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Carenza personale. Schillaci: “Estendere incentivi fiscali previsti per rimpatrio docenti e ricercatori anche al personale medico”

1 marzo - “Questa circostanza, infatti, potrebbe costituire un possibile incentivo per il rientro dei professionisti nel nostro sistema sanitario in un momento particolarmente critico, dopo una valutazione da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze”. Così il ministro della Salute rispondendo alla Camera all’interrogazione di Patriarca (FI).

“Non posso che concordare sull’opportunità che l’applicazione della disciplina degli incentivi prevista per i docenti e i ricercatori si estenda anche al personale medico. Questa circostanza, infatti, potrebbe costituire un possibile incentivo per il rientro dei professionisti nel nostro sistema sanitario in un momento particolarmente critico, dopo una valutazione da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze”.

Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo oggi in aula alla Camera all’interrogazione sul tema presentata da Annarita Patriarca (FI).

Di seguito la risposta integrale del ministro Schillaci.

“Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti in quanto mi forniscono la possibilità di soffermarmi su un tema che è all’attenzione del Ministero sin dall’inizio del mio mandato. In merito al fenomeno della fuga dei cervelli, che interessa numerosi settori della nostra Nazione, mi preme evidenziare che le statistiche dell’Organisation for Economic Co-operation and Development sul tema della health workforce migration nel periodo dal 2001 al 2021 parlano di un flusso in uscita di circa 31.600 professionisti, tra medici e infermieri. Negli ultimi 20 anni sono stati resi disponibili presso gli atenei italiani circa 194.000 posti per l’accesso al corso di laurea di medicina e chirurgia e circa 302.000 per il corso di laurea in infermieristica. Tanto premesso, devo, anche in questa sede, ricordare che il reiterarsi negli anni passati di manovre finanziarie di contenimento della spesa e, in particolare, dei vincoli assunzionali ha determinato, nel tempo, una grave carenza del personale del Servizio sanitario nazionale, che, unita a un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato inevitabilmente a un forte deterioramento delle condizioni di lavoro. Questo ha finito per rendere il sistema sanitario nazionale meno attrattivo, con la conseguenza che spesso i concorsi vanno deserti o, comunque, non consentono la copertura dei posti stessi per carenza di aspiranti.

Stante la consapevolezza della necessità di intervenire in maniera strutturale per reperire le necessarie risorse al sistema e per migliorare l’organizzazione dei servizi in modo tale che il sistema sanitario nazionale torni ad essere maggiormente attrattivo per i giovani, sin dal suo insediamento questo Governo ha adottato diverse misure, anche di tipo economico, volte a potenziare gli organici delle strutture sanitarie, con particolare riguardo ai servizi maggiormente critici. Ricordo che la legge di bilancio 2023 ha riconosciuto le particolari condizioni del lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e del comparto operante presso i servizi di pronto soccorso ed è stato messo a bilancio un incremento della specifica indennità di circa 200 milioni di euro annui. Inoltre, al fine di fronteggiare la carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del sistema sanitario nazionale per ridurre le liste d’attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, con la medesima legge di bilancio sono stati previsti specifici incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale.

In ordine a quanto richiesto dagli interroganti, in merito alle eventuali iniziative finalizzate a estendere al personale medico l’applicabilità degli incentivi fiscali previsti per docenti e ricercatori rimpatriati, ricordo che gli stessi, ai fini delle imposte sui redditi, consistono nell’escludere dalla formazione del reddito da lavoro dipendente e autonomo il 90 per cento degli emolumenti percepiti dai docenti e ricercatori in possesso del titolo di studio universitario o equiparato non occasionalmente residenti all’estero che abbiano svolto documentata attività di ricerca o docenza presso centri di ricerca pubblici o privati o università per almeno due anni continuativi e che vengono a svolgere la loro attività in Italia acquisendo, conseguentemente, la residenza fiscale nel territorio dello Stato. Su questo punto giova dare atto che la riforma fiscale, attuata con il decreto legislativo del 27 dicembre 2023, prevede un nuovo regime agevolato in favore dei lavoratori rimpatriati, stabilendo che i redditi di lavoro dipendente concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50 per cento del loro ammontare.

A tale riguardo non posso che concordare sull’opportunità che l’applicazione della disciplina degli incentivi prevista per i docenti e i ricercatori si estenda anche al personale medico. Questa circostanza, infatti, potrebbe costituire un possibile incentivo per il rientro dei professionisti nel nostro sistema sanitario in un momento particolarmente critico, dopo una valutazione da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze”.

 

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