17 ottobre – Il nuovo Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025 rivela che tra il 2018 e il 2023 la resistenza agli antibiotici è aumentata in oltre il 40% dei farmaci monitorati, con incrementi annuali fino al 15%. Le infezioni da E. coli e Klebsiella pneumoniae risultano tra le più pericolose, con tassi di resistenza superiori al 50% a livello mondiale. L’Italia tra i Paesi europei con il più alto numero assoluto di infezioni del sangue segnalate nel 2023. L’Oms invita a rafforzare la sorveglianza migliorare l’accesso alle cure e promuovere un uso responsabile degli antibiotici.
Un’infezione batterica su sei tra quelle confermate in laboratorio e responsabili delle infezioni più comuni nel 2023 si è rivelata resistente ai trattamenti antibiotici.
È quanto emerge da un nuovo rapporto Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System (GLASS) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che segnala dati preoccupanti: tra il 2018 e il 2023, la resistenza agli antibiotici è aumentata in oltre il 40% degli antibiotici monitorati, con un incremento medio annuo compreso tra il 5% e il 15%.
I dati del Report, provenienti da oltre 100 Paesi, mettono quindi in guardia contro la crescente minaccia che la resistenza agli antibiotici essenziali rappresenta per la salute globale.
Il nuovo Report 2025 presenta per la prima volta stime sulla prevalenza della resistenza in 22 antibiotici utilizzati per trattare infezioni delle vie urinarie e gastrointestinali, del flusso sanguigno e la gonorrea. Il rapporto copre otto patogeni batterici comuni – Acinetobacter spp., Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Neisseria gonorrhoeae, Salmonella spp. non tifoidi, Shigella spp., Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae – ciascuno collegato a una o più di queste infezioni.
Il rischio di resistenza varia a livello globale Secondo l’Oms, la resistenza antibiotica è più elevata nelle regioni del Sud-Est asiatico e del Mediterraneo orientale, dove un’infezione su tre è risultata resistente. Nella regione africana la resistenza interessa una su cinque infezioni. Il fenomeno è più comune e in peggioramento nei contesti dove i sistemi sanitari non dispongono delle capacità necessarie per diagnosticare o trattare i patogeni batterici.
“La resistenza antimicrobica sta superando i progressi della medicina moderna, minacciando la salute delle famiglie in tutto il mondo”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “Man mano che i Paesi rafforzano i propri sistemi di sorveglianza sull’AMR, dobbiamo usare gli antibiotici in modo responsabile e garantire a tutti l’accesso ai medicinali appropriati, a diagnosi di qualità e ai vaccini. Il nostro futuro dipende anche dal rafforzamento dei sistemi di prevenzione, diagnosi e cura delle infezioni e dall’innovazione di antibiotici di nuova generazione e test molecolari rapidi al punto di cura”.
I batteri Gram-negativi rappresentano la minaccia maggiore Il rapporto evidenzia che i batteri Gram-negativi resistenti ai farmaci stanno diventando sempre più pericolosi a livello globale, colpendo in particolare i Paesi meno attrezzati a rispondere. Tra questi, E. coli e K. pneumoniae sono i principali batteri Gram-negativi resistenti identificati nelle infezioni del flusso sanguigno – tra le più gravi, spesso associate a sepsi, insufficienza d’organo e morte.
Oltre il 40% dei ceppi di E. coli e più del 55% di K. pneumoniae a livello mondiale risultano ora resistenti alle cefalosporine di terza generazione, trattamento di prima scelta per queste infezioni; in Africa la resistenza supera addirittura il 70%.
Anche altri antibiotici salvavita – tra cui carbapenemi e fluorochinoloni – stanno perdendo efficacia contro E. coli, K. pneumoniae, Salmonella e Acinetobacter. La resistenza ai carbapenemi, un tempo rara, è in aumento, riducendo le opzioni terapeutiche e costringendo all’uso di antibiotici di ultima istanza, spesso costosi, difficili da reperire e non disponibili nei Paesi a basso e medio reddito.
Progressi nella sorveglianza, ma serve maggiore impegno La partecipazione dei Paesi al sistema GLASS è aumentata di oltre quattro volte, passando da 25 nel 2016 a 104 nel 2023. Tuttavia, il 48% dei Paesi non ha trasmesso dati all’Oms nel 2023 e circa la metà di quelli che lo hanno fatto non disponeva ancora di sistemi in grado di generare dati affidabili. In molti casi, i Paesi con le maggiori difficoltà sono anche quelli privi della capacità di monitorare efficacemente la propria situazione in materia di resistenza antimicrobica (AMR).
La dichiarazione politica sulla resistenza antimicrobica adottata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2024 ha fissato obiettivi per affrontare l’AMR rafforzando i sistemi sanitari e promuovendo un approccio “One Health” che coordini le azioni nei settori della salute umana, animale e ambientale. Per combattere la crescente minaccia della resistenza antimicrobica, i Paesi devono impegnarsi a potenziare i laboratori, generare dati affidabili, soprattutto nelle aree più svantaggiate, e orientare politiche e trattamenti sulla base delle evidenze.
L’Oms invita tutti i Paesi a fornire dati di alta qualità sulla resistenza e sull’uso degli antimicrobici al GLASS entro il 2030. Raggiungere questo obiettivo, sottolinea l’Oms, richiederà un’azione concertata per migliorare la qualità, la copertura geografica e la condivisione dei dati di sorveglianza. Gli Stati sono inoltre esortati ad ampliare gli interventi coordinati contro l’AMR in tutti i livelli dell’assistenza sanitaria e ad aggiornare le linee guida terapeutiche e le liste dei farmaci essenziali in base ai modelli locali di resistenza.
In Italia quasi 54mila infezioni del sangue nel 2023. E. coli e Klebsiella tra i patogeni più diffusi Con 53.987 infezioni del flusso sanguigno segnalate nel 2023, l’Italia figura tra i Paesi europei con il più alto numero assoluto di casi di batteriemia registrati nel Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025. Un dato che riflette da un lato una rete di sorveglianza microbiologica capillare e funzionante, ma dall’altro un carico di infezioni ospedaliere e resistenze antimicrobiche ancora significativo.
La distribuzione dei patogeni Secondo il rapporto, quasi la metà delle infezioni (46%) è attribuibile a Escherichia coli, mentre Klebsiella pneumoniae rappresenta un ulteriore 21,9%. Insieme, i due batteri Gram-negativi coprono oltre due terzi dei casi totali, una quota che conferma la loro predominanza anche in ambito ospedaliero.Seguono Staphylococcus aureus con il 24,8% dei casi, Acinetobacter spp. con 4,9%, Streptococcus pneumoniae con 2,1% e Salmonella spp. con appena 0,2%, una delle percentuali più basse in Europa.
Confronto europeo Rispetto agli altri Paesi analizzati, l’Italia si colloca sopra la media globale per numero assoluto di infezioni, con valori paragonabili soltanto a Svezia (21.978) e Turchia (19.875).
Le infezioni da Klebsiella pneumoniae e E. coli in Italia sono in linea con la media continentale, mentre la quota di S. aureus è tra le più alte d’Europa, segno della persistente circolazione di ceppi resistenti come l’MRSA. Al contrario, Salmonella e S. pneumoniae risultano molto meno diffusi, indicando un buon livello di prevenzione per queste infezioni.

Un quadro di luci e ombre
Nel complesso, i dati italiani confermano la solidità del sistema di monitoraggio, ma anche la necessità di mantenere alta l’attenzione sull’antibiotico-resistenza, soprattutto nei contesti ospedalieri e nei pazienti fragili.
Il peso dei Gram-negativi, la diffusione di S. aureus e l’elevato numero di casi complessivi segnalano che l’Italia resta esposta a un rischio clinico rilevante, richiedendo politiche di stewardship antibiotica e prevenzione delle infezioni sempre più integrate.