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IST. Oms lancia nuove linee guida: “Screening mirati, servizi integrati e strategie per colmare le lacune e raggiungere gli obiettivi 2030”

1 agosto - Queste le indicazioni delle nuove raccomandazioni dell’Oms mirate alle IST asintomatiche e all’erogazione dei servizi per la loro prevenzione e cura. Obiettivo: colmare le lacune ancora esistenti nei sistemi sanitari e accelerare il raggiungimento degli obiettivi globali anche perché i dati sull’attuazione nei singoli Paesi raccontano ancora una realtà a due velocità.  

Le infezioni sessualmente trasmissibili restano un’emergenza sanitaria globale con impatti significativi sulla morbilità e sulla mortalità, soprattutto nei Paesi a risorse limitate, ma la risposta internazionale è ancora troppo lenta e disomogenea.

È questo l’allarme che arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione del Congresso mondiale su IST e HIV 2025, in corso a Montreal. Per invertire la rotta, l’Oms ha pubblicato due nuove sezioni delle linee guida consolidate, dedicate alla gestione delle IST asintomatiche all’erogazione dei servizi sanitari per la prevenzione e la cura delle IST.

Due nuove raccomandazioni che vanno ad aggiungersi al corpus di linee guida già esistenti, integrando in partiolare le indicazioni sulla gestione sindromica delle Ist e il trattamento di infezioni specifiche come sifilide, gonorrea, clamidia, tricomoniasi, Mycoplasma genitalium, papillomavirus, vaginosi batterica e candidosi genitale, oltre ai servizi di testing e assistenza per i partner.

L’obiettivo è quindi ambizioso: rafforzare diagnosi, accesso e trattamento, soprattutto nei contesti ad alta incidenza e con risorse limitate. Ma insieme ai nuovi strumenti, arrivano anche i nuovi dati sul monitoraggio globale: se da un lato molti Paesi dichiarano di avere strategie e linee guida, dall’altro pochi le aggiornano e pochissimi garantiscono una sorveglianza efficace, soprattutto per le forme resistenti come la gonorrea.

La sfida è chiara: senza una reale accelerazione, il traguardo del 2030 rischia di rimanere sulla carta. E per affrontarle in modo sistemico e integrato occorrono screening efficaci, accesso alle cure e aggiornamenti delle politiche, fondamentali per evitare complicanze a lungo termine e contenere la diffusione di infezioni potenzialmente gravi ma prevenibili.

“Queste nuove raccomandazioni mirano a colmare le lacune persistenti nelle politiche e nei servizi, in particolare per le malattie sessualmente trasmissibili asintomatiche, e ad aiutare i paesi a progredire più rapidamente verso gli obiettivi del 2030”, ha affermato la dott.ssa Meg Doherty, direttrice dei programmi globali dell‘Oms su HIV, epatite e malattie sessualmente trasmissibili.

Screening e accesso: i cardini delle nuove linee guida 
Le nuove raccomandazioni si concentrano sullo screening mirato per gonorrea e clamidia nei gruppi più esposti, come donne incinte, adolescenti, giovani tra 10 e 24 anni, sex workers e uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM). In questi contesti ad alta incidenza, si raccomandano test almeno annuali o semestrali, a seconda delle risorse disponibili e del profilo di rischio individuale.

Parallelamente, l’Oms propone un miglioramento dell’erogazione dei servizi: decentralizzazione, integrazione dei servizi sanitari, condivisione dei compiti con operatori sanitari comunitari e uso di strumenti digitali per supportare l’assistenza in presenza. Tutto questo per garantire una maggiore accessibilità e tempestività delle cure, in particolare nelle aree dove le risorse sono limitate e l’incidenza delle IST elevata.

L’attuazione delle politiche: luci e ombre 
Dai dati aggiornati relativi all’attuazione delle politiche da parte degli Stati membri, emerge un quadro contrastante: l’89% dei Paesi dichiara di avere una strategia o un piano nazionale per le IST, ma solo il 43% lo ha aggiornato dopo il 2023. Il 97% ha linee guida cliniche, ma solo la metà le ha riviste dal 2020.

Criticità emergono anche nella sorveglianza della resistenza gonococcica, attuata in modo sistematico solo dal 37% dei Paesi. Tuttavia, si segnala come dato positivo l’integrazione, in 95 Paesi, del doppio test rapido HIV/sifilide nelle politiche nazionali, destinato non solo alle donne in gravidanza ma anche alle cosiddette “popolazioni chiave”.

Resta elevata anche l’attenzione all’eliminazione della trasmissione materno-fetale di HIV e sifilide, con piani attivi nel 72% dei Paesi. Inoltre, 147 Stati membri (il 76%) hanno incluso il vaccino contro l’HPV nei rispettivi programmi vaccinali nazionali, mentre 2 Paesi ne hanno iniziato l’introduzione parziale.

 

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