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Autonomia differenziata. I paletti di Schillaci: “Ministero della Salute mantenga ruolo guida”

3 febbraio - Il Ministro: “Credo che il Ministero debba avere comunque non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi ma deve anche sostenere un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficolta o non riesce a lavorare così bene. Già attualmente c'è una grossa autonomia se si considera che l'80% delle spese dei bilanci di una Regione sta proprio sulla sanità. Da ciò si capisce quanto sia importante il peso delle Regioni, ma io credo che il ministero debba comunque avere un ruolo di indirizzo”.

“Credo che per la salute sia necessario che le Regioni siano in qualche modo guidate dal Ministero della Salute. Credo che il Ministero debba avere comunque non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi ma deve anche sostenere un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficolta o non riesce a lavorare così bene”.

Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine di un convegno Aiom in vista della giornata mondiale sul cancro, in merito al Ddl Calderoli approvato dal Cdm.

“Già dal 2001 – ha proseguito il ministro – gran parte della sanità è affidata alle Regioni. Delle differenze ci sono già adesso e bisogna analizzare bene tutto il sistema sanitario nazionale, però già attualmente c'è una grossa autonomia se si considera che l'80% delle spese dei bilanci di una Regione sta proprio sulla sanità. Da ciò si capisce quanto sia importante il peso delle Regioni, ma io credo che il ministero debba comunque avere un ruolo di indirizzo”.

“Il ministero – ha aggiunto Schillaci – deve dunque lavorare con le Regioni perché i gap che ci sono tra regione e regione addirittura sull'attesa di vita sono completamente inaccettabili in una nazione moderna come la nostra. Per la salute è necessario cioè che le Regioni siano in qualche modo guidate dal Ministero”.

Allo studio a quanto si apprende ci sarebbe un potenziamento sul monitoraggio dei Lea che oggi non terrebbe conto di alcuni parametri fondamentali e in generale un potenziamento degli strumenti di controllo sulle attività delle Regioni.

 

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