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Protesi mammarie. Nuovi studi su potenziali rischi di linfoma anaplastico a grandi cellule

2 febbraio 2018 - Le protesi mammarie, seppure molto raramente, possono innescare, nelle donne portatrici, un processo che porta a sviluppare un linfoma anaplastico a grandi cellule. Il rischio, in particolare, sarebbe più consistente tra le donne che portano protesi marcrotetxtured. 

(Reuters Health) – Le donne che si fanno impiantare una protesi mammaria hanno maggiori probabilità di sviluppare un linfoma anaplastico a grandi cellule, anche se il rischio rimane minimo. È quanto ha evidenziato un piccolo studio olandese pubblicato su JAMA Oncology e coordinato da Daphne de Jong, del VU University Medical Center di Amsterdam. Il linfoma anaplastico a grandi cellule è una forma di linfoma non-Hodgkin che colpisce, in genere, gli anziani ed è più comune negli uomini che nelle donne. Negli ultimi anni, però, il numero di casi tra le donne con tumore del seno è aumentato, sollevando dubbi sulla sicurezza delle protesi mammarie.
 
Lo studio
I ricercatori olandesi hanno esaminato i dati relativo a pazienti con linfoma non-Hodgkin disponibili nel registro nazionale sul cancro, tra il 1990 e il 2016. Tra le 43 pazienti con linfoma anaplastico mammario a grandi cellule, 32 avevano subito l’impianto di una protesi, mentre solo una donna delle 146 pazienti era stata colpita da un altro tipo di linfoma mammario. Questo suggerirebbe che le donne con protesi avrebbero una probabilità più alta di sviluppare linfoma anaplastico a grandi cellule, anche se il rischio assoluto sarebbe comunque basso: all’età di 75 anni, solo una donna su 6.920 con protesi è candidata a sviluppare questa forma di cancro.

Le protesi a maggior rischio
Le donne portatrici delle cosiddette protesi macrotextured sono quelle che corrono i rischi maggiori. Tra i 28 casi di linfoma anaplastico a grandi cellule in donne per le quali si conosceva la tipologia di protesi, 23 avevano una protesi di questo tipo. Mentre le protesi microtextured sarebbero state responsabili ‘solo’ del 18% dei casi di linfoma anaplastico a grandi cellule. Anche se non si conosce il meccanismo di questo collegamento, l’ipotesi più probabile è che si instauri una risposta immunitaria anomala o una reazione infiammatoria sui batteri presenti sulla superficie della protesi. In ogni caso, “è importante che le donne siano al corrente di questo rischio, in modo da fare una scelta informata”, sottolinea de Jong. “Le donne che mettono una protesi devono conoscere segni e sintomi del linfoma, in modo da consultare subito il medico se notano una ingrossamento anomalo del seno o un nodulo”.

Fonte: JAMA Oncology

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science

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