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L’Italia è ‘iodosufficiente’ grazie alla promozione del sale iodato. Lo studio dell’Iss

19 gennaio - Si sono ridotti i rischi legati alla carenza nutrizionale di iodio dopo 15 anni di promozione dell’uso del sale iodato. Confermata anche la sicurezza del programma di iodoprofilassi. Rimane solo qualche preoccupazione per la nutrizione iodica in gravidanza, periodo della vita in cui il fabbisogno di iodio è aumentato per soddisfare le esigenze fetali. I risultati dello studio pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.

Dopo 15 anni di promozione dell’uso del sale iodato l’Italia è ‘iodosufficiente’, con una forte diminuzione dei rischi legati alla carenza nutrizionale di iodio, primi fra tutti il gozzo e la sua evoluzione in gozzo nodulare, anche se qualche criticità ancora rimane per la nutrizione iodica in gravidanza. Non solo, si conferma anche che il programma nazionale di iodoprofilassi è sicuro.

È quanto emerge dallo studio coordinato dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (Osnami) dell’Iss appena pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.

Lo studio è stato condotto tra il 2015 e il 2019 su scala nazionale in collaborazione con il sistema di sorveglianza Passi, pure coordinato dall’Iss, gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, i Laboratori Regionali di Screening Neonatale e l’Osservatorio Medicinali (Osmed) dell’Aifa.

Il consumo di sale iodato è stato valutato su un campione di circa 165mila adulti e mille mense scolastiche, mentre su oltre 4.300 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni sono stati valutati la concentrazione di iodio nelle urine, la prevalenza di gozzo e di noduli tiroidei e anche la presenza di autoimmunità tiroidea.

Su circa 200mila neonati è stata invece valutata la quantità dell’ormone tiroideo TSH, marcatore utilizzato per lo screening dell’ipotiroidismo congenito e utile per valutare l’apporto di iodio in gravidanza, mentre i casi di ipertiroidismo sono stati stimati indirettamente sulla base delle prescrizioni di metimazolo, farmaco che viene usato per trattare questo problema.

Ecco i risultati principali:

  • Nonostante la progressiva riduzione del consumo di sale, l’Italia è risultata ‘iodosufficiente’, con una prevalenza di uso del sale iodato del 71,5% negli adulti e del 78% nelle mense scolastiche. Il consumo è maggiore al Nord, nelle donne e nelle persone con un maggiore status socioeconomico.
  • La prevalenza del gozzo in età scolare è risultata del 2,2%, molto inferiore alla soglia del 5% sopra la quale questa patologia viene definita endemica. Anche la presenza di noduli alla tiroide nella popolazione infantile è risultata bassa, intorno al 2%.
  • La percentuale di neonati con un valore di TSH superiore a 5 microunità su litro è risultata del 5,1%, valore significativamente più basso rispetto al passato ma comunque superiore al limite del 3% considerato sufficiente dal WHO.
  • L’utilizzo del sale iodato è risultato sicuro, con una bassa frequenza di autoimmunità tiroidea in età scolare e di ipertiroidismo in tutta la popolazione.

Rimane qualche preoccupazione per la nutrizione iodica in gravidanza. “I dati suggeriscono che quindici anni di promozione dell’uso di sale iodato hanno significativamente migliorato la nutrizione iodica nella popolazione, portando ad una minor frequenza delle patologie legate alla carenza nutrizionale di iodio e dimostrando che il programma di iodoprofilassi nel nostro Paese è sicuro – commenta Antonella Olivieri, responsabile scientifica dell’Osnami – rimane qualche preoccupazione per la nutrizione iodica in gravidanza, periodo della vita in cui il fabbisogno di iodio è aumentato per soddisfare le esigenze fetali”.

 

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