26 settembre – La Casa Bianca lancia un avvertimento sul possibile legame tra uso di paracetamolo in gravidanza e disturbi del neurosviluppo nei bambini. Citati studi americani che parlano di un’associazione con autismo e Adhd. Tuttavia, molte ricerche — comprese alcune europee — non confermano un nesso causale. Gli esperti invitano alla cautela, ma senza allarmismi. Ma l’Oms
In una dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, l’amministrazione Trump ha affermato che ci sono crescenti prove che suggeriscono un legame tra l’uso dell’acetaminofene (noto comunemente come paracetamolo negli Stati Uniti come Tylenol) durante la gravidanza e l’aumento del rischio di disturbi neurologici nei figli, in particolare autismo e Adhd. Nel comunicato si anticipa anche che verranno introdotte nuove linee guida sanitarie per ridurre l’esposizione delle donne incinte a questo farmaco, specialmente nelle fasi avanzate della gestazione.
L’amministrazione sostiene che studi epidemiologici su larga scala, come quelli condotti tramite la Nurses’ Health Study II e il Boston Birth Cohort, abbiano trovato associazioni tra esposizione prenatale ad acetaminofene e successiva diagnosi di autismo e Adhd. Si cita anche una revisione rigorosa finanziata dai NIH da parte dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health guidata da Andrea Baccarelli, che troverebbe un’associazione tra uso del farmaco in gravidanza e aumento nei disturbi del neurosviluppo. In risposta all’“epidemia” di diagnosi di autismo, la Casa Bianca prevede che le donne in gravidanza minimizzino l’uso, usando la dose più bassa efficace per il minor tempo possibile.
La nota della Casa Bianca afferma dunque che ci siano prove emergenti che punta a un collegamento fra uso prenatale di acetaminofene e rischio di autismo/Adhd nei bambini.
Tuttavia, la comunità scientifica indipendente mostra che le evidenze finora raccolte non sono sufficienti per stabilire che l’acetaminofene causi autismo. Vi sono studi robusti che mostrano differenze molto piccole e che, con adeguati controlli, il rischio percepito si riduce a livelli non statisticamente significativi.
Oms: “Nessuna prova scientifica conclusiva su un legame tra autismo e uso di paracetamolo” “Attualmente non esistono prove scientifiche conclusive che confermino un possibile legame tra l’autismo e l’uso di paracetamolo durante la gravidanza”.
È invece lapidario il giudizio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che spegne l’allarme lanciato dalla Casa Bianca e ricorda come, sebbene la consapevolezza e la diagnosi sui disturbi dello spettro autistico siano migliorate negli ultimi anni, le cause esatte dell’autismo non sono state ancora stabilite e si ritiene che possano essere coinvolti molteplici fattori
“Negli ultimi dieci anni sono state condotte ricerche approfondite, inclusi studi su larga scala, per esaminare i legami tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo. Al momento, non è stata stabilita alcuna associazione coerente” sottolinea una nota.
L’Oms raccomanda quindi a tutte le donne di continuare a seguire i consigli del proprio medico o degli operatori sanitari, che possono aiutarle a valutare le circostanze individuali e a raccomandare i farmaci necessari. Qualsiasi farmaco deve essere usato con cautela durante la gravidanza, soprattutto nei primi tre mesi, e in linea con i consigli degli operatori sanitari.
Inoltre, aggiunge l’Oms, “esiste una solida e ampia base di prove che dimostra che i vaccini infantili non causano l’autismo. Studi ampi e di alta qualità provenienti da molti paesi sono tutti giunti alla stessa conclusione. Gli studi originali che suggerivano un collegamento erano errati e sono stati screditati. Dal 1999, esperti indipendenti che forniscono consulenza all’Oms hanno ripetutamente confermato che i vaccini, compresi quelli con tiomersale o alluminio, non causano l’autismo o altri disturbi dello sviluppo”.
I calendari vaccinali infantili vengono sviluppati attraverso un processo attento, approfondito e basato sull’evidenza, che coinvolge esperti globali e il contributo dei singoli Paesi. Il calendario vaccinale infantile, attentamente guidato dall’Oms, è stato adottato da tutti i Paesi e ha salvato almeno 154 milioni di vite negli ultimi 50 anni e rimane essenziale per la salute e il benessere di ogni bambino e di ogni comunità: “Questi calendari si sono costantemente evoluti con la scienza e ora proteggono bambini, adolescenti e adulti da 30 malattie infettive”.
E ancora, specifica l’Oms, “ogni raccomandazione sui vaccini formulata dal Gruppo consultivo strategico di esperti in materia di immunizzazione (SAGE), un gruppo consultivo indipendente dell’Oms, si basa su una rigorosa analisi delle prove ed è attentamente studiata per offrire la migliore protezione contro malattie gravi e per essere somministrata quando è più necessaria”.
Quando i programmi di vaccinazione vengono ritardati, interrotti o modificati senza una verifica delle prove, si verifica un forte aumento del rischio di infezione non solo per il bambino, ma anche per la comunità in generale, avverte: “I neonati troppo piccoli per essere vaccinati e le persone con un sistema immunitario indebolito o con patologie pregresse sono maggiormente a rischio”.
L’autismo e i disturbi del neurosviluppo sono tra le condizioni neurologiche e di salute mentale prioritarie al centro del dibattito del 4° Incontro di Alto Livello delle Nazioni Unite sulle Malattie Non Trasmissibili e la Salute Mentale, in programma giovedì 25 settembre. Come comunità globale, dobbiamo impegnarci di più per comprendere le cause dell’autismo e il modo migliore per prendersi cura e supportare le esigenze delle persone autistiche e delle loro famiglie.
L’Oms si impegna quindi a promuovere questo obiettivo collaborando con partner quali organizzazioni guidate da persone autistiche e altre organizzazioni che rappresentano persone con esperienza vissuta. È inoltre al fianco delle persone che convivono con l’autismo e delle loro famiglie, una comunità dignitosa che ha diritto a valutazioni basate sull’evidenza e libera da stigma.