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Promozione stili di vita sani. Come evitare di fare campagne inutili? Meglio “copiare” che “inventare”. Ecco la guida Ocse

24 marzo - L’Ocse ha puntato l’indice sulla necessità che le tante campagne in corso o in programmazione per la promozione di stili di vita più salutari debbano essere attuate solo dopo averle in qualche modo valutate “preventivamente” per evitare che si spendano inutilmente quattrini pubblici per campagne di comunicazione, magari molto belle e appariscenti, ma alla fine inutili. E per farlo ha messo a punto una vera e propria linea guida. IL DOCUMENTO

Divieti o persuasione? Qual è la via migliore per promuovere il cambiamento di stili di vita dannosi per la salute che comportano negli anni crescenti costi per la comunità e spesso anche intasamento dei servizi sanitari?

Probabilmente la via corretta sta a metà, come spesso accade. Ma se ormai è universalmente, o quasi, riconosciuto il valore e la giustezza delle limitazioni al fumo, ulteriori divieti o limitazioni per legge ad altre abitudini potenzialmente dannose per la salute come l’abuso di alcol, di zucchero e sale, stentano a decollare e sono spesso viste come una limitazione delle libertà individuali e come tali osteggiati dai più.

Pochi giorni fa abbiamo ad esempio pubblicato il nuovo rapporto dell’Oms che ammetteva il sostanziale fallimento delle politiche di limitazione del consumo di sale nel Mondo con la constatazione che solo 9 Paesi avevano seguito alla lettera le indicazioni OMS per porre dei limiti di legge al contenuto di sale negli alimenti.

Quindi, al momento, al di là di come la si pensi sull’opzione divietivspersuasione, è indubitabile che l’unica via per provare a correggere i nostri stili di vita più pericolosi per la nostra salute restino gli interventi volti a scoraggiare gli abusi e a promuovere comportamenti e stili di vita più sani.

Di questo ne sembra convinta anche l’Ocse che, dribblando il dilemma divieti/persuasione, ha però puntato l’indice sulla necessità che le tante campagne in corso o in programmazione per la promozione di stili di vita più salutari debbano essere attuate solo dopo averle in qualche modo valutate “preventivamente” per evitare che si spendano inutilmente quattrini pubblici per campagne di comunicazione, magari molto belle e appariscenti, ma alla fine inutili.

Per farlo l’Ocse ha realizzato una vera e propria guida rivolta ai decisori politici ma anche alle istituzioni e agli operatori della sanità pubblica, con tutta una serie di suggerimenti per costruire al meglio la “propria” campagna di sensibilizzazione, magari partendo dabest practicegià sperimentate che abbiano conseguito target misurabili nel cambiamento degli stili di vita nelle popolazioni cui erano rivolte.

Come è articolata la Guida Ocse
La guida prevede tre fasi per lo sviluppo e la messa in opera degli interventi:

Fase 1.È quella propedeutica all’identificazione degli interventi di sanità pubblica più urgenti e appropriati “pescando” dalle best practice disponibili ma che ovviamente dovranno essere valutate anche nella loro “trasferibilità” al proprio contesto.

Per farlo l’Ocse indica cinque criteri di misurazione delle buone pratiche:

  • Efficacia: misura in cui gli obiettivi dell'intervento sono stati raggiunti;
  • Efficienza: misura in cui gli input sono stati utilizzati per ottenere i risultati desiderati;
  • Equità: misura in cui l'intervento riduce le disuguaglianze nella società;
  • Evidence-based: la forza e la validità delle prove utilizzate per sviluppare o valutare l’intervento;
  • Estensione della copertura: misura in cui l'intervento ha raggiunto la popolazione target.

Per ogni criterio, la guida elenca indicatori esemplificativi per valutare le prestazioni, come i cambiamenti in anni di vita aggiustati per la qualità, aspettativa di vita e rapporto costo-efficacia o costo-beneficio.

La Guida indica poi quattro fattori contestuali da considerare che possono influenzare il successo del trasferimento di un intervento già attuato in altri contesti:

  • Contesto della popolazione: valutazione delle caratteristiche della popolazione considerando i fattori sociodemografici e altri indicatori;
  • Contesto specifico del settore: riguarda la governance/regolamentazione, il finanziamento, la forza lavoro, il capitale e le disposizioni in vigore nel settore in cui opera l'intervento;
  • Contesto politico: volontà politica dei principali decisori di attuare l'intervento;
  • Contesto economico: l'accessibilità economica dell'intervento.

Fase 2. È quella della pianificazione e dell'implementazione dell'intervento.
Una volta che un intervento è stato identificato come migliore pratica e considerato appropriato per il trasferimento, il passo successivo è implementarlo in funzione della nuova destinazione.
La guida fornisce in proposito un quadro generale per definire l'implementazione in termini di “chi fa cosa, dove, quando".

Durante la fase di implementazione, la guida illustra come:

  • identificare i soggetti titolari e le parti interessate che possono attivamente contribuire all'attuazione; selezionare obiettivi misurabili e pertinenti con specifici indicatori di attuazione;
  • valutare il fabbisogno di risorse rispetto alle disponibilità esistenti;
  • formare operatori e istituzioni per gestire il progetto;
  • identificare ulteriori fattori di contesto per pianificare l'integrazione con i processi esistenti e definire la portata di ulteriori adattamenti;
  • redigere il protocollo di attuazione.

Fase 3. È quella della valutazione finale degli interventi di sanità pubblica.
Per assistere i responsabili politici in questa fase la guida include anche i tipi di indicatori necessari per misurare l'efficacia e l'efficienza degli interventi di sanità pubblica adottati.
Gli indicatori includono alcuni indici di valutazione dello stato di salute in relazione allo stile di vita adottato (massa corporea, livelli di consumo di alcol e sigarette) ma anche indicatori sulla soddisfazione-benessere della propria vita.

I principali campi di intervento ai quali è applicabile la guida
La guida può essere applicata a diversi interventi di sanità pubblica compresi quelli di prevenzione, gestione e controllo delle malattie non trasmissibili.

Per esempio:
Stili di vita più sani. Con l’individuazione di interventi specifici per promuovere diete e stili di vita sani in vari settori quali scuole, luoghi di lavoro e comunità.

Ambienti più sani. Con l’individuazione di interventi già sperimentati per intervenire strutturalmente sull'ambiente in cui le persone vivono, al fine di promuovere comportamenti salutari.

Cure integrate. Come attuare interventi in team di professionisti della salute per fornire assistenza di alta qualità in modo integrato partendo dalle preferenze e dalle condizioni specifiche del paziente.

Digitalizzazione. Come attuate interventi di promozione dell'uso delle tecnologie digitali per fornire una migliore qualità e maggiore efficace nei servizi di assistenza sanitaria.

Cesare Fassari

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