanee con basso titolo di studio.
 
Tra gli uomini si osservano inoltre forti differenziali per i tumori della laringe,con una differenza del tasso tra basso e alto titolo di studio di 3,5 volte a livello nazionale (tasso di mortalità rispettivamente di 0,9 e 0,25 decessi ogni 10.000 uomini).
 
Per il tumore al seno non si osservano differenze rilevanti per titolo di studio né per territorio.Ciò è vero anche per il tumore delle ovaie mentre uno svantaggio per le donne con al massimo la licenza elementare si osserva per il tumore della cervice uterina e per il tumore dell’utero soprattutto nelle aree meridionali del paese (tassi di mortalità per le donne con basso titolo di studio di 2,6 volte nelle Isole e 2 volte nel Sud superiori a quelli delle laureate residenti nelle stesse aree del Paese).
 
Sia per gli uomini che per le donne, sono molto pronunciati i differenziali sociali nella mortalità per il tumore allo stomaco.Il rapporto tra i tassi mortalità di quanti hanno un titolo di studio basso rispetto ai laureati è di 2,2 per gli uomini e 2,5 per le donne. Tra queste ultime i differenziali sociali sono più pronunciati nel Nord-est (3,1) e nel Centro (2,9). Per entrambi i sessi, si osserva un gradiente inverso per i melanomi con uno svantaggio dei laureati di 1,5 volte rispetto alle persone con basso titolo di studio.
 
Fonte: Istat

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