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Oncofertilità. In Italia 70 centri attivi per la preservazione dei gameti, nati oltre 60 bambini da mamme che hanno avuto tumori o altre malattie

16 maggio - Al momento il sistema non permette di quantificare l’entità del problema e di monitorare se l’offerta e l’applicazione delle tecniche sia adeguata per le esigenze della popolazione e di stabilire in futuro un livello standard di efficacia e sicurezza per tali procedure.

In Italia 70 centri di PMA e una Biobanca di Tessuto Ovarico hanno effettuato attività di preservazione della fertilità. In particolare, 63 centri di PMA hanno effettuato attività di crioconservazione di ovociti su 6.685 pazienti, crioconservando 59.860 ovociti; 29 centri di Pma e la Banca del Tessuto Ovarico hanno effettuato la crioconservazione di tessuto ovarico su 2.069 pazienti.

È quanto emerge dai dati aggiornati a dicembre 2023 resi noti in audizione per l’indagine conoscitiva sui centri di oncofertilità, da Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale Procreazione medicalmente assistita (Pma) dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

La mancanza di una raccolta dati sistematica a livello nazionale e quindi di un network nazionale che veda la partecipazione degli istituti di ricerca, dei centri di Pma pubblici e/o privati convenzionati, esperti nell’applicazione di trattamenti di preservazione della fertilità in pazienti oncologici - si evidenzia nel report dell’esperta - non permette di quantificare l’entità del problema e di monitorare se l’offerta e l’applicazione delle tecniche sia adeguata per le esigenze della popolazione in oggetto e di stabilire in futuro un livello standard di efficacia e sicurezza per tali procedure.

L’Istituto Superiore di Sanità e il Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita ha coordinato dal 2009 un progetto di ricerca che ha eseguito un censimento delle strutture di oncofertilità operanti sul territorio nazionale il cui ultimo aggiornamento al dicembre 2023. Tutte le unità operative hanno inserito i dati relativi alla loro attività di preservazione della fertilità eseguita nelle pazienti oncologiche e/o a rischio di infertilità per patologie, sia per congelamento di ovociti che di tessuto ovarico effettuati dal 1998 al 2023. Per quanto riguarda l’attività di crioconservazione sono stati raccolti e analizzati dati su 2.971 pazienti che hanno effettuato 3.162 congelamenti di ovociti e su 1.531 pazienti che hanno effettuato il congelamento di tessuto ovarico. Per quanto concerne gli scongelamenti sono stati raccolti e analizzati dati relativi a 355 scongelamenti di ovociti effettuati su 262 pazienti e a seguito dei quali si sono ottenute 89 gravidanze, 51 parti, di cui 43 singoli e 8 gemellari, e 59 bambini nati vivi; 63 scongelamenti di tessuto ovarico effettuati su 39 pazienti e dai quali si sono ottenute 12 gravidanze, 6 parti singoli e 6 bambini nati vivi. Quindi riguardo l’attività di scongelamento di ovociti si è registrato un tasso di gravidanza per scongelamento del 25,2%, cioè si sono ottenute 25 gravidanze ogni 100 scongelamenti, e un tasso di parto per scongelamento del 14,7%. Per quanto riguarda l’attività di scongelamento del tessuto ovarico si è registrato un 93,4% di ripristino della funzionalità ovarica, un 19,7% di tasso di gravidanza per scongelamento e il 9,8% di tasso di parto per scongelamento.

Nell’ambito del Registro Nazionale della PMA è incluso quindi il sistema di sorveglianza epidemiologica dei dati sulla preservazione della fertilità che attualmente opera in modalità di raccolta dati aggregata. Con il progetto eseguito dal 2021 al 2023 si è sviluppato un nuovo sistema che in futuro garantirà: la definizione del quadro dell’offerta e dell’applicazione di queste tecniche nel nostro Paese; la valutazione della Sicurezza relativa alla loro applicazione; l’acquisizione delle informazioni relative ai centri che offrono le procedure e al controllo delle stesse; la trasparenza nella comunicazione sulle strutture che offrono tali prestazioni, sull’utenza che vi si rivolge e sul futuro utilizzo del materiale crioconservato per il ripristino della fertilità.

Solo implementando il sistema di raccolta dati del Registro Nazionale PMA come previsto dalla futura modifica del Decreto Legge 7 ottobre 2005 d’istituzione del Registro di PMA che prevede il passaggio da una la raccolta dati in modalità aggregata ad una modalità basata sul singolo ciclo di trattamento - conclude il report - ci permetterà sia di avere un “record linkage” tra i due sistemi di raccolta dati, ossia la possibilità di effettuare una connessione per confrontare record da diverse fonti di dati, sia ci darà la possibilità di valutare realmente la situazione dell’assistenza fornita a tutti i pazienti oncologici e migliorare la loro futura salute riproduttiva.

 

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