14 novembre – Nonostante una delle aspettative di vita più alte al mondo, l’Italia spende meno della media Ocse: 8,4% del Pil contro il 9,3%. A parità di potere d’acquisto spendiamo 5.164 dollari per abitante, a fronte dei 5.967 dollari medi nell’area Ocse. Il numero di medici è alto, ma mancano infermieri e operatori per le cure a lungo termine. Solo 3 posti letto per mille abitanti, contro i 4,2 medi. Cresce la spesa per la prevenzione, ma fumo e sedentarietà restano i grandi nemici della salute. IL RAPPORTO
L’Italia continua a distinguersi per l’elevata aspettativa di vita e per la solidità complessiva del sistema sanitario, ma spende meno della media Ocse e sconta carenze strutturali nel personale. È quanto emerge dal rapporto “Health at a Glance: Europe 2025” dell’Ocse, che analizza i sistemi sanitari di 38 Paesi industrializzati.
Nel 2024 la spesa sanitaria italiana è stata pari all’8,4% del Pil, contro il 9,3% della media Ocse e valori superiori in Germania (12,7%), Francia (10,8%) e Regno Unito (9,3%).

Non va meglio se prendiamo in esame i livelli di spesa pro capite a parità di potere d’acquisto: l’Italia destina 5.164 dollari pro capite a parità di potere d’acquisto alla sanità. Una cifra sensibilmente più bassa rispetto alla media Ocse, pari a 5.967 dollari, e lontanissima dai livelli dei grandi Paesi europei: 7.367 dollari in Francia e 9.365 in Germania. In altri termini, l’Italia spende circa il 13% in meno della media dei Paesi industrializzati, quasi un terzo in meno rispetto alla Francia e oltre il 40% in meno della Germania.

Le tendenze nella crescita della spesa sanitaria hanno registrato notevoli divergenze tra i vari paesi nel periodo 2019-2024, sia per l’impatto della
pandemia di Covid sia per l’aumento dei costi legati all’energia. In Giappone e Danimarca, ad esempio, il livello reale della spesa sanitaria pro capite ha subito una stagnazione se si confrontano il 2019 e il 2024. Sebbene entrambi i paesi abbiano registrato un’elevata crescita della spesa nel 2021 (8%), questa è stata seguita da un calo di entità simile negli anni successivi, con un tasso di crescita composto pari a zero. D’altra parte, la Turchia e la Polonia hanno registrato aumenti particolarmente elevati della spesa sanitaria tra il 2019 e il 2024, con una crescita reale media annua dell’8-10%.
Al contrario, molti paesi dell’Europa occidentale e settentrionale, come Francia, Italia, Spagna, Belgio e Svezia, hanno registrato solo una modesta crescita della spesa annuale, pari in media all’1% circa, simile o inferiore alla crescita del periodo pre-pandemia.

A fronte di una spesa contenuta, il Paese ottiene risultati di salute di prim’ordine. L’aspettativa di vita alla nascita è di 83,5 anni, ben 2,4 anni in più della media OCSE (81,1). Siamo il quinto Paese al mondo dopo Svizzera, Giappone, Spagna e Israele. Anche la mortalità evitabile è più bassa: 93 decessi prevenibili ogni 100.000 abitanti contro 145 nella media Ocse.
Ma il quadro cambia se si guarda al personale sanitario, dove si confermano già noti squilibri e segnali di allarme. L’Italia dispone di 5,4 medici ogni mille abitanti, un dato superiore alla media Ocse (3,9) e fra i più alti in Europa.
Si conferma la grave carenza di infermieri, con 6,9 professionisti ogni mille abitanti contro una media Ocse di 9,2 e livelli ben più elevati in Germania (13) e Francia (11). Si tratta di un divario storico che incide direttamente sulla qualità dell’assistenza e sulla capacità dei reparti ospedalieri e dei servizi territoriali di rispondere alla domanda crescente di cura.
Anche il numero di posti letto ospedalieri presenti in Italia, 3 per mille abitanti, si conferma al di sotto della media Ocse di 4,2, e ancora più distante da paesi quali Francia (5,4) e Germania (7,7).

Il rapporto segnala anche la debolezza del settore delle cure a lungo termine, dove l’Italia conta appena 1,5 operatori ogni 100 persone over 65, rispetto ai 5 della media Ocse. Un dato che evidenzia la fragilità strutturale nella gestione della non autosufficienza e nell’assistenza domiciliare, aggravata dall’invecchiamento rapido della popolazione.
Un segnale positivo arriva invece dalla spesa per la prevenzione, che in Italia rappresenta il 4,6% della spesa sanitaria complessiva, contro una media Ocse del 3,4%. Tuttavia, restano preoccupanti i fattori di rischio: fuma quotidianamente il 19,5% degli italiani (media Ocse 14,8%), il 45% svolge poca attività fisica, mentre l’obesità riguarda il 12% della popolazione (meno della media del 19%, ma in crescita).
Forse a causa di alcune delle criticità elencate, solo il 44% degli italiani si è dichiarato soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità contro una media Ocse del 64%.