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Pnrr. Case della comunità a rischio flop? Funzionanti appena il 13% di quelle previste. E in quasi in una su due di quelle attive non c’è il medico di medicina generale. I dati di Agenas

22 settembre - Sono alcuni dei numeri del nuovo monitoraggio curato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sull’andamento dei lavori per la realizzazione delle nuove strutture di prossimità. A rilento anche gli Ospedali della Comunità: ne sono stati aperti il 17% di quelli previsti. E in 7 regioni non è stato attivato nessuno dei nuovi presidi previsti dal Piano europeo. IL REPORT

Forse è presto per parlare di flop ma di certo non si può dire che la realizzazione di Case della Comunità, Ospedali della Comunità e Centrali operative territoriali previste dal Pnrr prosegua spedita. A fare il punto è il nuovo monitoraggio di Agenas aggiornato a giugno 2023 che mostra ancora un evidente ritardo nella realizzazione delle strutture che dovrebbero essere il nuovo caposaldo della sanità di prossimità.

Partiamo dalle Case della Comunità. Delle 1.430 previste e da realizzare entro il 2026 a giugno 2023 ne sono attive appena 187, ovvero il 13%. Nello specifico solo 6 regioni sono partite: 92 in Lombardia, 43 in Emilia-Romagna, 38 in Piemonte, 6 in Toscana, 6 in Molise e 2 in Umbria.

Anche dove attive le Case della Comunità solo nel 17% dei casi sono aperte h24 7 giorni su 7 a testimoniare come di strada da fare ve n’è ancora tanta. Infatti, nel 34% dei casi sono aperte meno di giorni su 7 e con un orario di nemmeno 12 ore giornaliere.

Altra nota dolente è la presenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. I mmg sono presenti solo nel 54% delle Case della Comunità attive. Ancora più scarsa la presenza di pediatri (solo il 28%). Numeri che segnalano la necessità di un intervento normativa che regoli la presenza di questi medici all’interno delle strutture.

Non va meglio la realizzazione delle 611 Centrali operative territoriali (da attivare entro il 2024). A giugno 2023 ne sono state attivate 77, ovvero il 12%. In questo caso il servizio che dovrebbe gestire e smistare le esigenze dei cittadini sul territorio è stato aperto in sole 7 regioni: 36 in Lombardia, 15 nel Lazio, 9 in Veneto, 7 in Piemonte, 5 in Emilia-Romagna, 4 nella Pa di Bolzano e 1 in Umbria.

E anche per le Cot l’apertura è a singhiozzo: delle 77 attivate il 58% lavora meno di 6 giorni su 7.

Infine, il monitoraggio Agenas fa il punto anche sulla realizzazione degli Ospedali di Comunità. Entro il 2026 ne devono essere attivati 434. A giugno 2023 sono funzionanti 76 OpC (il 17%) per un totale di 1.378 posti letto. In questo caso sono 10 le regioni che li hanno realizzati: 38 in Veneto, 17 in Lombardia, 6 in Puglia, 5 in Emilia-Romagna, 2 in Molise e in Abruzzo, 1 in Campania, Lazio e Liguria.

Da notare poi come in Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Pa Trento, Sardegna e Sicilia al momento non sia attiva nemmeno una Casa della Comunità, un Ospedale di Comunità e una Cot.

Su tutto ricordiamo pende poi la revisione del Pnrr che ha previsto un taglio di circa il 30% delle strutture da finanziare con i fondi del Pnrr. Le rimanenti strutture si dovranno in ogni caso realizzare con i fondi sull’edilizia sanitaria che però lamentano le regioni, oltre ad essere già stati impegnati per altri progetti presentano lungaggini che rischiano di dilatare ulteriormente i timing previsti.

 

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