19 settembre – Giovane donna torna fertile dopo diagnosi di menopausa precoce. Il traguardo è stato raggiunto all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena dall’equipe di chirurghi di Enrico Vizza direttore della Uoc di Ginecologia Oncologica e del Centro di Oncofertilità IFO.
Primo reimpianto di tessuto ovarico crioconservato realizzato con tecnica robotica a singolo accesso in una paziente oncologica.
Il traguardo è stato raggiunto all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) dall’equipe di chirurghi di Enrico Vizza direttore della UOC di Ginecologia Oncologica e del Centro di Oncofertilità IFO. La giovane donna, dopo aver superato la malattia, ha ripreso il ciclo mestruale a quattro mesi dall’intervento di reimpianto.
Il risultato rappresenta una svolta internazionale nell’oncofertilità, disciplina che tutela la possibilità per bambine e giovani donne colpite da tumore di preservare e recuperare la fertilità dopo le terapie oncologiche. L’impiego della chirurgia robotica 3D di ultima generazione a singolo accesso ha permesso di reimpiantare circa 25 frammenti di tessuto ovarico, ciascuno di pochi millimetri, con tempi dimezzati rispetto alla laparoscopia tradizionale: un’operazione che in passato richiedeva più di una ora di intervento minuzioso è stata completata in circa 30 minuti. La rapidità dell’intervento è un elemento decisivo: il tempo ridotto di permanenza del tessuto fuori dall’organismo limita lo stress ischemico e termico, aumentando la probabilità di attecchimento e di ripresa della funzione ormonale e riproduttiva.
La chirurgia robotica permette una visione tridimensionale ingrandita, simile a quella di un microscopio, ed assenza di tremore: il chirurgo può così osservare dettagli poco visibili a occhio nudo e individuare con precisione le aree più vascolarizzate in cui collocare i frammenti. La manualità è naturale e stabile, meno faticosa per il chirurgo, riducendo al minimo l’impatto sui tessuti. L’accesso avviene dall’ombelico con una unica incisione di 2,5cm.
“La chirurgia robotica a singolo accesso ci consente di unire rapidità, precisione e minore impatto sui tessuti – sottolinea Enrico Vizza –. Lavoriamo su frammenti di pochi millimetri come se stessimo scrivendo con una penna, ma in un campo visivo ingrandito che ci permette di preservare al meglio la vitalità del tessuto. Questo significa aumentare le chance di successo per le pazienti che hanno già affrontato un percorso oncologico e restituire loro la prospettiva di diventare madri”.
Il traguardo si inserisce in un modello di rete interaziendale unico in Italia, che vede il Regina Elena collaborare con il Policlinico Gemelli, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, l’Ospedale S. Pertini e l’Asl Roma 1. Grazie a protocolli condivisi e alla formazione garantita dagli esperti IRE, le pazienti non devono spostarsi da un ospedale all’altro: l’espianto del tessuto ovarico avviene nella stessa struttura in cui vengono curate per il tumore e viene poi trasferito, con procedure di massima sicurezza, alla Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali dell’Ifo, unica nella Regione Lazio certificata dal Centro Nazionale Trapianti. Questo garantisce continuità di cura, prossimità e una presa in carico totale in un momento di grande fragilità, permettendo alle pazienti di sentirsi sempre seguite nello stesso percorso assistenziale.
Nel Centro per la tutela dell’Oncofertilità Ifo circa 400 giovani donne hanno avuto colloqui di counseling dalla sua nascita nel 2018, oltre 100 hanno effettuato il prelievo e la crioconservazione del tessuto ovarico, la percentuale di gravidanza dopo reimpianto si attesta intorno al 30%, mentre la ripresa della funzionalità ovarica è riportata nel 90-100% dei casi.
Sempre più pazienti giungono al Centro in età giovane, anche in fase prepuberale, in età fertile al fine di preservare anche l’integrità ormonale; quindi, avviare tempestivamente percorsi di preservazione della fertilità. L’ambulatorio è accessibile tutti i giorni e il team multidisciplinare comprende clinici, biologi, psiconcologi, case manager.