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Mortalità. Sesto rapporto Istat-Iss su impatto Covid: rischio morte ridotto del 95% dopo 7 settimane dalla prima dose di vaccino

12 giugno 2021 - A partire dal 15° giorno di somministrazione della prima dose, è stata osservata una riduzione progressiva del rischio di infezioni da SARS-CoV-2, di ricovero e di decesso. Dopo sette settimane si è stimata una riduzione di circa l’80% per rischio di infezione, il 90% per il rischio di ricovero e il 95% per il rischio di decesso. IL RAPPORTO

L'Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno presentato il sesto rapporto con una sintesi delle principali caratteristiche di diffusione dell’epidemia Covid-19 e del suo impatto sulla mortalità totale del 2020, più un’analisi dettagliata della nuova fase epidemica che, nel primo quadrimestre 2021, si caratterizza anche per la progressiva diffusione della vaccinazione Covid-19.
 
Sintesi dei principali risultati
- In Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio 2020) fino al 30 aprile 2021 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 4.035.367 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 26 maggio 2021), di cui 1.867.940 nei primi 4 mesi del 2021, il 46% del totale. Sempre dall’inizio dell’epidemia, nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrato Covid-19 dell’ISS, sono stati registrati 120.628 decessi di persone positive al Covid-19 con data di evento entro il 30 aprile 2020.
 
- L’analisi del primo quadrimestre 2021 documenta, rispetto al 2020, un ulteriore calo in termini percentuali dei contagi registrati nella popolazione molto anziana (80 anni e più) e un abbassamento dell’età dei casi segnalati. Questo è un segnale di come la campagna di vaccinazione, le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia nella fascia anziana della popolazione, ma è anche una conseguenza dell’aumentata capacità diagnostica e delle attività di contact tracing che hanno facilitato l’identificazione di casi tra la popolazione più giovane, più frequentemente paucisintomatici o asintomatici.
 
- Alla data del 7 giugno 2021 in Italia sono state somministrate 38.178.684 dosi di vaccino per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, con un totale di 13.028.350 di persone che hanno ricevuto il ciclo completo (24,01% della popolazione over 12 anni). Si è osservata una buona aderenza della popolazione al piano vaccinale: il 95% dei vaccinati ha seguito la schedula vaccinale per la seconda dose, e a partire dal 15° giorno di somministrazione della prima dose, è stata osservata una riduzione progressiva del rischio di infezioni da SARS-CoV-2, di ricovero e di decesso. Dopo sette settimane si è stimata una riduzione di circa l’80% per rischio di infezione, il 90% per il rischio di ricovero e il 95% per il rischio di decesso.
 
- Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). In tale valutazione occorre tener conto che nei mesi di gennaio e febbraio 2020 i decessi per il complesso delle cause sono stati inferiori di circa 7.600 unità a quelli della media dello stesso bimestre del 2015-2019 e che i primi decessi di persone positive al Covid-19 risalgono all’ultima settimana di febbraio. Pertanto, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale, è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020. In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).
 
- Nei mesi di gennaio e febbraio 2021 si assiste a una progressiva riduzione dell’eccesso di mortalità misurato rispetto alla media dei mesi corrispondenti del periodo 2015-2019, mentre i decessi del primo bimestre del 2021 sono comunque superiori allo stesso periodo del 2020, quest’ultimo come più volte documentato è stato infatti caratterizzato da livelli particolarmente bassi della mortalità totale. A marzo 2021 si interrompe il calo dei decessi totali che era in atto dal picco della seconda ondata epidemica di novembre 2020, con la curva che inverte la tendenza rispetto al primo bimestre del 2021. La causa non può essere ricercata nel fatto che febbraio abbia meno giorni rispetto a marzo in quanto i decessi medi giornalieri passano da quasi 2 mila a oltre 2 mila 100 e crescono di pari passo con l’aumento dei decessi Covid-19
 
 
- Considerando le variazioni nei tassi standardizzati di mortalità, ottenuti rapportando i decessi alla popolazione a parità di struttura per età, la mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9%, a livello nazionale rispetto alla media del quinquennio 2015-2019; le regioni che riportano aumenti significativamente più alti della media nazionale sono il Piemonte, la Valle D’Aosta, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento. Le Regioni del Centro e del Mezzogiorno non mostrano variazioni rilevanti.
 
- Analizzando la diffusione del virus nei primi mesi del 2021 le Province con il maggior tasso di incidenza sono state quelle del versante Nord-orientale: Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini, Bolzano/Bozen. Molto bassa appare l’incidenza in alcune province della Sardegna (Sud Sardegna, Oristano, Sassari), in alcune Province della Calabria (Catanzaro, Cosenza, Crotone) e della Sicilia (Ragusa, Enna, Agrigento).
 
- Rispetto all’intero anno 2020, nei primi quattro mesi del 2021 l’impatto dei decessi per Covid-19 sui decessi totali è aumentato soprattutto nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno; questo accade sia perché è aumentata la capacità di rilevazione dei decessi Covid-19 da parte delle Regioni sia per lo scenario di diffusione del virus che è notevolmente mutato interessando le regioni del Centro e del Mezzogiorno, le quali avevano registrato una scarsa presenza del virus nella prima ondata (marzo-maggio 2020).
 
- La stima del contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità generale conferma come l’impatto sia più marcato nel genere maschile. Si evidenzia inoltre come la fascia di età in cui si riscontra un’incidenza maggiore di decessi Covid-19 sui decessi totali sia la 65-79 anni, in questa classe un decesso su 5 è attribuibile al Covid-19.
 
- Da marzo 2021 si cominciano ad osservare gli effetti positivi della campagna vaccinale che ha prioritariamente puntato a proteggere la popolazione più fragile. Se da un lato l’eccesso di decessi di marzo 2021, rispetto al dato medio dello stesso mese del periodo 2015-2019, continua ad essere attribuibile per quasi il 90% ai morti di 65 anni e più, d’altro canto rispetto al picco di decessi di marzo 2020 il calo più importante si deve soprattutto alla classe 80+; il crollo dei decessi di questa classe di età rispetto a marzo 2021 spiega il 70% della diminuzione dei decessi totali osservata tra marzo 2021 e marzo 2020; un altro 26% è dovuto alla minore mortalità della classe 65-79 anni.
 
- Un confronto internazionale, basato su dati ufficiali, è al momento possibile solo attraverso i dati pubblicati da Eurostat relativi all’eccesso di mortalità mensile dei paesi dell’Unione Europea: l’Italia ha condiviso con la Spagna il primo drammatico incremento dei decessi a partire dal mese di marzo 2020. Tale incremento è comunque diminuito a partire dal mese di maggio 2020 fino al mese di ottobre quando si è verificata una nuova fase di rapida crescita dei decessi. Nel mese di dicembre e nei primi mesi del 2021 l’eccesso di mortalità in Italia è stato al di sotto della media europea per poi risalire leggermente nel mese di marzo 2021.
 
- I confronti Internazionali basati sul solo dato dell’eccesso hanno di sé dei forti limiti in quanto non tengono conto della diversa struttura per età delle popolazioni. È solo attraverso la standardizzazione per fasce di età che si evidenziano le vere differenze in termini di mortalità fra paesi. Uno studio recente pubblicato sulla rivista British Medical Journal che ha mostrato gli eccessi in diversi paesi standardizzando per età, ha evidenziato che l’eccesso di mortalità nel nostro Paese è risultato inferiore a quello registrato in altri paesi Europei, tra i quali Spagna, Belgio e Regno Unito, e negli Stati Uniti.

 

 

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