Associazione dei Ginecologi Italiani:
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Bilancio di legislatura e nuove elezioni. Le pagelle al Governo e le richieste della Fesmed

12 gennaio 2018 – Intervista al presidente della Fesmed Giuseppe Ettore. Dal defininanziamento della sanità pubblica alla legge Gelli. Un bilancio in chiaro scuro per la legislatura appena conclusa. Molte le richieste al Governo che verrà.
 
 
La legislatura si è oramai conclusa. Quale bilancio per la sanità? Mi saprebbe indicare tre cose buone e tre cattive?
Il bilancio di un settore complesso come la sanità , oltre ai punti emergenti, andrebbe valutato sulle scelte politiche e programmatiche del governo, del parlamento e delle regioni. In Sanità la legislatura chiude con molte e pesanti ombre e poche luci con forti disagi e diseguaglianze per i cittadini ed elevata demotivazione dei professionisti. 
Tra le cose buone:
- La Legge Gelli sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale nonostante le criticità nell’ambito della giurisprudenza civile e penale ed in ambito assicurativo, può essere considerata un primo passo per affrontare il problema del contenzioso in sanità.
- Il piano vaccinale e il testamento biologico
- I LEA ,anche se sottofinanziati ed in alcune aree garantiti sulla carta, sono importanti per lo sviluppo e l’omogeneità delle prestazioni sanitarie.
In merito alle cose cattive:
- definanziamento del SSN con spesa sanitaria/PIL molto al di sotto dei Paesi civili. La Salute non è stata una priorità dell’agenda politica. E’ mancata una riforma del SSN, in grado di superare gli anacronismi dell’attuale sistema rispetto ai mutamenti demografici, all’innovazione tecnologica e alle nuove esigenze, anche in termini di efficacia, efficienza e sostenibilità economica.
- 21 sanità diverse per grave disallineamento tra Stato e Regioni ed importanti differenze per livelli di assistenza ed esiti tra nord e sud e rilevanti flussi di cittadini alla ricerca di cure appropriate nella sanità privata;
- forte demotivazione dei professionisti per il blocco contrattuale da 10 anni; basso salario a fronte dell’elevata responsabilità svolta a tutela di un bene costituzionale; blocco del turnover ed incremento del precariato; fabbisogni del personale non correlati a volumi e complessità delle cure; grave ritardo dell’inserimento dei giovani ed età media dei medici dipendenti più alta d’ Europa; percorsi formativi pre- specializzazione e post spesso non adeguati ai livelli di competenze necessarie; assente attenzione programmatoria alla carenza – drammatica in alcune branche – di medici specialisti".
 
Cosa chiederete alle forze politiche impegnate nella prossima campagna elettorale? Mi potrebbe indicare cinque priorità?
Queste le priorità per Fesmed:
- Più investimenti per il SSN con un chiaro programma politico per la pianificazione e la difesa della sanità pubblica ed i rapporti tra sanità pubblica e sanità privata;
- Ripresa della contrattazione salariale e normativa per un maggior coinvolgimento dei professionisti nell’ambito della “Clinical Governance”;
- Messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e sicurezza e qualità delle cure come priorità e come previsto dalla Legge Gelli attraverso: il reale accreditamento degli ospedali, rinnovamento strutturale e tecnologico ed informatizzazione globale dei percorsi assistenziali territorio-ospedale. L’Italia, come testimoniato da autorevoli istituzioni europee, nonostante il nuovo piano nazionale e le lodevoli iniziative di carattere locale, rimane ancora la pecora nera dell’Europa su problemi di fondamentale importanza quali le infezioni correlate all’assistenza e l’antibioticoresistenza che richiederebbero un diverso approccio di politica sanitaria di livello nazionale (sovra-regionale);
- Adeguamento dei fabbisogni di personale in relazione a volumi e complessità ed aree critiche e di emergenza, sblocco del turnover, inserimento dei giovani e stabilizzazione del precariato;
- Riforma delle Scuole di Specializzazione per quanto attiene: accesso equo e non limitato a 6.500 contratti che non sono sufficienti per coprire il turnover e causa della crescita del numero di laureati obbligati al lavoro precario ed al caporalato; nuovi percorsi formativi, specie per le branche chirurgiche, delle aree critiche e di emergenza, adeguate e coerenti con i livelli di competenze oggi richieste con la piena integrazione con gli ospedali di insegnamento".
 

Che voto metterebbe in pagella per Letta, Renzi, Gentiloni, Padoan e Lorenzin?
Dall’esame dei punti sopraindicati, nella Sanità pubblica del nostro Paese, nonostante sia considerata una delle migliori al mondo, appare da tempo palese l’assenza di una politica concreta per la tutela della salute come diritto costituzionale.
La gestione quasi esclusiva del MEF ed in balia delle Regioni ha lasciato pochi spazi alle molte attenzioni e obiettivi individuati validamente dalla Lorenzin. Nonostante il suo impegno, l’applicazione di regole economiche 'industriali' di Padoan hanno consolidato il de-finanziamento e determinato gravi ripercussioni specie per le Regioni in piano di rientro con incremento delle diseguaglianze.
In tale scenario, assegnare dei voti non è facile e concordo che i veri voti (speriamo) vengano espressi dai cittadini (ancora in parte ignari delle ulteriori difficoltà di accesso alle cure) e dai professionisti il 4 marzo.

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