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Draghi: “Se l’Europa funziona, bene, altrimenti sui vaccini si fa da soli”. Mes: “Ora non serve”

20 marzo 2021 – Così il premier nella sua prima conferenza stampa del premier a Palazzo Chigi, dopo l'approvazione del decreto legge Sostegni. La campagna di vaccinazione è stata protagonista di molte domande e il premier ha ribadito la linea della fermezza sul fronte dell'approvvigionamento dei vaccini. Confermando lo stop all'export se le ditte non rispettano i patti e anche una possibile accelerazione su Sputnik se Ema dovesse tardare troppo l'esame del vaccino russo.

Prima conferenza stampa per Mario Draghi venerdì sera a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato il decreto Sostegni. Un match con i giornalisti di un’ora condotto con molto garbo e uno stile asciutto ma non reticente cui Draghi si è probabilmente formato nelle periodiche conferenze stampa mensili al tempo in cui era a capo della Banca centrale europea.
 
Risposte brevi ma puntuali. Il provvedimento per la rottamazione delle cartelle esattoriali l’ha chiamato come pochi politici osano, “condono”, spiegandone anche il senso in modo molto pragmatico.
 
La presenza di polemiche in seno a quest’inedita compagine descritta per quello che è: “Ognuno è arrivato con le proprie bandiere, ora vedremo insieme quali di queste bandiere potrà diventare di tutti”, ha detto in sostanza Draghi con un sorriso che in qualche modo sembrava voler dire “ma cosa vi aspettavate da una maggioranza così composita?”.
 
E poi, per quanto ci riguarda più da vicino, e cioè la sanità, due affermazioni forti: “Sui vaccini se l’Europa farà, bene, altrimenti si va da soli” e sul Mes: “Con questi tassi di interesse non è detto che convenga e poi serve per la sanità, prima vediamo su quale progetto di riforma converrà il Parlamento e poi semmai si riprende in mano la questione Mes. Oggi è inutile”.
 
Insomma due asset forti che da un lato spengono definitivamente la querelle del Mes (del resto già sparita dai binocoli politici con la caduta di Conte) e dall’altra sembrano sposare in parte quel sovranismo vaccinale che, ammettiamolo, raccontato da Draghi assume un altro sapore.
 
Vediamo comunque a grandi linee cosa ha detto esattamente il premier sui temi che interessano di più il nostro settore.
 
Vaccini/1: 500 mila al giorno ad aprile
“La campagna delle vaccinazioni ha subito un rallentamento ma non è stato disastroso se contiamo anche il numero finora limitato di disdette. La disponibilità in futuro a vaccinarsi possiamo stimarla nei prossimi giorni ma credo che alla fine sarà la razionalità degli italiani a decidere. L'obiettivo è di arrivare a 500 mila dosi a metà aprile, siamo arrivati ora a 165 mila, a giugno contiamo di aumentare ancora”

Vaccini/2: se Ue funziona bene o si va per proprio conto
“Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute, se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio”.
 
Vaccini/3: Sputnik? Pragmaticamente serve coordinamento Ue, altrimenti si farà da soli
“Si tratta di affrontare una economia in stato emergenziale, il tempo delle grandi scelte economiche appartiene alla normalità e spero che arrivi presto ma ora non c'è. Il mancato rispetto degli accordi va punito e il coordinamento europeo è la prima strada da cercare sui vaccini . Se l'Ue prosegue su Sputnik bene altrimenti si procederà in un altro modo, con pragmatismo si deve cercare il coordinamento europeo, se non si riesce a mantenerlo si possono vedere altre strade”.
 
Vaccini/4: Regioni in ordine sparso e non va bene
“Le Regioni vanno in ordine sparso e questo non va bene. Noi andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25% e altre al 5%: sono difformi nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini. L'Italia complessivamente è seconda in Europa per vaccinazioni, ma molto distante dal Regno Unito, per una serie di ragioni, dal numero di siti vaccinali a quello dei vaccinatori, fino al fatto che in Uk si prolunga il periodo prima della seconda iniezione, dando immunità a una platea molto più vasta. So che gli scienziati stanno guardando al problema”.
“In ogni caso in Italia bisogna darsi regole comuni, anzianità e fragilità restano le priorità da cui partire: se ci sono problemi di capacità, lo Stato c'è per aiutare queste regioni. Ma ho l'impressione che ci sia disponibilità alla collaborazione da parte delle Regioni. E lo Stato ha altrettante motivazioni per portare a termine la campagna vaccinale nel periodo più breve possibile”.
 
Vaccini/5: continueremo a bloccare export dei vaccini delle ditte che non rispettano regole
“L'Europa prevede che vengano bloccate le esportazioni di quelle ditte che non rispettano gli accordi. Noi l'abbiamo fatto e continueremo a farlo. Il problema non è tanto il Regno Unito ma gli accordi non rispettati”.
 
Vaccini/6: appena sarà il mio turno mi vaccinerò cn AstraZeneca, mio figlio l’ha già fatto a Londra
“Non ho ancora fatto la prenotazione per il vaccino, ma la mia classe di età è entrata tra quelle che possono accedere alle vaccinazioni, lo farò e farò AstraZeneca, certo. Mio figlio l'ha fatto l'altro ieri a Londra, non c'è nessun dubbio, nessuna prevenzione”.
 
Mes: prenderlo senza aver un piano di riforma della sanità vuol dire buttare i soldi
“Durate le consultazioni preliminari mi è stato chiesto da molti partiti cosa pensassi del Mes, ho risposto che occorre anche in questo essere pragmatici: al momento il livello dei tassi di interessi è tale per cui prendere il Mes non è prioritario. Poi non dimentichiamo che il Mes è essenzialmente investito nella sanità, quando avremo un piano sanità condiviso dal Parlamento e dall’opinione pubblica allora ci chiederemo se vale la pena. Prenderlo senza avere un piano può significare buttare via i soldi”.
 
C.F.

 

 

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