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Ocse. Tre italiani su 4 preoccupati per l’accesso alle cure e l’assistenza nella vecchiaia. Ma solo un terzo disposto a pagare più tasse per finanziare la sanità pubblica. Su digitale ancora scetticismo

11 luglio - Secondo un nuovo rapporto dell’Ocse, gli italiani (insieme a greci, spagnoli e cileni) sono tra i cittadini più preoccupati per sanità, invecchiamento e fragilità economica. Ma la fiducia nello Stato e nella tecnologia è bassa. E solo il 36% accetterebbe un aumento del 2% delle imposte per migliorare la sanità pubblica. IL RAPPORTO

La salute si conferma una delle principali fonti di inquietudine per i cittadini italiani.

È quanto emerge dall’edizione 2024 del sondaggio Ocse Risks that Matter, che ha raccolto le opinioni di oltre 27mila persone in 27 paesi membri, tra cui l’Italia. Il focus sulla sanità restituisce un quadro fatto di paure profonde e fiducia in calo, in un contesto segnato da pressioni demografiche, innovazione tecnologica e risorse pubbliche sempre più limitate.

Sanità: l’Italia tra i paesi più preoccupati

Secondo i dati Ocse, il 74% degli italiani teme di ammalarsi o diventare disabile, e l’80% si dice preoccupato per l’accesso a cure sanitarie di qualità. Percentuali che pongono l’Italia ai vertici della classifica Ocse, assieme a Grecia, Spagna e Cile.

Ancora più elevata l’ansia quando si guarda al lungo termine: l’83% degli italiani è preoccupato per il cambiamento climatico, l’84% per i rischi geopolitici, ma soprattutto l’80% teme di non essere finanziariamente sicuro nella vecchiaia, un dato tra i più alti in Europa.

L’incubo dell’assistenza nella vecchiaia

Il tema dell’assistenza a lungo termine (long-term care) è centrale in Italia, paese caratterizzato da uno dei più alti tassi di invecchiamento. Secondo il rapporto:

  • Il 71% degli italiani è preoccupato per l’accesso futuro a cure di lungo termine per sé stessi;
  • Il 74% teme di non riuscire ad accedere a servizi adeguati per familiari anziani.

Un’insicurezza che si riflette anche nella percezione del carico di cura: le donne italiane, come nel resto dell’Ocse, si sentono maggiormente esposte ai rischi sanitari e assistenziali, sia come utenti sia come caregiver.

Il digitale nella sanità? Bene, ma non per tutti

Il rapporto segnala un uso crescente di strumenti digitali (app, portali web, email) per accedere a servizi pubblici. Tuttavia:

  • Solo il 48% degli italiani dichiara di usare spesso strumenti digitali per accedere alla sanità pubblica;
  • Il 43% preferisce ancora interazioni cartacee o di persona, segnalando una persistente barriera tecnologica o culturale.

L’AI nella sanità pubblica: tra scetticismo e sfiducia

Un dato allarmante riguarda la fiducia nell’uso dell’intelligenza artificiale nei processi decisionali sanitari:

  • Solo il 37% degli italiani ritiene che l’utilizzo dell’AI per valutare le domande di sussidi sanitari sia positivo;
  • Solo il 30% si fida della gestione dei propri dati sanitari digitali da parte del governo, percentuale tra le più basse dell’area Ocse.

Quanto siamo disposti a investire nella sanità? Nonostante la consapevolezza dei rischi, la disponibilità degli italiani a finanziare servizi sanitari migliori con più tasse è contenuta: solo il 36% accetterebbe un aumento del 2% delle imposte per migliorare la sanità pubblica, un dato inferiore alla media Ocse (38%).

 

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