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Università. Schillaci: “Verso ampliamento dei posti per le facoltà di Medicina. In dieci anni 10mila medici in fuga da Italia, stop a esodo”. E poi annuncia: “I Drg vanno cambiati”

17 febbraio “I numeri resi pubblici con il decreto del 10 febbraio relativi all’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia sono da considerarsi provvisori e credo si procederà a un ampliamento”. Dal 2005 al 2015, “oltre 10mila medici hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero, un esodo di capitale umano che non possiamo più permetterci. In quest’ottica appare urgente porre i giovani al centro delle politiche di sviluppo offrendo loro la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni”. Così il ministro della Salute all’inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università Cattolica di Roma.

“Solo fino a due o tre anni fa venivano ammessi per ciascun anno tra gli 8mila e i 10mila studenti alla Facoltà di Medicina. Eppure, già dieci anni fa la Conferenza dei Presidi della Facoltà di medicina chiedeva insistentemente di portare a 12mila il numero di studenti che vi potevano accedere. Per questo, i numeri resi pubblici con il decreto del 10 febbraio relativi all’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia sono da considerarsi provvisori e credo si procederà a un ampliamento”.

Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica di Roma.

“Oggi – ha proseguito il ministro della Salute – siamo impegnati a fronteggiare l’emergenza della carenza di medici, una criticità che deriva da lontano: da una programmazione miope del numero di accesso alla facoltà di Medicina che non rispondeva alle reali esigenze del Paese. Per trovare una soluzione in tempo reale è stato istituito presso il ministero dell’Università un gruppo di lavoro, che ha il compito di definire il fabbisogno dei medici e adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario. Perché non bisogna dimenticare che nessuna innovazione tecnologica, per quanto indispensabile e necessaria, potrà mai sostituire la leva essenziale del nostro servizio sanitario nazionale: il capitale umano”.

“In dieci anni, dal 2005 al 2015 – ha aggiunto – oltre 10mila medici hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero, un esodo di capitale umano che non possiamo più permetterci. In quest’ottica appare urgente porre i giovani al centro delle politiche di sviluppo offrendo loro la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni, sfatando l’idea che la nostra non è una nazione per giovani. È prioritario intervenire per arrestare quella che possiamo definire una vera e propria fuga da alcune specialità mediche, rese sempre meno attrattive. Nel 2022 sono state tante le borse delle scuole di specializzazioni che non sono state assegnate per mancanza di candidati, un fenomeno che assume dimensioni preoccupanti soprattutto per quanto riguarda l’area della medicina di emergenza e urgenza. Questi dati indicano una disaffezione verso il Servizio Sanitario Nazionale alimentata da una scarsa valorizzazione economica del nostro personale sanitario, che è costretto a turni in massacranti per mancanza di personale”.

Un primo segnale di attenzione al problema, ha ricordato il ministro, è stato dato con la Legge di Bilancio, “prevedendo un aumento dell’indennità per gli operatori sanitari del pronto soccorso a partire dal primo gennaio 2024 con uno stanziamento di 200 milioni di euro annui, di cui 60 milioni di euro per la dirigenza medica 140 milioni di euro per il personale del comparto sanità. Si tratta - ha concluso - di un primo tassello nell’ambito di un disegno strategico di valorizzazione del nostro capitale umano che non possiamo più rimandare: senza interventi lungimiranti e sistemici le nostre università continueranno a formare i migliori cervelli che emigreranno alla ricerca di migliori prospettive economiche e professionali”

Infine, l’annuncio. I Drg, i rimborsi per le prestazioni sanitarie effettuate in regime pubblico e privato convenzionato, “sono stati ideati molti anni fa e vanno rivisti: la medicina è cambiata e, oltre ad un problema economico, c’è anche quello di appropriatezza rispetto a quello che si fa nelle strutture sanitarie italiane. Quindi, appena possibile, abbiamo in agenda anche questo tema”.

 

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