Associazione dei Ginecologi Italiani:
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Un emendamento pericoloso…

Ill/ma On Giorgia Meloni
Presidente del Consiglio

                                                                               Ill/mo On Carlo Nordio
Ministro della Giustizia

                                                                               Ill/mo Prof Orazio Schillaci
Ministro della Sanità

La Federazione Sigo (Aogoi, Agui, Agite) che oggi riunisce tutte le componenti, Ospedaliera,Territoriale ed Universitaria della Ginecologia Italiana con oltre dodicimila medici sollecita il ritiro dell’emendamento “Biancofiore”, il 69.0.25, alla Legge di Bilancio sulla responsabilità civile degli esercenti le professioni sanitarie e delle strutture, che cancellerebbe tutti i passi in avanti effettuati in questi ultimi anni nell’interesse della salute delle Pazienti e della serenità degli Operatori Sanitari in campo di Responsabilità Professionale e relativo contenzioso in Sanità.

Il contenzioso medico legale ancorché disciplinato più adeguatamente non è molto diminuito dopo la Legge Gelli (24/2017) ma comunque va calmierandosi. La legge ha il pregio di essere venuta alla luce dopo il lunghissimo silenzio del legislatore che aveva lasciato alla (sola) Giurisprudenza di settore il compito di esprimere indirizzi non sempre omogenei e coerenti. Inoltre la legge ha l’ulteriore pregio di essere stata preceduta da numerosi dibattiti, audizioni, contributi in un processo inclusivo e democratico di tutte le parti interessate: pazienti, medici e sanitari, strutture ospedaliere e cliniche, assicurazioni, operatori della giustizia,

Le conquiste della L. 24/2017 (Gelli) vanno, pertanto, non solo difese, ma sicuramente aggiornate ed integrate sulla base dell’esperienza maturata nei sette anni di sua applicazione soprattutto riguardo al contenzioso in penale che puntualmente termina nel 98% in assoluzione o archiviazione, cosi come anche dimostrato dalla Relazione sui punti Nascita approvata dalla “commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali” (Doc.XXII-bis, n.3) approvata il 14/12/2011 durante la XVI Legislatura e i recenti aggiornamenti della Legge riguardanti i Decreti attuativi in campo assicurativo e sulla riforma Schillaci, approvata di recente, riguardo alla valutazione della colpa grave ne sono una dimostrazione dell’evoluzione della stessa Legge sempre più avvicinandosi a quel “ Codice della Sanità” che vige in quasi tutti i paesi Europei.

Pertanto l’analisi dei problemi medico-legali e dei numerosi casi giudiziari e stragiudiziali di responsabilità medica impone una riflessione sul grave e preoccupante fenomeno della crescita esponenziale del conflitto tra la società e il medico, che ha assunto i caratteri di una vera e propria patologia sociale.

La diffusa tendenza a trasformare ogni fallimento terapeutico in un addebito di colpa, oltre a causare un ingiusto trauma sul versante psicologico e professionale per il sanitario coinvolto, incide inevitabilmente sulla qualità del servizio offerto, anche alimentando il tanto criticato fenomeno della “medicina difensiva”.

La Serenità degli Operatori Sanitari migliora la qualità della comunicazione, riduce la medicina difensiva offrendo al paziente il meglio delle prestazioni che è uno degli obbiettivi più importanti da raggiungere essendo il paziente “al centro del sistema Sanità”.

Si tratta all’evidenza di un clamoroso passo indietro rispetto agli ultimi anni di attività legislativa e giurisprudenziale in conseguenza della Legge 24 del 2017 laddove si è riusciti a consolidare il processo di riforma già avviato dalla legge Balduzzi nel 2012, ottenendo un equilibrio rilevante configurando per legge la responsabilità civile del personale sanitario come extracontrattuale e limitandola ai soli casi di colpa grave, con l’obiettivo di alleggerire la pressione medico-legale sui professionisti.

L’emendamento 69.0.25 ribalta tutto questo attribuendo al medico una responsabilità primaria, mentre relega la struttura a un ruolo di responsabilità meramente sussidiaria. Questo intervento produce dunque un cortocircuito normativo evidente. Da un lato, l’Esecutivo annuncia di voler rafforzare gli strumenti di tutela penale del medico, valorizzando il lavoro della Commissione D’Ippolito; dall’altro, con un emendamento di singola iniziativa, si prospetta un ritorno a un modello che espone il professionista a essere il primo e principale destinatario delle pretese risarcitorie, anche per criticità che spesso dipendono da fattori organizzativi o da dinamiche non riconducibili alla sua condotta personale. 

Rendere la responsabilità della struttura meramente sussidiaria significa ignorare che la maggior parte degli errori in medicina nascono da problematiche tecnico organizzative e non dal singolo errore umano. La Legge 24/2017 aveva riconosciuto questa realtà con un impianto normativo che oggi si vuole incomprensibilmente cancellare.

La paura di essere il bersaglio principale dei contenziosi spingerà inevitabilmente ad un ritorno più marcato della medicina difensiva, ovvero ad eseguire esami, procedure e consulenze non strettamente necessarie, al solo scopo di tutelarsi sotto il profilo giuridico.

La previsione che la struttura possa esercitare la rivalsa “esclusivamente” nei casi in cui abbia risarcito il danno in via sussidiaria non fa che rafforzare un quadro punitivo per i sanitari. 

Sotto il profilo assicurativo, l’imposizione di una polizza che copra la responsabilità primaria e contrattuale del medico rischia di produrre costi assicurativi più elevati per i medici e un aggravio economico non compensato da maggiori tutele. Questo obbligo, unito all’attribuzione della responsabilità principale, potrebbe rendere meno attrattiva la professione sanitaria, già oggi in sofferenza.

E’ dunque evidente che l’emendamento, ove malauguratamente approvato, astrattamente produrrebbe non solo un aumento di costi per i medici e per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ma, paradossalmente, potrebbe anche portare a un peggioramento delle cure, rallentando i processi decisionali e limitando l’adozione di procedure innovative a maggior rischio legale percepito.

Ogni riforma della responsabilità sanitaria dovrebbe essere orientata a migliorare il “sistema sicurezza”, non a spostare pesi da un soggetto all’altro.

Alla luce di tali profili, e con l’intento di salvaguardare sia la qualità dell’assistenza offerta alle nostre pazienti sia la serenità professionale degli operatori sanitari, rivolgiamo un appello al ritiro immediato dell’emendamento. La sua approvazione rischierebbe infatti di aggravare ulteriormente la già critica situazione delle specialità di urgenza ed emergenza, tra cui il settore di Ostetricia e Ginecologia, compromettendo la tenuta di reparti essenziali per la salute pubblica.

Si confida pertanto nel ritiro immediato dell’emendamento trattandosi di una mera redistribuzione formale delle responsabilità, che non appare razionalmente fondata al miglioramento del servizio sanitario ed in contrasto con l’attuale percorso legislativo e le ultime iniziative approvate dal Governo in tema di Sicurezza delle Cure.

Distinti Saluti

Presidente Federazione SIGO – Prof. Vito Trojano
Presidente Aogoi – Prof. Antonio Chiàntera