Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

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Viora, Presidente Aogoi: il clamore mediatico non giova alla soluzione dei problemi.

24 febbraio 2017 - Il bilanciamento tra una correttezza formale e legale e il valore etico/sociale di rispetto dei diritti di tutti gli individui è un tema di studio e di riflessione che si è dibattuto nei secoli tanto che già Platone scriveva "... meglio di tutto però non è che abbiano valore le leggi, ma che lo abbia l'uomo il quale per la sua intelligenza sia regio. E sai perché? Perché la legge non può mai, abbracciando ciò che è ottimo e giustissimo, prescrivere nello stesso tempo con precisione ciò che è il meglio per tutti."

Con il passare dei secoli l'umanità ha costruito e consolidato i presupposti della convivenza civile retti su sistemi democratici e di tutela di tutti gli individui che sono concretizzati in costituzioni, normative, accordi.

La nostra Costituzione assicura con l'art 3 l'eguaglianza formale e sostanziale a tutti i cittadini; il diritto comunitario UE sostiene la tutela antidiscriminatoria; il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Decreto legislativo del 2006) ne rafforza alcuni aspetti; la legge 194/78 ha dimostrato di essere una ottima legge.

Risultati importanti che devono farci sentire sicuri e fieri della nostra legislazione e della nostra società.

Il caso dell’Ospedale San Camillo di Roma ci presenta una fotografia che può essere vissuta e letta come contraddittoria rispetto alle nostre considerazioni che precedono, parrebbe non rispettosa dei diritti di tutte le persone e tanto meno della legislazione citata.

Le leggi che regolano i bandi dei concorsi pubblici sono chiare e devono rispettare precisi criteri, incluso il divieto di discriminazione diretta. Nello stesso tempo con una legge, confermata da un referendum, è affermato e regolamentato il diritto della donna alla interruzione volontaria della gravidanza, quindi a rigore tutto è bene definito e regolamentato.

Il problema quindi non sta forse nella legislazione generale, ma nella capacità di applicare le leggi rispettando i diritti di tutti, sia il diritto delle donne di vedere applicata una legge dello stato (la 194), sia il diritto dei medici all’obiezione di coscienza.

E’ in gioco il nesso tra diritti normati e diritti personali, tra il bene collettivo e il bene individuale che si traduce nella difficoltà di coniugare il diritto del singolo con i diritti dei tanti.

Gli elementi a nostra disposizione per valutare positivamente o negativamente la scelta sono innumerevoli: discriminazione indiretta ma altresì diritti/doveri del lavoratore ma anche difficoltà talora impossibilità della donne ad accedere ad un servizio che deve essere garantito nel rispetto della legge.

E’ indispensabile che vi sia una soluzione pratica che tenga conto di entrambi questi diritti tenendo conto che in Italia vi sono situazioni molto diverse da Regione e Regione, che l’Italia è già stata “redarguita” dalla UE proprio per la difficoltà di accesso all’IVG ma va anche segnalato che molto è stato fatto tanto che le IVG sono in costante calo. E’ necessario trovare possibili soluzioni che consentano di applicare la legge, per esempio assumere medici non obiettori mediante contratti ad hoc (contratto di prestazione d’opera) su progetti specifici.

Nel 2012 il Comitato nazionale per la bioetica, presieduto dal professor Casavola, ha redatto un documento proprio su “Obiezione di coscienza e bioetica” ed ha raccomandato: “l'obiezione di coscienza deve essere disciplinata in modo tale da non discriminare né gli obiettori né i non obiettori e quindi non far gravare sugli uni o sugli altri, in via esclusiva, i servizi particolarmente gravosi“. Ma vi è di più: lo stesso Comitato, dopo una ampia e discussa disamina della obiezione di coscienza, non da tutti condivisa, ma approvata a larghissima maggioranza, ha concluso così:”Si raccomanda la predisposizione di un'organizzazione delle mansioni e del reclutamento, negli ambiti della bioetica in cui l'obiezione di coscienza viene esercitata, che può prevedere forme di mobilità del personale e di reclutamento differenziato atti a equilibrare, sulla base dei dati disponibili, il numero degli obiettori e dei non obiettori. Controlli di norma a posteriori dovrebbero inoltre accertare che l'obiettore non svolga attività incompatibili con quella a cui ha fatto obiezione.” 

 

E’ indispensabile un intervento di prevenzione delle IVG sia in ambito medico (informazione, contraccezione) sia in ambito sociale ed economico che in questo momento particolarmente difficile risulta talora predominante.

Per quanto riguarda la prevenzione ricordo che abbiamo in Italia la legge 405 che nel 1975, prima della legge 194 del 1978, ha istituito i consultori familiari la cui funzione è essenziale per la informazione e la contraccezione, ma non dobbiamo dimenticare che la maternità è un compito sociale e che per questo non possono bastare i consultori ma è necessario un intervento che va ben oltre e che comprende il diritto al lavoro di tutti i cittadini, compresi i giovani e le donne.

 

AOGOI è vicina alle donne che si trovano a prendere una decisione dolorosa, alle colleghe ed ai colleghi non obiettori nel lavoro quotidiano senza dare giudizi ma ”semplicemente” svolgendo il loro compito, seppure difficile e sofferto, accanto alle donne qualunque sia la loro scelta, alle colleghe ed ai colleghi obiettori tutelando il loro diritto ad esprimere l’obiezione di coscienza.

AOGOI ha lavorato e sta lavorando in concreto sulla prevenzione delle IVG. Dai dati nazionali sappiamo circa il 30 % delle IVG sono ripetute, cioè la stessa donna effettua due o più IVG: ciò significa che circa 1 IVG su 3 potrebbe essere prevenuta mediante una adeguata consulenza ed offerta di contraccettivi a lunga durata (i cosiddetti LARC - Long Active Reversible Contraception) prima della dimissione.

AOGOI sta terminando di elaborare i dati ottenuti da uno “Studio osservazionale prospettico sull’adeguatezza percepita dalla donna del counselling contraccettivo nel post interruzione volontaria di gravidanza” proprio per verificare che le strutture sanitarie che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza propongano un counselling adeguato sulla contraccezione, finalizzato alla scelta del metodo più appropriato e sicuro per ogni donna e che il metodo contraccettivo scelto sia immediatamente disponibile e se possibile iniziato fin dal giorno dell’intervento.

Dobbiamo difendere e tutelare la legge 194 in tutti i suoi aspetti: solo garantendo la sua applicazione in tutta Italia potremo salvaguardare la salute delle donne, tutelare e sostenere i diritti sia delle donne sia dei medici, prevenire l’aborto con una informazione adeguata e promuovendo l’attività dei consultori familiari ma soprattutto potremo vivere in una società in cui la maternità è veramente sostenuta e tutelata.

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