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Liste d’attesa. Lorenzin promuove il modello dell’Emilia Romagna

16 marzo 2017 - La ministra della Salute è intervenuta ieri mattina a tutto campo a Coffee break su La7. Tornando sui ticket ha di nuovo ribadito: "Si potrebbero anche abolire". Sulla lotta all'epatite C: "Stiamo lavorando per poter avere un prezzo ridotto. Quindi poter trattare più di 80 mila pazienti l’anno, e fare un piano di eradicazione". Infine, sul Titolo V ha annunciato: "Nella prossima legislatura raccoglierò le firme per riformarlo". 

I ticket potrebbero anche essere aboliti, per eliminare le attuali liste d'attesa le regioni dovrebbero ricalcare il modello messo in campo dall'Emilia Romagna, e sul fronte della lotta all'epatite C, stiamo lavorando per poter trattare più di 80 mila pazienti l’anno e fare un piano di eradicazione. È una Beatrice Lorenzin a tutto campo quella intervenuta questa mattina sulla trasmissione Coffee break di La7.
 
Innanzitutto la ministra della Salute, incalzata dalla conduttrice, è tornata sulla questione ticket ribadendo: "I ticket si potrebbero anche abolire. Valgono 3 miliardi circa su 113 miliardi che è il fondo sanitario complessivo. Abbiamo una spaventosa disparità dei ticket tra nord e sud, a cui si aggiungono fenomeni come quelli delle liste d’attesa, dalla fuoriuscita dal servizio pubblico. La misura nasce come un sistema di compartecipazione alla spesa, quindi con un’accezione solidaristica. Io che posso metto più soldi per aiutare chi non può. In questo momento credo che possiamo ragionare su due opzioni. La prima quella del patto della salute. Io la prossima settimana riconvocherò gli assessori per rivedere i ticket, e cioè, qundi collegandoci alla riforma fiscale, sgravare le famiglie con figli, numerose o quelle persone che passano dall’avere un lavoro a non averso. Oggi le tipologie della vita lavorativa sono cambiate. Con la precarietà. Si sono create nuove sacche di povertà in questi anni. Oppure andando avanti con la spending, che ricordo non sono i tagli, ma il risparmio per reinvestire in sanità".
 
"Quindi - ha proseguito - potremmo anche pensare nel tempo di toglierli oppure si potrebbe fare un’altra cosa. Questi 3 miliardi che vengono dai ticket potrebbero essere veramente vincolati a essere spesi per le fasce più deboli, fragili della società che secondo me sono gli anziani. Insieme alle donne sono le fasce che sono in una situazione di grandissima fragilità, e abbiamo anche una fascia di persone anziane sole che anche se hanno diritto ad avere delle prestazioni e ai farmaci non riescono ad averli perché non sono in grado di azionare i meccanismi di richiesta della vita normale. Penso che ci dovremmo occupare di questo".
 
Passando poi al problema delle lunghe liste d'attesa Lorenzin ha sottolineato: "Io credo che il modello migliore sia stato quello emiliano. Dove Venturi e Bonaccini hanno messo in campo una serie di misure in questi tre anni che hanno eliminato le liste d’attesa in Emilia Romagna. Adesso stanno lavorando sui laboratori e sugli interventi chirurgici. Sono molto avanti. Io ho detto già da un anno e mezzo alle regioni di prendere questo come modello da applicare. Ho letto stamattina che il Lazio vuole cominciare. Ne sarei contenta perché il Lazio ha dei problemi veramente gravi sulle liste d’attesa. Questo è solo un tema di organizzazione. Non di risorse. Se avessimo fatto la riforma del titolo V in circa un anno e mezzo, due, avremmo potuto uniformare le regioni italiane al modello dell'Emilia Romagna. Ora, invece, dovremo affidarci alla buona volontà delle singole regioni".
 
Sempre restando sul Titolo V la ministra ha poi annunciato: "Nella prossima legislatura, da semplice parlamentare, invece di ripresentare una riforma sull’assetto costituzionale dello stato, raccoglierò le firme dei colleghi per fare una riforma del titolo V. Noi possiamo stare con questo Senato ma non con questo titolo V. Anche le regioni stesse, anche quelle più virtuose, hanno bisogno che questa materia sia riaffrontata".
 
Infine, Lorenzin ha affrontato il problema legato ai nuovi farmaci per la cura dell'Epatite C. Commentando la trattativa in atto tra Aifa e Gilead ha spiegato: "Sull’epatite c’è stata una situazione veramente difficile in tutto il mondo perché l’azienda che aveva il monopolio di questo nuovo brevetto ha fatto una politica dei prezzi non equa, dal punto di vista etico. Adesso ci sono nuovi concorrenti e quindi sono subentrate nuove molecole. Stiamo lavorando per poter avere un prezzo ridotto. Quindi poter trattare più di 80 mila pazienti l’anno, e fare un piano di eradicazione, attuarlo, non solo degli acuti ma anche delle persone che sono infette. Quindi pensiamo in pochi anni di trattare più di 680 mila pazienti, persone affette da epatite C conclamata. Di epatite c si può morire, prima si interviene e meglio è".

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