Origini del Covid. La zoonosi è l’ipotesi più probabile ma non si esclude l’incidente di laboratorio. Il rapporto dell’Oms
4 luglio - Nel suo rapporto indipendente l'Oms attraverso il gruppo Sago afferma che la trasmissione del Sars-CoV-2 da animale a uomo resta l’ipotesi scientificamente più supportata. Tuttavia, l’assenza di dati chiave e la mancata collaborazione da parte della Cina impediscono di escludere del tutto la possibilità di un’origine legata a un incidente di laboratorio. Nessuna prova supporta invece l’ipotesi di manipolazione intenzionale o trasmissione tramite catena del freddo.
Ll’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso il gruppo di esperti Sago (Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens), ha pubblicato un’attesa relazione indipendente sull’origine del virus SARS-CoV-2. A oltre cinque anni dalla comparsa dei primi casi a Wuhan, in Cina, il report non fornisce ancora una risposta definitiva, ma offre un’analisi scientifica articolata delle evidenze disponibili, delineando due principali ipotesi in esame e le lacune che ancora impediscono una conclusione certa.
La relazione nasce da un mandato chiaro: comprendere come e dove SARS-CoV-2 sia passato agli esseri umani. È un’esigenza non solo scientifica ma anche etica, volta a prevenire future pandemie. Sago ha operato in modo indipendente, analizzando migliaia di dati pubblicati e non, documenti governativi e interviste a esperti. Tuttavia, sottolinea di non aver potuto accedere a dati grezzi cruciali, in particolare da laboratori cinesi.
Le quattro ipotesi valutate
Nel report vengono analizzate quattro ipotesi principali:
1- Spillover zoonotico naturale, da un animale selvatico all’uomo, con o senza ospite intermedio.
2- Incidente in laboratorio, attraverso esposizione diretta o fallimento delle misure di biosicurezza.
3- Trasmissione da catena del freddo, da prodotti animali importati contaminati.
4- Manipolazione intenzionale, tramite ingegneria genetica seguita da un rilascio accidentale.
Sulle ipotesi 3 e 4, la relazione è chiara: al momento non ci sono evidenze scientifiche che le supportino. La trasmissione tramite prodotti congelati è ritenuta molto improbabile, mentre la manipolazione intenzionale del virus è giudicata non corroborata da dati genomici o esperimenti noti.
Le ipotesi più plausibili
Le due ipotesi ritenute più solide sul piano scientifico restano:
Spillover zoonotico naturale (ipotesi 1): supportata dalla maggior parte delle evidenze disponibili, anche se non ancora provata in via definitiva. Il virus è geneticamente simile a ceppi rinvenuti in pipistrelli in Cina e Laos (es. BANAL-52 e RaTG13), seppur troppo distanti per essere considerati precursori diretti. Metagenomica e tracciamenti ambientali al mercato Huanan di Wuhan (HSM) hanno confermato la presenza di animali suscettibili al virus (come il cane procione) e tracce genetiche del virus stesso su superfici di bancarelle.
Incidente in laboratorio (ipotesi 2): non può essere esclusa, ma al momento non supportata da prove documentali o biologiche. Sago lamenta la mancata collaborazione da parte della Cina, che ha rifiutato l’accesso a registri sanitari, audit di biosicurezza e documentazione delle attività svolte presso i laboratori di Wuhan, inclusi il Wuhan Institute of Virology (WIV) e il CDC locale.
Le evidenze disponibili
Huanan Seafood Market (HSM): fu un epicentro iniziale, ma non è certo che lì avvenne la prima trasmissione uomo-animale. Analisi spaziali mostrano una concentrazione di casi intorno al mercato, ma molti pazienti non avevano legami diretti con esso.
Tracciamento animale: nonostante test condotti su migliaia di campioni da animali selvatici e da allevamento in Cina e nel Sud-est asiatico, non sono stati individuati animali infetti prima di gennaio 2020. Tuttavia, i limiti metodologici e la mancanza di trasparenza nei campionamenti impediscono di escludere completamente l’ipotesi animale.
Genomica: il virus presenta caratteristiche (come il sito di clivaggio della furina) che alcuni hanno ritenuto “sospette”, ma il rapporto mostra come queste siano compatibili con l’evoluzione naturale già osservata in altri coronavirus animali.
Sago ribadisce che la trasparenza e la collaborazione internazionale sono essenziali per arrivare a una risposta definitiva. La possibilità di un'origine zoonotica resta quella più supportata, ma non è ancora conclusiva. L'ipotesi dell'incidente in laboratorio rimane aperta, a causa della mancanza di dati necessari per essere validata o esclusa.
L’appello finale dell’Oms e di Sago è rivolto a tutti i governi e ai ricercatori affinché condividano dati, campioni e documentazione ancora non resa pubblica. La comprensione delle origini del COVID-19 è un imperativo non solo scientifico, ma globale, per la salute pubblica e la prevenzione di nuove pandemie.