Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

slider_medici.jpg
topbanner2b.jpg
topbanner3d.jpg

Verso il congresso 2016 / 1. Intervista a Vito Trojano: “Al centro il futuro della nostra professione”

4 agosto 2016 - Informazione alle donne straniere. Formazione dei medici, quelli di famiglia in primis oltre che dei ginecologi soprattutto i territoriali, sulle problematiche che caratterizzano una società sempre più multietnica. E poi ambulatori dedicati alle donne straniere con personale di supporto multilingue. Sono questi per il presidente dell’Aogoi gli atout da giocare per migliorare il benessere e la salute di questa fascia di popolazione femminile.

 

Il 16 ottobre apre i battenti il Congreso nazionale della ginecologia italiana che vedrà insieme Sigo, Aogoi e Agui. In questa intervista con il presidente dell’Aogoi Vito Trojano abbiamo affrontato le principali tematiche congressuali tra le quali ci sarà anche spazio per un approfondimento sugli aspetti organizzativi della sanità italiana che hanno ricadute importanti sulla professione del ginecologo. E Trojano ci anticipa anche il suo obiettivo primario in questa delicata fase politica: vedere entrare definitivamente in porto la legge sula responsabilità medica. Un tema sul quale l’Aogoi si è battuta con decisione.

 

Professor Trojano, il prossimo 16 ottobre si apriranno a Roma i lavori del congresso Sigo, Aogoi, Augui 2016, il più importante appuntamento della ginecologia italiana. Il tema di fondo che ha ispirato questo congresso nazionale muove dall’attualità più prossima alla vostra specialità ed è stato riassunto nel titolo: “La salute femminile tra sostenibilità e società multietnica”. Quali sono a suo avviso le principali azioni “sostenibili” da mettere in atto per migliorare il benessere e la salute di questa fascia più vulnerabile della popolazione femminile? E, in un’ottica di prevenzione, come promuovere e facilitare l’accesso ai servizi sanitari?

Per affrontare questo tema dobbiamo innanzitutto inquadrare il problema partendo da una serie di dati, peraltro sottolineati anche nella conferenza stampa di lancio del Congresso nazionale, organizzata a Roma qualche mese fa. Nel nostro paese le donne straniere immigrate in età fertile sono 1,7 milioni, e solo una su cinque va dal ginecologo. Inoltre un parto su cinque interessa una donna di origine straniera. Uno scenario con molte problematicità che diventa ancora più critico se consideriamo il fatto che i medici hanno un accesso complesso alla situazione anamnestica, con malattie che spesso non riusciamo a individuare anche a causa della difficoltà di comunicazione con queste pazienti. A questo si aggiunge un altro dato tutt’altro che trascurabile: il tasso di abortività tra le giovani straniere è più del doppio di quello registrato tra le italiane di pari età.

Per “aggredire” queste criticità credo quindi siano tre le azioni da mettere in campo: informazione alle donne straniere; formazione per i medici, quelli di medicina generale e specialisti del territorio in primis; e ambulatori dedicati alle donne straniere con personale di supporto multilingue. E in particolare, per quest’ultima soluzione, un’idea potrebbe essere quella di riconvertire gli ospedali che effettuano meno di mille parti in centri di riferimento per donne immigrate.

 

Lei ha toccato il problema dell’alto tasso di interruzioni di gravidanza tra le giovani straniere. L’Aogoi come si sta muovendo?

Abbiamo dato vita un’indagine nazionale sulle Ivg soprattutto su quelle volontarie ripetute proprio per capire l’ampiezza del fenomeno che ha ricadute pesanti sulla salute delle donne, ma anche sul sistema assistenziale con un grande dispendio di costi. Per arginarlo occorre creare una cultura tra le donne sia italiane sia straniere. Abbiamo quindi pensato ad un progetto informativo e operativo, con il sostegno anche del ministero della Salute, da attuare in alcuni centri di riferimento dove fare dopo l’intervento di Ivg una contraccezione reversibile ma duratura nel tempo. E ridurre così nell’arco di due anni questo preoccupante fenomeno.

 

Quali saranno i momenti più significativi del Congresso nazionale?

Ricordo che questo è un grande appuntamento per la Sigo, l’Aogoi e per l’Augui. È un congresso che vedrà momenti di confronto e di aggiornamento su tematiche di attualità che interessano la ginecologia e l’ostetricia. Saranno presentate le molte novità nelle varie sub-specializzazioni. Soprattutto ci saranno spazi dedicati a temi per me fondamentali per la professione del ginecologo e verso i quali mi sono battuto con forza, ossia il rapporto tra Società scientifiche e Istituzioni. In questi ultimi anni l’Aogoi ha rafforzato le sinergie con i principali attori della sanità costruendo un percorso di stretta collaborazione con le istituzioni. Ne è lo specchio la fitta agenda di quest’ultimo squarcio di luglio. L’ultimo appuntamento in sede istituzionale, il 27 luglio scorso, è stata un’audizione in Commissione Affari sociali della Camera che sta esaminando alcune proposte di legge per la promozione del parto fisiologico. E nei giorni precedenti si sono svolti gli incontri di vari Gruppi di lavoro che fanno capo a Tavoli istituzionali in cui l’Associazione è stata coinvolta, come quello della rete pediatrica e punti nascita, e quello delle patologie in gravidanza.

Penso anche al Piano nazionale fertilità e al tema della responsabilità professionale. Ho partecipato alla Commissione Alpa, una commissione di tecnici voluta dal ministero e che ha contribuito a formare la cornice sui cui si sta articolando la legge sulla responsabilità professionale oggi in discussione in Commissione sanità in Senato.

Per questo porteremo in Congresso le esperienze maturate nei vari appuntamenti ministeriali facendo il punto della situazione sul percorso nascita, sulle reti pediatriche e sulle patologie in gravidanza. Punteremo in particolare i riflettori, aprendo un confronto nell’ambito della ginecologia, su quelle Regioni che ancora non hanno risposto alla rimodulazione e alla messa in sicurezza dei punti nascita e non hanno ancora attivato il Servizio di trasporto assistito materno e quello neonatale d’urgenza. Parleremo anche di progetti per il futuro: dai nuovi Drg ginecologici e ostetrici ai nuovi Lea.

 

Un’ultima domanda, questo Congresso coincide con la fine del suo mandato di presidente. Quali sono i suoi auspici?

I questi ultimi anni di mandato ho puntato con decisione su tra obiettivi per me fondamentali. Il primo era l’unificazione della ginecologia italiana, e mi sembra che lo abbiamo raggiunto. Il secondo era il rafforzamento dei rapporti con le istituzioni e anche su questo punto possiamo essere soddisfatti, come dimostra appunto la nostra presenza in tutte le Commissioni ministeriali strategiche per la ginecologia italiana. Il terzo è quello della legge sulla responsabilità professionale, il fiore all’occhiello dell’Aogoi. Ecco, il mio auspicio è che prima della scadenza del mio mandato questa legge venga approvata dal Parlamento.

 

Ester Maragò

 

menu
menu