24 aprile – Papa Francesco ci ha lasciato. Il Pontefice ha sempre affermato con forza: la salute non può essere un privilegio. La sua visione rifiuta la logica del profitto e del mercato applicata al corpo umano. L’assistenza sanitaria deve essere pubblica, equa, accessibile a tutti, e ogni esclusione è una ferita alla fraternità universale. È un tema che ricorre nelle sue encicliche, nei messaggi per la Giornata Mondiale del Malato e nelle numerose udienze con operatori sanitari.
In un tempo in cui la salute è al centro delle preoccupazioni globali – tra crisi sanitarie, disuguaglianze e nuove sfide ambientali – Papa Francesco ha delineato, attraverso le sue encicliche, un pensiero profondo e coerente sul senso del prendersi cura dell’altro. Non solo dal punto di vista spirituale, ma anche umano, sociale e persino politico. Le sue parole toccano la sanità come sistema, ma soprattutto la salute come diritto e bene comune, e la cura come atto fondamentale di fraternità.
Nella sua enciclica Fratelli tutti (2020), Papa Francesco affida al Buon Samaritano la missione di essere figura guida del nostro tempo. Non è solo un racconto evangelico, ma un paradigma per ogni società che voglia dirsi umana: “In ogni momento della storia, ci troviamo di fronte alla scelta di essere passanti distratti o prossimi premurosi.” Con questa immagine potente, il Papa denuncia un mondo che spesso ignora il dolore altrui e invita a una sanità che non sia solo gestione di strutture e risorse, ma luogo di prossimità, accoglienza e giustizia. Una sanità che sappia accogliere i migranti, i poveri, i malati cronici, senza trasformarsi in sistema escludente.
In Laudato si’ (2015), Francesco porta l’attenzione sull’ecologia integrale: non c’è salute umana senza salute della Terra. L’inquinamento, il degrado urbano, la mancanza di accesso all’acqua e a cibo sano sono, per il Pontefice, ferite alla dignità e alla salute dell’uomo, soprattutto dei più vulnerabili.
“L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme.” Una denuncia che mette in discussione i modelli economici predatori e invita anche i professionisti sanitari a prendere parte attiva nella difesa del creato, perché ogni malattia sociale o ecologica si riflette nel corpo e nell’anima delle persone.
Papa Francesco ha più volte ribadito, dentro e fuori le encicliche, il valore della professione medica come vocazione. Non semplice esercizio tecnico, ma missione di prossimità. Nella recente Dilexit nos (2024), riflettendo sull’amore che salva, il Papa parla della cura come espressione concreta dell’amore cristiano: “L’amore che guarisce è quello che si fa carne, che non fugge di fronte alla fragilità altrui.” Medici, infermieri, psicologi e tutti coloro che lavorano nella sanità diventano così testimoni della compassione, chiamati a non cedere alla burocrazia né alla freddezza della routine, ma a preservare uno sguardo umano sul paziente, sempre.
Francesco lo afferma con forza: la salute non può essere un privilegio. La sua visione rifiuta la logica del profitto e del mercato applicata al corpo umano. L’assistenza sanitaria deve essere pubblica, equa, accessibile a tutti, e ogni esclusione è una ferita alla fraternità universale. È un tema che ricorre nelle sue encicliche, nei messaggi per la Giornata Mondiale del Malato e nelle numerose udienze con operatori sanitari.
La fede, conclude Papa Francesco in Lumen fidei (2013), apre alla relazione e all’incontro: non si può credere senza amare, e non si può amare senza curare. La salute, nel pensiero del Pontefice, non è solo assenza di malattia, ma pienezza di vita, che si costruisce nella cura reciproca, nell’ascolto, nella giustizia. Un pensiero che interpella credenti e non credenti, medici e politici, pazienti e cittadini. Perché, in fondo, la vera guarigione comincia dal riconoscere il volto dell’altro come fratello.
Sono stati tanti i messaggi di cordoglio del mondo della Sanità
“La morte di Papa Francesco mi addolora e lascia in tutti noi una profonda tristezza. Francesco è stato una guida spirituale carismatica, strenuo sostenitore della pace, sempre vicino agli ultimi, ai più fragili e agli ammalati. Le sue parole, la sua forza e la sua grande umanità resteranno sempre nei nostri cuori” ha dichiarato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
“La scomparsa di Papa Francesco lascia un grande vuoto e ci addolora profondamente. È stato un esempio straordinario di fede, di vicinanza agli ultimi e di grande volontà e con lui perdiamo una guida spirituale, un simbolo di umanità e un instancabile messaggero di pace. Resterà per sempre vivido in me il ricordo della sua presenza a San Pietro, appena due settimane fa, in occasione della messa per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità. Non dimenticherò l’emozione mia e delle mie bambine quando lo abbiamo visto entrare in piazza, a sorpresa. Anche nella malattia e nella fragilità, non ha mai fatto mancare la sua presenza. Piangiamo la perdita di un Uomo buono che oggi è tornato nella Casa del Padre, ma porteremo nel cuore la sua benedizione, il suo esempio nella ricerca del bene comune, per un mondo più giusto e più equo. Grazie, Papa Francesco. A Dio” ha detto dichiara il Sottosegretario alla Salute, On. Marcello Gemmato.
“È morto Papa Francesco. Una perdita enorme, in un momento in cui uomini illuminati come lui erano una luce nel buio. Il mondo malato perde il suo medico” ha affermato il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. Al suo cordoglio si sono uniti il Vicepresidente Giovanni Leoni, il Segretario Roberto Monaco, il Tesoriere Brunello Pollifrone, il Presidente Cao Andrea Senna, tutto il Comitato Centrale, la Cao nazionale, il Collegio dei Revisori e i Presidenti del Consiglio nazionale.
“La Chiesa – continua Anelli – come ospedale da campo: era questa la concezione di Papa Bergoglio, dichiarata in una delle prime interviste. Una Chiesa capace di accogliere, di curare le ferite, di essere sempre vicina a chi soffre, là dove serve. Sino all’ultimo giorno è voluto stare in mezzo al suo popolo, mostrando la sofferenza, portando la carezza dell’anima a bambini e a malati come lui. Non si è stancato di chiedere la Pace per tutte le terre martoriate, senza dimenticarne nessuna, facendo sentire più forte la sua voce, proprio quando la voce lo abbandonava. Non ha cessato di chiedere rispetto per l’ambiente e giustizia per gli uomini. Le sue parole, i suoi non detti, anche, sono una grande e preziosa eredità, una lezione di forza e speranza”.
“Come medici – conclude Anelli – come operatori sanitari lo abbiamo sempre sentito vicino: quando, da solo, pregava durante la pandemia in una Piazza san Pietro deserta. Quando ci definiva “i santi della porta accanto”, sempre pronti ad accogliere e curare; quando ci incontrava, più e più volte nel corso del suo Pontificato e aveva sempre per noi parole di apprezzamento e incoraggiamento; quando, per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, è voluto scendere tra noi, per la sua prima uscita dopo il ricovero. Papa Francesco, con la sua stessa vita, si è fatto testimone di quel “miracolo della tenerezza” che è la cura, il farsi carico, tutti insieme, della sofferenza, che è la missione vera dei medici. Il Signore o accolga tra i suoi Santi. Sia fatta la volontà di Dio”.
G.R.