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L’assunzione di farmaci anticonvulsivanti in gravidanza non danneggia lo sviluppo neurologico dei bambini piccoli

21 luglio - Un nuovo studio pubblicato su Lancet Neurology ha rilevato che i bambini esposti in utero ai farmaci antiepilettici comunemente prescritti alle mamme non hanno esiti sullo sviluppo neurologico peggiori rispetto ai figli di donne sane.

La maggior parte delle madri che hanno assunto farmaci antiepilettici durante la gravidanza possono tirare un sospiro di sollievo: un nuovo studio condotto dall’Università di Pittsburgh e pubblicato su Lancet Neurology ha rilevato che i bambini esposti in utero a farmaci comunemente prescritti non hanno esiti sullo sviluppo neurologico peggiori rispetto ai figli di donne sane.

I farmaci antiepilettici comunemente usati come lamotrigina e levetiracetam sono generalmente considerati efficaci e sicuri, soprattutto rispetto a molti trattamenti per l’epilessia di prima generazione che comportavano gravi rischi per il nascituro. Ma mentre l’epilessia può non essere più la ragione che impedisce di affrontare una gravidanza, non ci sono ancora abbastanza informazioni su come i farmaci assunti dalla madre influenzino gli esiti materni e infantili dopo il parto.

Il nuovo studio fornisce rassicurazione ai pazienti e offre una guida ai neurologi. “Poter dire che l’assunzione di questi farmaci non esporrà il futuro bambino a un rischio maggiore di autismo o difficoltà di apprendimento, ha un enorme impatto per le donne con epilessia che stanno prendendo in considerazione una gravidanza” ha detto l’autore senior dello studio Page Pennell, MD, professore e presidente della cattedra di neurologia presso l’Università di Pittsburgh.

L’epilessia con le sue convulsioni improvvise e debilitanti e il numero limitato di farmaci che hanno causato rischi significativi per il feto in via di sviluppo, è stata considerata incompatibile con la gravidanza per gran parte del 20° secolo, sebbene il panorama stia gradualmente cambiando.

Lo studio Monead (Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs) è stato quindi lanciato due decenni fa con l’obiettivo di fornire informazioni di alta qualità su come i farmaci antiepilettici influenzano sia la madre che il bambino. Lo studio prospettico osservazionale ha reclutato donne trattate per l’epilessia in venti centri medici negli Stati Uniti, seguite insieme ai loro bambini nel corso della gravidanza e diversi anni dopo il parto.

Precedenti ricerche emerse dallo studio avevano evidenziato la necessità di monitorare attentamente e regolare il dosaggio dei farmaci antiepilettici per ottenere un adeguato controllo delle convulsioni senza compromettere la salute del feto. Il nuovo studio ha quindi valutato se l’esposizione a questi farmaci provocasse effetti sullo sviluppo neurologico a lungo termine del bambino

Per valutare gli effetti dell’esposizione fetale ai farmaci, i bambini all’età di tre anni sono stati testati per il loro vocabolario e le capacità di comprensione verbale, nonché sulla capacità di descrivere immagini semplici. I figli di donne con epilessia erano altrettanto bravi a descrivere verbalmente oggetti e immagini semplici quanto i figli di donne senza epilessia. La loro capacità di comprendere il linguaggio era anche paragonabile a quella dei bambini della stessa età nati da donne senza epilessia, evidenziando che sia lamotrigina che levetiracetam presentano un basso rischio di influenzare negativamente i risultati cognitivi.

In un’analisi secondaria i ricercatori hanno scoperto che un alto dosaggio di levetiracetam nel terzo trimestre di gravidanza era correlato a effetti avversi sullo sviluppo neurologico del bambino e raccomandano un monitoraggio particolarmente attento dei livelli ematici di questo farmaco e strategie di dosaggio ponderate. I ricercatori sottolineano, tuttavia, che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se lo stesso vale anche per altri farmaci antiepilettici meno comuni.

Lo screening per i disturbi dell’umore e dell’ansia è un altro fattore importante che i medici devono considerare. Nell’ambito dello studio i ricercatori hanno osservato che l’aumento dell’ansia materna e, in misura minore, la depressione ha un effetto negativo sui neonati.

“I risultati forniscono informazioni preziose per le donne con epilessia, ma c’è ancora molto da fare poiché non conosciamo i rischi per la maggior parte dei farmaci antiepilettici”, ha detto l’autore principale e uno dei numerosi ricercatori principali dello studio Kimford Meador, MD, professore di neurologia alla Stanford University.

“Per molti anni, i prescrittori non hanno avuto buone informazioni sugli esiti cognitivi dei bambini esposti in utero a farmaci antiepilettici approvati più di recente – ha affermato Adam Hartman, MD, direttore del programma nella divisione Ninds di ricerca clinica e scienziato del progetto Ninds per Monead – questo studio rappresenta un altro passo importante nell’avanzamento delle nostre conoscenze; tuttavia, bisogna ancora lavorare, in particolare per gli esiti secondari”.

 

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