19 dicembre – Stabili le diagnosi rispetto al 2024, ma ieri per la prima volta la Commissione Europea ha registrato un calo assoluto. Calano i decessi nelle neoplasie del polmone (-24%) e del colon-retto (-13%). Nel Meridione, dal 2020 al 2024, è triplicata l’adesione agli screening. Ma gli indici di fuga per gli interventi al seno sono 3 volte superiori rispetto al Nord.
Nel 2025, in Italia, sono stimate circa 390.000 nuove diagnosi di cancro, un numero che segna una sostanziale stabilità rispetto al 2024, con una tendenza alla diminuzione alla luce della progressiva riduzione dei casi negli uomini. I dati emersi ieri pomeriggio da parte della Commissione Europea confermano per la prima volta in Europa un calo dell’1,7% dei casi complessivi, addirittura del 2,6% in Italia. Questa tendenza è dovuta, da un lato, alla diminuzione totale della popolazione, dall’altro alla riduzione delle diagnosi di tumore del polmone nei maschi.
Un trend positivo, a cui si accompagna un complessivo calo del 9% dei decessi oncologici negli ultimi 10 anni nel nostro Paese, ancora più evidente nelle neoplasie del polmone (-24%) e del colon-retto (-13%). Sono dati migliori rispetto alla media europea e si traducono in una sopravvivenza a 5 anni più alta nei tumori più frequenti, cioè in quelli della mammella (86% rispetto a 83%), colon-retto (64,2% rispetto a 59,8%) e polmone (15,9% rispetto a 15%).
Nel nostro Paese, inoltre, in 5 anni (2020-2024), è aumentato il numero di cittadini che aderiscono ai programmi di prevenzione secondaria. Per lo screening mammografico la copertura è passata dal 30% nel 2020 al 50% nel 2024, per il test del sangue occulto nelle feci (per la diagnosi precoce del tumore del colon retto) dal 17% al 33% e per lo screening cervicale dal 23% al 51%. Significativo il recupero delle adesioni anche nel Meridione, dove è triplicata la copertura: la mammografia è aumentata dal 12% al 34%, il test del sangue occulto fecale dal 5% al 18% e lo screening cervicale dal 12% al 37%.
Tuttavia, permangono criticità, come l’elevata mobilità sanitaria regionale al Sud per interventi chirurgici per tumore della mammella, con indici di fuga tre volte superiori a quelli del Centro-Nord. In Italia, nel 2023, sono stati effettuati 66.351 interventi per carcinoma mammario (61.128 nella Regione di residenza, 5.223 fuori Regione): a livello nazionale la percentuale di chirurgia mammaria in mobilità è pari a circa l’8%, ma si va dal 5% al Nord al 15% al Sud. Resta ancora molta strada da percorrere anche sul piano della prevenzione primaria, cioè degli stili di vita sani. In Italia il 24% degli adulti fuma, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 58% consuma alcol e il 27% è sedentario.
Questa la fotografia scattata dalla quindicesima edizione dei “I numeri del cancro in Italia 2025”, frutto del lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-Iap), presentata oggi in una conferenza stampa a Roma.
“Grazie al progresso terapeutico, che introduce in pratica clinica nuove indicazioni e nuove sequenze di trattamento, e al prolungamento del tempo di cura, il carico di lavoro per le strutture sanitarie cresce notevolmente, molto più di quanto aumentino la forza lavoro e gli ospedali – afferma Massimo Di Maio, Presidente Aiom – i campanelli d’allarme per il numero di medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale suonano in continuazione, non ultimo per fenomeni che giocano contro la tenuta del servizio pubblico. Che, al contrario, rappresenta una ricchezza del Paese, che va difesa in ogni modo. E, allora, abbiamo sempre più bisogno di prevenzione, sia per far diminuire il numero di persone che si ammalano sia per fare le diagnosi, laddove si può, più presto, quando la probabilità di guarire è più alta e l’impegno terapeutico, per il paziente e per il Servizio Sanitario Nazionale, è minore”.
“Le disuguaglianze sociali nell’accesso alla diagnosi precoce e la persistenza di comportamenti a rischio rappresentano sfide urgenti, che richiedono un’azione decisa e coordinata – spiega il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. Il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 è una risposta concreta a queste sfide: dall’integrazione dei percorsi assistenziali, al potenziamento della prevenzione, fino allo sviluppo della ricerca. L’epidemiologia dei tumori sta cambiando e la prevenzione è la leva strategica su cui investire. Promuovere stili di vita sani e incrementare l’adesione ai programmi di screening organizzati sono attività strategiche per ridurre il rischio di sviluppare molti tipi di tumore, consentire una diagnosi precoce e intercettare tempestivamente la malattia. Abbiamo stanziato risorse per ampliare la fascia di età da sottoporre agli screening del cancro della mammella e del colon retto. Così come garantiamo fondi per la Rete italiana per lo screening del cancro del polmone. Il nostro obiettivo è inserire quanto prima anche questo screening nei programmi gratuiti del Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, con l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza sarà introdotto un programma di sorveglianza attiva per i tumori ereditari della mammella e dell’ovaio”.
“Crediamo nella capacità delle Istituzioni di programmare in maniera tempestiva perché, dietro la formalità dei Livelli Essenziali di Assistenza, vi sono i bisogni dei pazienti, che richiedono il rispetto dei tempi oltre che dell’appropriatezza delle prestazioni. L’ottimismo, però, non cancella i problemi – sottolinea Francesco Perrone, Presidente Fondazione Aiom – La tossicità finanziaria, cioè l’impatto economico del cancro, continua a colpire in Italia. Bisogna tutelare il diritto alla salute e contenere le disequità, ancora troppo evidenti. È grande anche il bisogno di cure palliative, da associare alle terapie antineoplastiche, per evitare che il fine vita si traduca in un momento di abbandono. La nostra società scientifica ha più volte evidenziato la necessità che il disegno di legge in materia di morte medicalmente assistita non escluda il Servizio Sanitario Nazionale, il solo in grado di garantire tutti i percorsi integrati, incluse le cure palliative simultanee. Ci auguriamo che il legislatore rispetti la dignità e i diritti dei pazienti oncologici, in maniera equa, e non demandi ad altri decisioni che vanno condivise in un contesto di alleanza terapeutica”.
In Italia, nel 2022, sono state stimate 192.000 morti per cancro, con un tasso di mortalità di 256 decessi per 100.000 abitanti, inferiore del 3,1% rispetto alla media dell’Unione Europea (equivalente a una stima di 6.800 decessi in meno nel 2022 rispetto alla media EU27).
Nel 2024, nel nostro Paese, sono state 390.100 le nuove diagnosi di tumore, numeri sostanzialmente stabili rispetto al biennio precedente.
“Nel 2025 non vi saranno sostanziali differenze quantitative rispetto a quanto documentato lo scorso anno – afferma Diego Serraino, consulente epidemiologo presso Alleanza Contro il Cancro, Roma -, mentre nei prossimi anni il numero assoluto di nuove diagnosi in Italia potrebbe stabilizzarsi o iniziare a diminuire. È un’ipotesi supportata, oltre che dalla costante decrescita demografica della popolazione italiana, anche dalla diminuzione dei casi negli uomini. Un esempio rappresentativo dei diversi andamenti temporali, in Italia, dei tassi di incidenza nella popolazione maschile e in quella femminile è offerto dal tumore del polmone. Negli uomini, tra il 2003 e il 2017 le nuove diagnosi di questa neoplasia sono diminuite del 16,7%, mentre tra le donne sono aumentate dell’84,3%”.
L’abitudine tabagica resta più frequente fra gli uomini (28%) rispetto alle donne (20%) ed è fortemente associata allo svantaggio sociale, coinvolgendo molto di più le persone con difficoltà economiche (36%) rispetto a chi dichiara di non averne (21%). “Un altro fattore di rischio è il sovrappeso – spiega Rossana Berardi, Presidente eletto Aiom – l’eccesso ponderale riguarda il 43% degli adulti in Italia. Dal 2008 le analisi temporali mostrano un aumento dell’eccesso ponderale a livello nazionale, sostenuto da un incremento, contenuto ma statisticamente significativo, dell’obesità nel Nord, a fronte di una riduzione che ha avuto inizio negli anni più recenti nel Meridione. Il gradiente geografico dell’eccesso ponderale resta a sfavore del Sud e in alcune Regioni, come Campania, Puglia e Molise, la metà della popolazione adulta è in sovrappeso. Ai problemi con la bilancia si associa spesso l’assenza di attività fisica. In questo caso, però, si avverte un’inversione di tendenza. Infatti, dopo più di dieci anni di incremento costante e significativo, il trend della sedentarietà ha cambiato direzione dopo il 2020, mostrando una progressiva e continua riduzione di 5 punti percentuali in soli 4 anni, dal 32% del 2020 al 27% nel 2024. Una riduzione dell’obesità migliorerebbe la salute pubblica, riducendo nuove diagnosi e recidive oncologiche e potenziando la risposta alle terapie. Agire su peso e stile di vita è uno strumento concreto di prevenzione e cura del cancro, in linea con l’approccio One Health”.
In 5 anni (2020-2024) è migliorata l’adesione ai programmi di prevenzione secondaria, anche nel Meridione. Restano però importanti differenze fra Nord e Sud.
Nel 2024 sono state invitate 16.218.860 persone e 6.481.002 hanno effettuato i test di screening. Per la mammografia, nel 2024, la copertura ha raggiunto il target accettabile, pari al 50%, ma vi sono sensibili differenze geografiche, con valori pari al 62% al Nord, al 51% al Centro e al 34% al Sud. La copertura dello screening colorettale si attesta al 33% e, in nessuna delle macro-aree, viene ottenuto il target accettabile del 50%, con il Nord vicino all’obiettivo (46%), mentre Centro (32%) e Sud (18%) sono decisamente più lontani. La copertura dei due esami per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina, test HPV e Pap test, si attesta al 51%, appena sopra al target accettabile, ma anche in questo caso le differenze territoriali sono ampie, passando dal 62% al Nord, al 51% al Centro fino al 37% al Sud. A prescindere dal dato medio nazionale, la variabilità tra macro-aree è ancora consistente, anche se va evidenziato il positivo impegno delle Regioni del Sud, che hanno registrato sensibili miglioramenti nell’ultimo quinquennio.
“L’analisi della mobilità sanitaria fra Regioni per sottoporsi ad intervento chirurgico per il trattamento del tumore della mammella può fornire elementi importanti per valutare la capacità dei Sistemi Sanitari Regionali di prendere in carico le pazienti con questa neoplasia nella fase successiva alla diagnosi – conclude Massimo Di Maio -. Fra il 2010 e il 2023, la quota di interventi in mobilità a livello nazionale è rimasta sostanzialmente stabile, con valori intorno all’8%. L’analisi degli indici di fuga per macroaree territoriali mostra come al Sud la mobilità passiva risulti 3 volte più alta rispetto al Centro-Nord. Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Lazio presentano i livelli di fuga più bassi, con valori rispettivamente intorno al 1,5%, 2,5% e 4%. Tutte le Regioni del Sud mostrano indici di fuga superiori rispetto alla media nazionale, con Calabria, Basilicata e Molise che presentano i livelli più alti, arrivando quasi al 50% degli interventi chirurgici eseguiti fuori Regione nel caso della Calabria. Le Regioni del Sud che presentano livelli di fuga elevati sono anche quelle con i più bassi livelli di coperture totali dello screening”.