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Case della Comunità: appena il 38% di quelle previste risultano attive. Ma è allarme personale: quelle a pieno regime con medici e infermieri non sono nemmeno il 3%. Al Sud ritardi drammatici. Il nuovo report di Agenas

26 settembre – Questa la fotografia scattata dal nuovo Report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sui risultati del monitoraggio Dm 77/2022 relativo al primo semestre 2025. Attivo solo un Ospedale di Comunità su 4 rispetto ai 592 previsti. Meglio va per le Centrali operative territoriali (che non sono però strutture assistenziali ma di coordinamento dei servizi) dove i target sono stati praticamente raggiunti. IL REPORT

Case e Ospedali di Comunità saranno i capisaldi della nuova assistenza territoriale ma nonostante i fondi (tra Pnrr, risorse ex art. 20 e con altre risorse regionali) la loro attivazione procede a rilento, soprattutto nelle Regioni del Sud. Questa la fotografia scattata dal nuovo Report Agenas sui risultati del monitoraggio Dm 77/2022 relativo al primo semestre 2025. Un monitoraggio che fotografa lo stato dell’arte sull’attivazione e le modalità di funzionamento delle strutture previste appunto dal Dm 77 con un focus sugli standard organizzativi.

Ma analizziamo i dati. Sono 660 le Case di Comunità (CdC) con almeno un servizio attivo presenti sul territorio al primo semestre 2025, rispetto alle 1.723 strutture previste (ossia il 38% di quelle programmate). Quelle con tutti i servizi obbligatori attivi e con la presenza medica e infermieristica – h 24 e 7 giorni su 7 nelle CdC Hub e 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana nelle CdC spoke – sono appena 46, meno del 3% del totale. E sono 172 le Case di Comunità dotate di tutti i servizi obbligatori però senza la presenza di medici e infermieri (circa il 10%).

Gli Ospedali di comunità attivi sono 153 su un totale di 592 strutture previste, circa il 25% del totale.

Sono invece 638 le Centrali operative territoriali (Cot) attive e pienamente funzionanti rispetto alle 651 programmate, di queste 480 hanno raggiunto il target di rilevanza comunitaria rendicontato dal Ministero della salute alla Commissione Europea. Le uniche strutture che superano il target in linea con gli standard previsti dal Dm 77/2022.

Nello specifico, delle 660 Case di comunità con almeno un servizio attivo a metà 2025, 142 sono in Lombardia, 140 in Emilia-Romagna e poi a seguire 95 nel Lazio, 70, in Toscana e 63 in Veneto. In negativo spiccano Abruzzo, Campania, Basilicata e Pa di Bolzano con 0 Case di Comunità con almeno un servizio attivo. Numeri bassi anche per Puglia (1 sola Cdc con almeno un servizio attivo), Calabria, Pa Trento e Molise con appena 2 Cdc.

In totale le Case di Comunità pienamente attive con tutti i servizi obbligatori e con la presenza di medici e infermieri sono appena 46. È la Lombardia la Regione con il maggior numero di Case di Comunità con la presenza di medici e infermieri con 12 Cdc attive, seguita dall’Emilia Romagna con 8 Case di comunità. In Toscana ce ne sono 7 e nel Lazio 5. Da notare come in ben nove regioni non vi sia nessuna Cdc attiva con i servizi e il personale sanitario.

La Regione con più Cdc dotate di tutti i servizi obbligatori ma senza la presenza medica e infermieristica (in totale sono 172) è la Lombardia con 64 strutture, seguita dall’Emilia Romagna con 32 CdC. Sono 23 quelle presenti in Toscana. In Campania e nella Pa di Bolzano non risulta attivo nulla.

Per quanto riguarda gli Ospedali di comunità dichiarati attivi in totale sono 153 su 592. La maggiore presenza si registra in Veneto con 46 strutture sulle 73 previste, in Lombardia ce ne sono 26 sulle 64 previste. In Emilia-Romagna sono invece 24 gli ospedali di comunità con almeno un servizio attivo rispetto ai 53 previsti. Diciassette in Toscana (36 quelli previsti) e 7 in Umbria (16 quelli previsti), 4 in Sicilia su 48 previsti. Maglia nera per Basilicata, Pa di Bolzano, Calabria, Marche e Valle d’Aosta con zero OdC attivi.
La quasi totalità delle Regioni, come abbiamo visto, ha raggiunto gli obiettivi previsti con tutte le Centrali operative territoriali pienamente funzionanti e certificate.

Case della Comunità: appena il 38% di quelle previste risultano attive. Ma è allarme personale: quelle a pieno regime con medici e infermieri non sono nemmeno il 3%. Al Sud ritardi drammatici. Il nuovo report di Agenas - allegato1758482709.png