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Fascicolo Sanitario Elettronico. Schillaci: “Sanità digitale è democrazia”. Il ministero rilancia su equità digitale nella sanità

27 giugno - Il ministro Schillaci, rispondendo al question time di Marattin, ha illustrato alla Camera il piano per il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0: un sistema unico, standardizzato a livello nazionale, da completare entro marzo 2026. Oltre 600 milioni di euro sono stati stanziati per infrastrutture e formazione dei professionisti. Al centro, il superamento dei divari regionali e una campagna informativa per cittadini e medici. “La sanità digitale è democrazia, deve diventare patrimonio condiviso".

Nel corso del question time tenutosi alla Camera dei Deputati, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha affrontato l’interrogazione presentata da Luigi Marattin, focalizzata sull’incremento dell’adesione al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Schillaci ha delineato una visione ambiziosa per il futuro della sanità digitale italiana, sottolineando l’importanza di superare le disuguaglianze regionali nell’accesso alle cure attraverso un sistema informativo sanitario unificato.

"Il divario nell’adesione al fascicolo sanitario elettronico tra diverse regioni non è solo un problema tecnico, ma è una questione di equità nell’accesso alle cure", ha affermato il Ministro, evidenziando come la frammentazione attuale ostacoli una sanità equa e accessibile per tutti i cittadini.

Schillaci ha annunciato l’avvio del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, un sistema standardizzato a livello nazionale che mira a sostituire i venti sistemi regionali attualmente in uso. L’implementazione avverrà in tre fasi, come delineato nel decreto del 30 dicembre 2024, con l’obiettivo di raggiungere la completa operatività entro il 31 marzo 2026. Il nuovo sistema garantirà l’alimentazione automatica dei dati entro cinque giorni dalla loro introduzione, migliorando l’efficienza e la tempestività nell’accesso alle informazioni sanitarie.

Per sostenere questa trasformazione, sono stati stanziati oltre 600 milioni di euro nel 2022, destinati al potenziamento dell’infrastruttura digitale e alla formazione dei professionisti sanitari. "Ogni regione sta organizzando roadshow ed eventi rivolti a professionisti sanitari, pazienti e personale interessato", ha spiegato Schillaci, sottolineando l’importanza di un approccio diretto e pratico per facilitare l’adozione del FSE.

Il Ministro ha inoltre evidenziato il ruolo cruciale dei medici nella promozione dell’uso del FSE: "Se un medico non usa il fascicolo sanitario elettronico, difficilmente lo farà il paziente". Per questo motivo, è stata avviata una campagna informativa dedicata, volta a illustrare ai cittadini i vantaggi del FSE, i diritti in materia di protezione dei dati e la possibilità di monitorare gli accessi al proprio fascicolo e di oscurare i documenti sensibili.

Infine, Schillaci ha annunciato l’istituzione dell’ecosistema dei dati sanitari, previsto dal decreto del 31 dicembre 2024, che trasformerà la conservazione statica dei dati in un sistema dinamico di elaborazione e consultazione. "La piena attuazione dell’architettura del fascicolo sanitario elettronico rappresenta una grande opportunità per superare finalmente i divari territoriali", ha concluso il Ministro, ribadendo l’impegno del governo nel garantire un accesso equo e uniforme ai servizi sanitari digitali su tutto il territorio nazionale.

Di seguito la risposta integrale del ministro Schillaci:

“Ringrazio l’onorevole interrogante per aver sollevato una questione cruciale per il futuro della nostra sanità digitale. Il divario nell’adesione al fascicolo sanitario elettronico tra diverse regioni non è solo un problema tecnico, ma è una questione di equità nell’accesso alle cure. È giusto fare il punto. Partiamo da una premessa importante: i dati di monitoraggio, riportati nell’interrogazione, sono aggiornati al 31 agosto 2024.

Oggi stiamo costruendo qualcosa di completamente diverso: il fascicolo sanitario elettronico 2.0. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: potenziare il sistema in coerenza con il PNRR, garantendo diffusione, omogeneità e accessibilità su tutto il territorio nazionale. Non più 20 sistemi diversi, ma uno standard nazionale. L’implementazione delle nuove funzionalità avverrà progressivamente secondo tre fasi definite nel decreto del 30 dicembre 2024, il cosiddetto fascicolo sanitario elettronico transitorio.

Entro il 31 marzo 2026, avremo la completezza dei contenuti, l’alimentazione automatica entro cinque giorni dalla introduzione. Le risorse ci sono: per aumentare l’adesione delle regioni abbiamo messo sul Piano risorse concrete oltre 600 milioni di euro ripartiti nel 2022 - fondi destinati per potenziare l’infrastruttura digitale ma anche per incrementare le competenze digitali dei professionisti sanitari-.

Ogni regione sta organizzando roadshow, eventi rivolti a professionisti sanitari, pazienti e personale interessato. L’approccio è diretto: spiegare in modo semplice le principali funzionalità di questi strumenti, non solo teoria. Perché la tecnologia funziona, solo se le persone la capiscono e la usano. Abbiamo già organizzato eventi nazionali con la partecipazione di amministrazioni centrali, regioni, ASL, ordini professionali, settore ICT. L’obiettivo è potenziare le competenze digitali dei professionisti sanitari.

I medici, poi, sono la chiave: se un medico non usa il fascicolo sanitario elettronico, difficilmente lo farà il paziente. Per questo puntiamo alla formazione: per avere professionisti motivati che alimentano attivamente il sistema. Il Ministero ha riconosciuto la necessità di una campagna informativa dedicata: non basta avere la tecnologia, bisogna spiegare ai cittadini tutti i vantaggi del fascicolo sanitario elettronico, i loro diritti in materia di protezione dei dati, la possibilità di verificare chi ha consultato il proprio fascicolo e di oscurare i documenti sensibili.

È un processo che è in corso ora. Con il decreto del 31 dicembre 2024 abbiamo istituito l’ecosistema dei dati sanitari: non più una conservazione statica, ma servizi dedicati di elaborazione e consultazione. La piena attuazione dell’architettura del fascicolo sanitario elettronico rappresenta una grande opportunità per superare finalmente i divari territoriali. Accesso veloce non è solo digitalizzazione, è democrazia sanitaria. Un cittadino di Bolzano e uno di Reggio Calabria devono avere le stesse opportunità di accesso ai propri dati sanitari. Per questo stimoleremo ancora le regioni meno avanzate ad adottare campagne specifiche di sensibilizzazione della cittadinanza, perché la sanità digitale funziona solo se diventa patrimonio condiviso di tutto il Paese”.

La replica di Marattin. Grazie, signor Ministro. Lei si è concentrato giustamente sulla domanda e si sa che sensibilizzare all’utilizzo è complicato e va bene. Non scordiamoci l’offerta, cioè noi dobbiamo fare in modo che se il cittadino di Reggio Calabria va a in istituto per curarsi, poi il risultato di quella visita è visibile a tutti gli interessati, ovviamente fatta salva la privacy. Si devono parlare i sistemi informatici di tutta Italia, altrimenti il problema ce l’abbiamo sull’offerta, non solo sulla domanda.

A questo proposito, signor Ministro, capita a fagiolo. Stamattina - non so se lo hanno informato o ha seguito - in quest’Aula si è parlato di sanità e c’è stato il solito derby delle curve ultrà a chi ci mette più soldi. Dieci! Undici! Dodici! Tredici! Allora, il punto - e torniamo su questo argomento - è: guardate, anche su questo argomento di oggi, cioè sensibilizzare le regioni, i 600 milioni che dà alle regioni, siamo sicuri che l’assetto regionale di gestione della sanità sia ancora quello ottimale? Perché altrimenti succede come sul decreto Liste d’attesa. Voi potete avere anche le più grandi intenzioni del mondo ma si sbatte contro il fatto che niente si può fare se ciascuna delle venti regioni non è d’accordo.

Allora, forse sono maturi i tempi - da una cosa piccola, ma grande, come il fascicolo sanitario elettronico, a quello più generale sull’efficienza della sanità - per farci la famosa domanda proibita: non è venuto il momento di ripensare la gestione regionale del Servizio sanitario nazionale? Ma avremo modo di parlarne.

 

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