14 novembre – Nel 2024 la spesa pubblica per i vaccini ha raggiunto i 758,2 milioni di euro (+6,5%), nonostante un calo dei consumi dell’1,5%. A trainare la spesa è il vaccino per l’Herpes Zoster, diventato la prima voce con il 19% del totale, seguito da Papilloma Virus e antinfluenzali. Il rapporto conferma un divario territoriale, con le regioni del Nord in testa per spesa pro capite (13,83 euro) e la Provincia di Bolzano al top (18,76 euro).
La spesa pubblica per i vaccini in Italia continua la sua corsa ascendente, toccando nel 2024 il picco di 758,2 milioni di euro, con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente che conferma un trend ormai strutturale. Il dato, emergente dall’ultimo rapporto OsMed di Aifa, rivela un paradosso significativo: ai 6,5 punti percentuali di crescita della spesa fa da contraltare una flessione dell’1,5% nei consumi, misurati in DDD (Dose Definite Giornaliere) per 1000 abitanti. In un decennio, la spesa pro capite è più che raddoppiata, passando da 4,79 euro nel 2014 a 12,9 euro nel 2024, mentre il costo medio per dose è triplicato, raggiungendo i 29,7 euro.
A dominare la classifica della spesa è il vaccino per l’Herpes Zoster (virus varicella-zoster) nella formulazione ricombinante adiuvata, commercializzato dal 2021. Nel 2024 questo prodotto è diventato la prima voce di spesa dell’intera categoria, assorbendo da solo circa il 19% del totale (144 milioni di euro), con 2,42 euro pro capite e un incremento del 15,9% sul 2023. Il suo costo medio per dose definita giornaliera (181,52 euro) lo rende di gran lunga il più costoso, mentre la versione “viva attenuata” dello stesso vaccino registra valori irrisori (0,03 euro pro capite) e un crollo della spesa dell’84,3%.
Al secondo posto si conferma il vaccino per il Papilloma Virus, con 1,69 euro pro capite (+3,3% sul 2023) e una crescita media annua del +14,5% nell’ultimo decennio. Stabile in terza posizione il vaccino per il Meningococco B (1,65 euro pro capite), che dopo la forte espansione nel periodo 2014-2017 ha mostrato invece una tendenza al ribasso negli ultimi sette anni.
Tra i vaccini antinfluenzali, la formulazione tetravalente adiuvata si conferma quella a maggior impatto sulla spesa (1,61 euro pro capite, +15,6%), seguita dalla versione non adiuvata (0,84 euro; -14,9%). Significativo l’esordio della formulazione trivalente nasale, introdotta nel 2024, che ha già registrato una spesa di 0,22 euro pro capite. Per quanto riguarda i vaccini anti-pneumococco, il ventivalente (0,71 euro pro capite) e il quindicivalente (0,65 euro) mostrano incrementi rispettivamente del 32% e del 60%, quest’ultimo autorizzato dall’età di sei settimane.
L’analisi territoriale disegna un’Italia a due velocità. Le Regioni del Nord guidano la spesa pro capite con 13,83 euro (+6,1%), seguite dal Centro con 12,18 euro (+14,7%) e dal Sud con 11,87 euro (+2,5%). La forbice regionale è ampia: la Provincia Autonoma di Bolzano registra la spesa più elevata (18,76 euro), circa il doppio rispetto all’ultima classificata, la Valle d’Aosta (9,19 euro). Il costo medio per dose a livello nazionale è di 29,71 euro (+6,5%), con valori che vanno dai 20,97 euro del Molise ai 37,43 euro di Bolzano.
Nonostante i consumi generali rimangano contenuti, gli incrementi più significativi delle dosi somministrate si registrano in Basilicata (+7,9%) ed Emilia-Romagna (+7,7%). Il rapporto segnala infine un aumento di circa il 25% delle dosi somministrate del vaccino per l’epatite A, presumibilmente correlato all’aumento dei casi segnalati, in un contesto dove la vaccinazione è raccomandata ai contatti familiari di soggetti con epatite A acuta.