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Neonato deceduto al Pertini. Colacurci (Sigo): “I risultati positivi del rooming-in sono evidenti, le criticità sono altre e le istituzioni devono ascoltarci”

27 gennaio - “Da sempre la ginecologia italiana chiede con forza l’adeguamento degli organici alle nuove esigenze, il rispetto delle competenze, l’amplificazione dell’empowerment della donna” denuncia il presidente dei ginecologi che ricorda l’Accordo Stato-Regioni del 2010 in cui si auspicava la rimozione “degli ostacoli organizzativi che si frappongono alla pratica del rooming-in e al sostegno dell’allattamento al seno”.

 

“In questi giorni sull’onda emotiva degli eventi drammatici avvenuti al Pertini si è molto discusso e dette anche cose non vere. La SIGO, con tutte le sue federate, ed in primis l’AOGOI, che rappresenta la ginecologia ospedaliera, ritiene fondamentale chiarire alcuni aspetti”.

Scende in campo, sulla triste vicenda del neonato morto a Roma nei giorni scorsi, Nicola Colacurci, presidente della Federazione dei ginecologi italiani. In una nota ricorda in benefici del rooming-in, ma mette anche nero su bianco le zone d’ombra del sistema da sempre denunciate dai ginecologi, professionisti “dalla parte delle donne”: “Gli eventi drammatici attuali – sottolinea – devono spingere con forza le Istituzioni a prendere in considerazione tutte le richieste espresse dalla SIGO da tempo, la cui realizzazione contribuirà a rendere la donna meno sola in un momento di grandissima fragilità come quello del parto e ad accompagnare la coppia a divenire genitori”.

“Il percorso nascita – afferma il presidente Sigo – è un percorso che nell’immaginario complessivo deve necessariamente portare ad un esito felice, senza complicazioni o eventi avversi a morbilità e mortalità zero non è tuttavia possibile. Anche se l’Italia è al livello dei migliori paesi europei possiamo ulteriormente migliorare soprattutto cercando di omogeneizzare l’assistenza in tutta Italia. Per realizzare ciò è necessario il rispetto degli organici, delle attrezzature previste e dei percorsi”.

Tuttavia, denuncia Colacurci “le piante organiche attuali non sono più sufficienti a realizzare le esigenze attuali che prevedono una assistenza in travaglio one to one (cioè una ostetrica per ogni donna in travaglio) un’offerta diffusa di parto analgesia (che significa almeno due anestesisti in servizio H24,) un neonatologo, cioè uno specialista con competenze specifiche in neonatologia, H24 in sala parto, tutti con competenze che possano gestire scenari clinici complessi e di alto livello.

Serve inoltre un organico di reparto che riesca a soddisfare le peculiari esigenze che non possono limitarsi solo ad offrire assistenza clinica, ma devono offrire un reale supporto alla donna in un momento così delicato di creazione del nuovo nucleo familiare”.

Nei giorni di transizione tra il parto e la dimissione dal reparto, rimarca Colacurci, la donna e la famiglia devono essere aiutati dai diversi operatori a conoscere le loro potenzialità e devono anche essere riconosciute le situazioni che necessitano di maggiore supporto: “Da sempre la Ginecologia italiana chiede con forza l’adeguamento degli organici alle nuove esigenze, il rispetto delle competenze, l’amplificazione dell’empowerment della donna, consci che solo in queste condizioni la donna riesca a sentirsi tranquilla e fiduciosa e possa affrontare tranquillamente la fase del travaglio, del parto, il prendere coscienza che è diventata madre, assumere le responsabilità che competono a tale figura, gestire con amore e competenza il proprio figlio”.

Il presidente Sigo ricorda poi il ruolo fondamentale del partner, figura da sempre “sponsorizzata dalla Federazione: “la dimostrazione è data dalla battaglia sostenuta e vinta dalla Federazione SIGO per averlo in sala parto e in degenza durante il covid, al fine di consentire che fosse la coppia, nella sua unità a diventare genitore”.

“È per questo – prosegue – che abbiamo spinto con forza sull’adozione del rooming-in quanto più esteso possibile ribadendo con forza la sua fondamentale importanza, come già affermato dall’Oms, e ribadito dal Ministero della Salute che lo aveva già specificamente raccomandato tra gli standard assistenziali dall’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 in cui aveva auspicato di “rimuovere gli ostacoli organizzativi che si frappongono alla pratica del rooming-in e al sostegno dell’allattamento al seno”.

I risultati positivi del rooming-in sono evidenti, rimarca Colacurci: immediata interazione tra madre e figlio, riduzione del pianto, ottimale avvio dell’allattamento, stabilizzazione dell’umore della paziente, con riduzione del tasso di depressione del post-partum.

“Un singolo, drammatico evento non può far dimenticare la vastità di studi scientifici nazionali e internazionali che hanno dimostrato gli eccellenti risultati ottenuti dal rooming-in, nel migliorare da subito il rapporto tra madre e figlio – conclude – sicuramente gli eventi drammatici attuali devono invece spingere con forza le Istituzioni a prendere in considerazione tutte le altre richieste espresse dalla SIGO da tempo, la cui realizzazione contribuirà a rendere la donna meno sola in un momento di grandissima fragilità come quello del parto e ad accompagnare la coppia a divenire genitori”.

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