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Consultori familiari. Sono sempre meno e con poco personale. Si punta molto su assistenza alla nascita mentre sono scarsi i servizi per i giovani. Nuova indagine Iss

15 luglio - La denuncia del rapporto: “Arrestare e invertire il processo di costante riduzione del numero di sedi e del depauperamento delle risorse umane, in atto da decenni, che si traduce nella impossibilità di lavorare secondo i principi della multidisciplinarietà e dell’offerta attiva”. Brusaferro: “Consultori vanno inseriti a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR”. IL REPORT

Dovrebbero essere uno ogni 20 mila residenti ma in realtà sono uno ogni 32.325. E poi sono carenti di personale a tal punto che rispetto allo standard di riferimento il valore medio delle ore di lavoro settimanali è inferiore di 6 ore per la figura del ginecologo, di 11 ore per l’ostetrica, di un’ora per lo psicologo e di 25 ore per l’assistente sociale. Stiamo parlando dei consultori familiari di cui l’Iss ha pubblicato il rapporto sui risultati dell’Indagine nazionale 2018-2019.

“La capacità attrattiva dei CF risulta chiaramente associata con il loro bacino di utenza: maggiore è la diffusione dei CF nel rispetto della loro natura di servizio di prossimità, più numerosa è l’utenza che vi si rivolge. Questo dato sottolinea l’importanza di arrestare e invertire il processo di costante riduzione del numero di sedi e del depauperamento delle risorse umane, in atto da decenni, che si traduce nella impossibilità di lavorare secondo i principi della multidisciplinarietà e dell’offerta attiva. Si tratta inoltre di un fenomeno che mina l’identità dei CF che si vedono costretti a penalizzare le attività programmatiche di prevenzione e di promozione della salute rivolte alla comunità” si legge nel rapporto che descrive nel dettaglio i risultati del progetto nazionale sui consultori familiari, finanziato dalle azioni centrali del Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2018-2020, che ha fotografato la rete degli oltre 1800 consultori distribuiti sull’intero territorio nazionale, rilevato i loro modelli organizzativi e analizzato le attività con l’obiettivo di identificare le buone pratiche per promuovere una rivalutazione del loro ruolo.

L’attualità di questi servizi emerge pienamente dalla lettura del rapporto, che fornisce elementi conoscitivi utili alla comprensione delle funzioni, della complessità organizzativa e della variabilità dell’offerta dei consultori familiari nelle diverse Regioni.

Il rapporto è costituito da due volumi: nel primo sono descritti i risultati generali dell’indagine seguiti da focus di approfondimento su alcune tematiche di interesse prioritario per consentirne una lettura integrata sulla base delle conoscenze disponibili nel panorama nazionale; il secondo è dedicato a un approfondimento dei risultati a livello regionale che ne consente una lettura contestualizzata ai diversi sistemi sanitari regionali in un’ottica di benchmarking.

Questi gli argomenti affrontati dal documento: Salute della donna life-course (prevenzione oncologica, fertilità, endometriosi, menopausa), Interruzione Volontaria di Gravidanza e contraccezione, Consultori familiari e le giovani generazioni, Percorso nascita, Consultori familiari e accompagnamento alla genitorialità, Salute mentale perinatale e consultori familiari, Contrasto alla violenza di genere nei consultori familiari.

“In questi anni di emergenza pandemica da COVID-19 - scrive il Presidente Iss Silvio Brusaferro nella presentazione - si è rafforzata nel Paese la consapevolezza dell’importanza di disporre di una rete integrata di servizi territoriali di base in grado di assicurare capillarmente la presa in carico delle persone e delle comunità, garantendo l’accessibilità e la continuità delle cure anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e più difficili da raggiungere. L’auspicio è che i risultati di questo progetto possano concretizzarsi in uno strumento di confronto utile ai professionisti che operano sul territorio e ai decisori che, a vari livelli, sono chiamati a riflettere e a dare risposte sul futuro di questi servizi strategici in un’ottica di valorizzazione della tutela e promozione della salute, inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR”.

Si punta molto su assistenza alla nascita ma poco si fa per i giovani
Dall’indagine è emerso che, complessivamente, gli ambiti nei quali è stata più frequentemente effettuata attività di programmazione a livello aziendale o distrettuale sono stati i Corsi di Accompagnamento alla Nascita (CAN) (94,4%), l’educazione affettiva e sessuale (88,9%) e l’allattamento (87,8%). A seguire la prevenzione oncologica (78,9%) e poi, con frequenze più basse, seguono gli altri ambiti fino alla prevenzione di uso di sostanze, citata nel 26,1% dei casi. Le quattro attività meno rappresentate sono attività rivolte agli adolescenti/giovani.

I consultori sono pochi.
La Legge 34/1996 prevede la disponibilità di un CF ogni 20.000 residenti, Dalla nostra indagine risulta che in media sul territorio nazionale è presente un CF ogni 32.325 residenti. Solo in 5 Regioni e una PA il numero medio di residenti per CF è compreso entro i 25.000, mentre in altre 5 Regioni e una PA il numero medio è superiore a 40.000 residenti per CF, con un bacino di utenza per sede consultoriale più che doppio rispetto a quanto previsto dal legislatore. Nel 1993 era disponibile circa un CF ogni 20.000 residenti, un CF ogni 28.000 residenti nel 2008 (2). Si evidenzia quindi una progressiva riduzione del numero delle sedi di CF sul territorio nazionale.

Manca il personale.
Rispetto allo standard di riferimento il valore medio delle ore di lavoro settimanali rilevato dall’indagine è inferiore di 6 ore per la figura del ginecologo, di 11 ore per l’ostetrica, di un’ora per lo psicologo e di 25 ore per l’assistente sociale

A livello regionale e di PA si registra una grande variabilità nella disponibilità delle diverse figure professionali. La disponibilità della figura del ginecologo varia da 5,4 (PA Bolzano) a 22,4 ore (Emilia-Romagna) mentre quella dell’ostetrica varia da 12,4 (Liguria) a 80 ore (PA Trento). Si evidenzia un generale sottodimensionamento del personale per quanto in 5 Regioni la disponibilità dell’ostetrica superi lo standard previsto e una (Emilia-Romagna) raggiunga lo standard per entrambe le figure. Lo standard di riferimento di 36 ore settimanali del 1995 per la figura dell’ostetrica appare sottodimensionato nei contesti, come l’Emilia-Romagna e la PA di Trento, in cui il modello di assistenza territoriale al percorso nascita è centrato su questa figura, in linea con le raccomandazioni della Linea Guida sulla gravidanza fisiologica del SNLGISS e con le evidenze ormai consolidate della letteratura. Anche la disponibilità di psicologi e assistenti sociali appare generalmente sottodimensionata e molto variabile. Le ore settimanali della figura dello psicologo variano da 1,9 (Piemonte) a 31,2 (Lombardia) mentre quelle dell’assistente sociale variano da 0 (Valle d’Aosta) a 29,8 (Basilicata). Per la figura dello psicologo 7 Regioni superano lo standard previsto. Più in generale uno sguardo di insieme sulla disponibilità delle quattro figure professionali che compongono l’équipe consultoriale, a fronte di una carenza generalizzata di personale, fa emergere un ruolo diversificato dei CF nella rete sociosanitaria a livello regionale e di PA.

 

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