10 ottobre – Il ministro della Salute, durante il question time alla Camera, ha annunciato in Aula l’estensione dello screening mammografico alle fasce 45-49 e 70-74 anni, con progetti pilota dal 2025 e fondi nella prossima legge di bilancio. Ha riconosciuto diseguaglianze territoriali e la necessità di migliorare l’adesione. Gadda (IV) ha replicato chiedendo impegni concreti, denunciando promesse disattese e aumento della spesa privata.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto in Aula alla Camera all’interrogazione presentata da Maria Chiara Gadda (Italia Viva) durante il question time, in merito alle iniziative urgenti per potenziare la prevenzione oncologica, con particolare riferimento all’estensione delle fasce d’età e al superamento delle diseguaglianze territoriali nello screening mammografico.
Il ministro ha aperto il suo intervento definendo la prevenzione oncologica “un tema che mi sta particolarmente a cuore”, e ha dichiarato che l’estensione dello screening mammografico alle fasce 45-49 e 70-74 anni “è un obiettivo prioritario di questo Ministero”, inserito nella proposta della prossima legge di bilancio.
Schillaci ha riconosciuto la contrazione della spesa in prevenzione registrata nel 2023, legandola alla fase di transizione post-pandemica. Ha poi citato il Piano oncologico nazionale 2023-2027, che prevede 10 milioni di euro annui fino al 2027, già ripartiti alle Regioni con il decreto dell’8 novembre 2023.
In riferimento specifico allo screening mammografico, il ministro ha ricordato l’approvazione unanime della mozione alla Camera del 17 settembre 2024, definendola “un punto di svolta”. Ha poi richiamato il decreto-legge n. 202 del 2024, che ha stanziato risorse per il 2025 e 2026 per avviare progetti pilota di rafforzamento e di estensione dello screening nelle fasce 45-50 e 70-74.
Schillaci ha segnalato una criticità relativa all’applicazione territoriale disomogenea dello screening, come evidenziato dai dati 2024 dell’Osservatorio nazionale screening: “Alcune Regioni virtuose hanno già esteso lo screening, altre non hanno ancora implementato l’estensione”. Il ministro ha sottolineato che “non possiamo imporre dall’alto ciò che poi non sarebbe garantito nel concreto”.
Ha poi richiamato le raccomandazioni europee del 2022, che prevedono l’estensione dello screening su base di valutazioni di costo-efficacia e capacità organizzativa. Ha aggiunto che è necessario prima migliorare l’adesione alle fasce già attive. Ha richiamato il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 e ribadito l’intenzione di partire dalle Regioni più pronte, documentare le buone pratiche e sostenere le altre in un percorso di adeguamento progressivo.
Il ministro ha infine dichiarato che il Ministero “sta lavorando in stretto coordinamento con le strutture tecniche e con tutte le Regioni per armonizzare l’offerta sul territorio nazionale”, con l’obiettivo di “diminuire le diseguaglianze e rafforzare la diagnosi precoce” attraverso risorse, decreti attuativi, meccanismi premiali e progetti concreti.
Nella sua replica, Gadda ha riconosciuto il carattere propositivo della posizione espressa dal ministro, ma ha evidenziato come in passato alcune promesse non abbiano trovato riscontro: “Un piccolo emendamento sulla sperimentazione, presentato in legge di bilancio l’anno scorso, da 6 milioni di euro, era stato approvato ma poi è stato cancellato in Aula”.
Gadda ha detto di voler dare fiducia alle parole del ministro, ma ha aggiunto che “attendiamo di vedere se queste richieste arriveranno davvero nella prossima legge di bilancio”. Ha quindi criticato l’aumento della spesa privata in sanità, sottolineando che oltre 5,5 milioni di persone non hanno risorse per accedere a cure o prevenzione.
“Bisogna rivedere l’impostazione del sistema sanitario in un’ottica di pari accesso e pari opportunità”, ha concluso Gadda, chiedendo “meno conferenze stampa” e sottolineando che “oggi è il tempo delle scelte”.