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Contraccezione e salute riproduttiva. “Informazioni e consapevolezza della gestione della fertilità nelle donne vanno potenziate, in tutta Europa”

6 giugno - Questo il messaggio lanciato al Congresso della Società Europea di Contraccezione che si è chiuso a Ghent (Belgio) nei giorni scorsi. Tanti i temi trattati, dall’utilità della contraccezione orale senza obbligo di prescrizione, per cui va valutata l’estensione anche in Italia del modello di dispensazione già presente nel Regno Unito, al miglioramento dell’accesso alla contraccezione.

 

Sono state tante le difficoltà incontrate dalle donne durante il periodo pandemico nell’accedere alla contraccezione: ad esempio, in Italia, si è assistito ad una diminuzione del 54% negli esami ginecologici, -34% nuovi trattamenti e circa 130mila cicli contraccettivi in meno.

Numeri che hanno richiamato la necessità di supportare le donne nella gestione consapevole della propria salute riproduttiva, migliorando e facilitando quindi la conoscenza sull’uso della contraccezione, sull’aborto, sulle malattie sessualmente trasmissibili ed anche armonizzando le differenti politiche in tema di contraccezione e salute riproduttiva in tutti i Paesi europei.

È quanto emerso nel corso del Congresso della Società Europea di Contraccezione (ESC), organizzato nei giorni scorsi a Ghent (Belgio).

Abolire l’obbligo di prescrizione nell’uso della POP. In particolare, Michelle Cooper, Consulente in Ginecologia e Salute Sessuale ha esposto i dati sulla contraccezione senza obbligo di prescrizione e l’importanza che le scelte in merito alla fertilità siano determinate dalle donne, supportandole nella scelta del metodo più appropriato per ciascuna di loro e nel relativo accesso a tale metodo. La Cooper - analizzando i nove mesi di utilizzo della pillola contraccettiva a base di solo progestinico (Progestogen-Only Pill, POP) senza obbligo di prescrizione nel Regno Unito e l’applicabilità anche in altri Paesi - ha messo a fuoco gli attuali inconvenienti della contraccezione e come questi limitino le scelte delle donne in merito alla loro salute riproduttiva: mancanza di informazioni e consapevolezza della gestione della propria fertilità; difficoltà nell’organizzare un consulto con il medico (spostamenti, cura dei figli, assenza dal lavoro…); difficoltà di accesso a servizi potenzialmente distanti e con brevi orari di apertura, dove potrebbero essere disponibili soltanto alcuni metodi contraccettivi.

Soprattutto è emerso come la POP senza obbligo di prescrizione abbia rappresentato un significativo passo in avanti nel Regno Unito, a partire dalla loro riclassificazione del 2021, mostrando come questo modello possa funzionare anche in altri Paesi.

“Favorire la possibilità delle donne di accedere ad un metodo contraccettivo sicuro ed efficace con il supporto del farmacista è un importante passo avanti – ha commentato la Professoressa Rossella Nappi, docente dell’Università di Pavia e membro del direttivo della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica (ISGE) – soprattutto in un periodo come questo dove abbiamo incontrato più difficoltà nell’erogare visite specialistiche. Il confronto con il medico resta fondamentale per una discussione approfondita sulle scelte in tema di salute riproduttiva a lungo termine, ma non avere l’obbligo di prescrizione nell’uso della POP può aiutare, anche in Italia, tutte le donne nella gestione della propria fertilità con maggior consapevolezza in caso di bisogno immediato”.

“Questo congresso – ha concluso Cooper – unisce i leader nel campo della salute femminile, permettendo discussioni e dibattiti di altissimo livello, con aggiornamenti sui servizi proposti e opportunità di apprendimento condiviso in merito a tutti gli aspetti relativi alla contraccezione, all’aborto e alla salute sessuale”.


 

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