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Ssn. Schillaci: “Abbiamo investito 10 mld. Ma dobbiamo essere onesti con i cittadini, non possiamo promettere sempre tutto a tutti, ma garantire l’essenziale a chi ne ha più bisogno”

26 settembre – Nel question time al Senato, rispondendo all’interrogazione di Musolino (Iv), il ministro della Salute ha difeso l’operato del Governo in sanità, rivendicando oltre 10 miliardi di investimenti e illustrando una strategia in quattro punti per rilanciare il Ssn. Ha riconosciuto le criticità, ma ha invitato a leggere i dati reali e a puntare su efficienza, innovazione e sostenibilità.

Durante il question time al Senato, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto all’interrogazione presentata dalla senatrice Dafne Musolino (Italia Viva) sull’aumento della spesa privata per l’accesso alle prestazioni sanitarie. Un tema particolarmente sentito, che ha dato al ministro l’occasione per fare il punto sulla condizione attuale del Servizio sanitario nazionale (SSN) e sugli interventi del Governo per contrastare la crescente difficoltà di accesso alle cure.

“Partiamo dai fatti”, ha esordito Schillaci, sottolineando come negli ultimi anni siano stati stanziati oltre 10 miliardi di euro aggiuntivi sul Fondo sanitario nazionale. Un dato che, secondo il ministro, smentisce le letture più pessimistiche sull’operato del Governo in ambito sanitario. Tuttavia, ha voluto chiarire il contesto economico complesso in cui ci si muove: “L’Italia paga 82,9 miliardi l’anno di interessi sul debito pubblico, pari al 4,3% del PIL. Una cifra molto più alta rispetto a quella sostenuta da Germania e Francia”.

Pur non utilizzando questo dato come giustificazione, Schillaci ha insistito sul fatto che si tratta di una condizione strutturale che limita la capacità di spesa del Paese, anche in settori cruciali come la salute. E ha riconosciuto senza giri di parole le criticità: “So bene che 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie nel 2023. So che c’è chi si indebita per curarsi e che la mobilità sanitaria penalizza ancora il Sud”.

Il ministro ha poi elencato alcune misure già adottate per potenziare il SSN: dalla proroga dell’assunzione dei medici specializzandi, all’aumento delle tariffe per le prestazioni aggiuntive, fino alle nuove indennità per medici, infermieri e operatori del pronto soccorso. “Non sono interventi isolati – ha spiegato – ma parte di una strategia per rendere di nuovo attrattivo il Servizio sanitario pubblico”.

La visione del Governo si articola, secondo Schillaci, su quattro direttrici fondamentali:
– Governare le aspettative: essere onesti con i cittadini, ridefinire le priorità e garantire l’essenziale a chi ne ha più bisogno.
– Maggiore efficienza: razionalizzare la rete ospedaliera, puntare sulla sanità territoriale e sviluppare le case di comunità previste dal PNRR.
– Incremento delle risorse: continuare a investire nella sanità pubblica.
– Innovazione dei servizi: potenziare digitalizzazione e telemedicina.

Ma Schillaci ha voluto sottolineare anche la necessità di una collaborazione stretta con le Regioni, che restano centrali nella gestione e nella programmazione sanitaria. “Le sto incontrando di nuovo, questa volta con dati aggiornati, per definire insieme le priorità più urgenti”, ha detto.

Sul fronte delle liste d’attesa, ha citato un dato incoraggiante: “Oltre mille ospedali, in sei mesi, hanno aumentato le prestazioni di oltre il 20% senza ulteriori esborsi economici. Questo dimostra che il trend si sta invertendo”.

Infine, parlando del nuovo tariffario sanitario –  oggetto di polemiche e anche di interventi della magistratura –  Schillaci ha rivendicato l’impostazione riformista: “Non possiamo continuare a finanziare prestazioni inefficienti mentre mancano risorse per quelle essenziali. Serve un equilibrio”.

La risposta integrale del Ministro della salute, Orazio Schillaci
Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli per l’opportunità di ricalibrare la situazione utilizzando dati reali, e non solo interpolazioni con gli enti privati. Partiamo da fatti concreti. I numeri ci dicono che abbiamo messo oltre 10 miliardi di investimenti aggiuntivi sul Fondo sanitario nazionale e questo si può difficilmente definire come un fallimento delle politiche sanitarie. C’è però un aspetto che credo vada chiarito una volta per tutte. Questo condiziona pesantemente il nostro margine di manovra: l’Italia paga 82,9 miliardi di euro l’anno di interessi sul debito pubblico (il 4,3 per cento del PIL). La Germania ne paga 26,5, ossia appena lo 0,7 per cento del PIL, e la Francia 50,7 miliardi (l’1,9 del PIL). Questo non è un alibi, ma è il contesto reale su cui operiamo e, nonostante questo vincolo strutturale, stiamo investendo sulla sanità.

Sono ben consapevole delle difficoltà che vivono i cittadini. So che 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie nel 2023. So che c’è chi si indebita per curarsi. So che la mobilità sanitaria verso il Nord continua ad essere un problema per il Mezzogiorno. Non minimizziamo questi dati, poiché sono una nostra priorità. Guardiamo anche a quello che stiamo facendo: abbiamo prorogato l’assunzione di specializzandi con contratti a tempo determinato; abbiamo incrementato le tariffe delle prestazioni aggiuntive e le abbiamo defiscalizzate; abbiamo aumentato l’indennità di esclusività per la dirigenza medica e introdotto l’indennità di specificità infermieristica, l’indennità di tutela del malato e anche quella per l’attività in pronto soccorso. Non sono però misure isolate, ma fanno parte di una strategia complessiva per rendere di nuovo attrattivo il Servizio sanitario pubblico. Il problema non sono solo le risorse, ma anche come utilizziamo quelle che abbiamo.

Arriviamo al punto centrale. Questo Governo ha una visione strategica articolata in quattro direzioni precise. La prima è governare le aspettative. Dobbiamo essere onesti con i cittadini, ridefinire i criteri di priorità per le prestazioni, identificare i target più urgenti, non promettere sempre tutto a tutti, garantire l’essenziale a chi ne ha più bisogno. Seconda direzione: maggiore efficienza, ottimizzare la rete ospedaliera, riconvertire le strutture frammentate verso i servizi territoriali, accorpare i servizi ambulatoriali. Le case di comunità del PNRR sono questo: il futuro di una sanità più razionale ed efficiente. Terza direzione: aumentare le risorse. Quarta direzione: rivoluzionari servizi, digitalizzazione e telemedicina. Non è fantascienza, ma è il presente.

Naturalmente questo sforzo non può essere fatto dal solo Governo centrale. Le Regioni hanno un ruolo decisivo sia nella gestione delle risorse che nella programmazione dei servizi. Sto incontrando nuovamente i Presidenti e gli assessori, questa volta con dati reali e aggiornati, per valutare insieme le attività più urgenti da mettere in opera. So bene quanto contestate il cosiddetto decreto liste di attesa. Tuttavia, leggere nell’ultima analisi dei nostri uffici e di Agenas che ci sono oltre mille ospedali che in sei mesi, senza ulteriori esborsi economici, hanno aumentato le prestazioni di oltre il 20 per cento, fa capire che il trend si sta invertendo. È difficile, ovviamente, risolvere decenni di mancata programmazione in pochi mesi.

Infine, sul tema del nuovo tariffario, rispetto le decisioni dell’autorità giudiziaria, ma rivendico la logica della riforma. Non possiamo continuare a finanziare prestazioni inefficienti mentre mancano risorse per quelle essenziali. Stiamo lavorando per trovare un giusto equilibrio. Il carattere universalistico del Sistema sanitario non è in discussione, è la nostra bussola. Universalistico non significa però limitato nelle risorse: vuol dire garantire a tutti i cittadini l’accesso alle cure essenziali, con un uso intelligente e sostenibile delle risorse disponibili.

Infine, nella prossima legge di bilancio confermeremo questo impegno con ulteriori investimenti, perché la salute degli italiani resta la nostra priorità assoluta, da affrontare con realismo, ma senza mai perdere l’ambizione di migliorare.

La replica di Annamaria Furlan (IV-C-RE) 
Signora Presidente, due minuti sono davvero pochi per rispondere al Ministro. Cercherò di farlo per quello che mi è possibile. Caro signor Ministro, tra un po’ discuteremo la finanziaria. Ha intenzione, anche quest’anno, di non battere un colpo oppure quest’anno ha intenzione, all’interno del suo Governo, di pretendere che il tema della sanità venga affrontato con serietà? State portando all’indietro, in termini davvero drammatici, gli investimenti nella sanità. Dopo che eravamo riusciti ad avere investimenti davvero notevoli, che avevano quasi equiparato l’Italia al resto dell’Europa nel periodo del ministro Speranza, adesso avete invece ripristinato le politiche dei tagli. Lei lo sa bene: avete tagliato le risorse e lo stato dell’arte non è purtroppo quello che lei ci descrive. Continuano a mancare i medici, continuano a mancare gli infermieri, come tutte le figure sanitarie, e ormai – ha ascoltato la collega, Ministro? – oltre il 5 per cento dei debiti degli italiani con le banche e con le società private di finanziamento è per curarsi. E quelli che non possono nemmeno più indebitarsi rinunciano alle cure.

Non abbiamo bisogno di parole vuote, sempre prive di cifre e di investimenti. È fallito il vostro piano sulla sanità, a partire dalle liste di attesa, perché era a finanziamento zero. Senza risorse si dicono solo bugie, rosee bugie, che voi continuate a esprimere, mentre intanto gli italiani rinunciano a curarsi.