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Sulla pillola contraccettiva gratis è fumata nera. Il CdA di Aifa rinvia la decisione: richiesta nuova istruttoria alle commissioni consultive e aperto un tavolo con Ministeri e Regioni

26 maggio - La decisione del Cda dell’Agenzia italiana del farmaco dopo il via libera dei mesi scorsi da parte dei comitati tecnici (Cpr e Cts) alla gratuità, con un costo per le casse dello Stato pari stimato in circa 140 milioni di euro, segue settimane di dibattiti e confronti interni all’ente regolatorio, in bilico fra l’allinearsi ad altri Paesi europei e ad alcune regioni italiane che già hanno intrapreso questa strada, e il ‘peso’ economico e politico della mossa.

“Il Consiglio di amministrazione di AIFA ha preso atto che le Commissioni consultive dell’agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema Sanitario Nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità. Per esempio, per tutte le donne in età fertile, per le donne che versano in condizioni economicamente disagiate o per le giovani fino a 19/26 anni come avviene in alcuni Paesi europei e nelle sei regioni italiane che offrono gratuitamente la pillola anticoncezionale.

Il Cda ha rilevato dunque, che non sussistono gli elementi essenziali per deliberare. Come di consueto, il CdA afferma di essere pronto a svolgere il suo ruolo e ad esprimere compiutamente il suo parere non appena disporrà dell’adeguata istruttoria richiesta alle Commissioni consultive. Inoltre, con queste indicazioni, il Consiglio si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle Regioni”.

È quanto ha deciso il consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nella seduta del 24 maggio - riporta una nota dell’Aifa - in cui è stato esaminato il dossier sulla gratuità della contraccezione ormonale dopo il via libera nelle scorse settimane della Commissione tecnico-scientifica (Cts) e del Comitato prezzi e rimborsi (Cpr), che avevano dato il loro parere, appunto positivo, con un costo per le casse dello Stato di circa 140 milioni di euro.

 

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