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Pma. È ancora fuga di italiani verso la Spagna. Intervista a Carlo Foresta, coordinatore del tavolo tecnico delle Regioni

19 novembre 2018 - Dal 2016 al 2017 l’acquisto di ovociti dall’estero è quasi raddoppiato, un numero non quantificabile di embrioni viene ottenuto all’estero con seme inviato dall’Italia e sono oltre 10mila le coppie italiane che oltrepassano il confine per sottoporsi alla fecondazione assistita, soprattutto eterologa. “All’estero i trattamenti di fecondazione assistita avvengono su ovociti appena donati e che danno una resa è maggiore”, spiega l’esperto. Per il tavolo tecnico il problema è “il mancato rimborso per i donatori stessi. A differenza di quanto avviene in altri Paesi europei”. 

In questi giorni si sono riuniti ad un tavolo tecnico vari esperti in procreazione medicalmente assistita (Pma), istituito dalla Conferenza Stato-Regioni e coordinato da uno dei migliori esperti in questa materia, il professore di Endocrinologia dell’Università di Padova, Carlo Foresta. Questo incontro ha voluto fare il punto della situazione sulla Pma e, contemporaneamente, porre anche delle domande. Dal 2016 al 2017 è quasi raddoppiato l’acquisto di ovociti dall’estero (Spagna e Repubblica Ceca) di circa 16.000 unità, un numero non quantificabile di embrioni viene ottenuto all’estero con seme inviato dall’Italia e, nel nostro paese, le coppie che oltrepassano il confine per effettuare il trattamento di fecondazione assistita, soprattutto eterologa, sono oltre 10.000. Questi sono stati i punti principali oggetto dell’incontro.

“Sul perché le coppie vadano ad esempio in Spagna a fare il trattamento di Pma, è dovuto al fatto della migliore qualità dell’ovocita rispetto a quello Italiano  – sottolinea il Prof. Foresta – perché tutto dipende dalla freschezza dell’ovocita, ovvero perché all’estero i trattamenti di fecondazione assistita avvengono su ovociti appena donati e quindi la resa è maggiore rispetto agli ovociti crioconservati, che quando sono sottoposti a lunghi viaggi, possono avere qualche problema sulla qualità”.

In Italia, che come in tanti altri Paesi ricorre alla tecnica del trattamenti di fecondazione medico assistita con utilizzo di ovociti freschi, mancano i donatori. Senza contare quelle 10.000 coppie che con la speranza di avere un figlio decidono di affrontare questa pratica all’estero.

“In questo tavolo tecnico – continua Foresta -  si è arrivati alla conclusione che la causa di queste problematiche è il mancato rimborso per i donatori stessi. A differenza di quanto avviene in altri Paesi europei ciascuno dei quali risulta importante la fonte di ovuli, i rimborsi variano da 627 € per il Portogallo; 750 € per la Gran Bretagna e 900 € per la Spagna 900 euro. Questo tavolo tecnico, dunque, intende mettere in evidenza “alla Commissione Salute” della Conferenza delle Regioni, la richiesta di una codifica chiara sul rimborso ai donatori di gameti italiani, al fine di ribaltare il ricorso quasi totale (del 95%) a banche estere per l’acquisto di gameti”. Stiamo parlando di un riconoscimento alle donatrici, che non ha nulla a che vedere con quello che altri giornali chiamano “retribuzione”.

 

Endrius Salvalaggio

 

 

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