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Long Covid. Oms: “In Europa lo hanno sperimentato quasi 36 milioni di persone”

30 giugno - “Se non si svilupperanno una diagnostica e un trattamento specifici per il Long Covid non ci riprenderemo mai veramente dalla pandemia”. Lo sottolinea oggi il DG di Oms Europa rimarcando che il Covid pur non essendo più un’emergenza di sanità pubblica globale causa ancora poco meno di 1.000 morti a settimana nella Regione Europea.

“Quest’estate sarà la prima in più di 3 anni che molti di noi potranno godere senza l’incombente minaccia del Covid-19. Ma anche se non è più un’emergenza sanitaria pubblica globale, il Covid-19 non è scomparso”.

Lo ha detto il Direttore generale di Oms Europa Hans Henri P. Kluge sottolineando che ogni settimana nella sola Regione Europea il virus provoca ancora quasi 1.000 morti.

Un numero probabilmente sottostimato a causa del calo delle segnalazioni e del monitoraggio e che riguarda comunque soprattutto i più deboli e i più vulnerabili.

“Il Covid-19 – ha detto ancora Kluge - ha sfruttato malattie come i tumori, malattie cardiovascolari, diabete e malattie polmonari croniche, che rappresentano oggi il 75% della mortalità nella nostra regione. Quelli con tali condizioni di base erano, e sono tuttora, molto più vulnerabili alle forme gravi di Covid-19”.

“Eppure soluzioni semplici – continua Kluge - possono aiutare a ridurre il carico di queste cosiddette malattie non trasmissibili e combattere la prossima pandemia quando arriverà. Chi di noi ha i mezzi e l’opportunità può, ad esempio, fare 25 minuti di attività fisica moderata al giorno, smettere di fumare, consumare alcolici in modo moderato e limitare l’assunzione di sale”.

Ma c’è un altro problema che ci ha lasciato il Covid come eredità, quello del Long Covid che rimane una condizione complessa di cui sappiamo ancora molto poco.

Secondo le stime del Centro collaboratore Oms, l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington a Seattle, quasi 36 milioni di persone in tutta la regione europea dell’Oms potrebbero aver sperimentato il Long Covid nei primi 3 anni della pandemia.

Vale a dire circa 1 europeo su 30 negli ultimi 3 anni, tutte persone che potrebbero avere ancora oggi difficoltà a tornare a una vita normale e che, sottolinea il DG di Oms Europa, “potrebbero soffrire in silenzio ed essere lasciati indietro mentre per la maggior parte di noi lo spettro del Covid di allontana”

Kluge ha in proposito ricordato che persistono moltissime chiamate di pazienti ai vari gruppi di supporto ai quali occorre dare risposte più certe sulle loro condizioni e per farlo serve colmare questo “punto cieco” delle conoscenze sul Covid perché, sottolinea ancora Kluge, “se non si svilupperanno una diagnostica e un trattamento specifici per il Long Covid non ci riprenderemo mai veramente dalla pandemia”.

Per questo l’Oms sta incoraggiando ulteriori ricerche e nello stesso tempo continua a sollecitare il proseguimento delle vaccinazioni perché, conclude Kluge, “il modo migliore per evitare il Long Covid è evitare il contagio”.

E la priorità resta quella di vaccinare le popolazioni vulnerabili, gli anziani, le persone con condizioni mediche di base e gli immunocompromessi per i quali Oms Europa chiede di garantire almeno il 70% di copertura vaccinale, comprese le dosi di richiamo primarie e aggiuntive.

 

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