Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

slider_medici.jpg
topbanner2b.jpg
topbanner3d.jpg
  • Aogoi
  • Notiziario
  • Resistenza antimicrobica. Ocse: “Nonostante gli sforzi negli ultimi 20 anni sono cresciute le vendite di antibiotici per l’uomo. Negli animali invece dimezzate. Ma servono interventi subito o il costo sarà di 29 miliardi di dollari l’anno”

Resistenza antimicrobica. Ocse: “Nonostante gli sforzi negli ultimi 20 anni sono cresciute le vendite di antibiotici per l’uomo. Negli animali invece dimezzate. Ma servono interventi subito o il costo sarà di 29 miliardi di dollari l’anno”

29 settembre - Alimentate dagli alti livelli di uso inappropriato di antimicrobici, le proporzioni di resistenza nelle 12 principali combinazioni di batteri si attestano intorno al 20% nei paesi Ocse, il che significa che un’infezione su cinque ora è causata da superbatteri. Ogni anno, circa 79.000 persone perdono la vita a causa di infezioni resistenti nei 34 paesi dell’Ocse e dell’Ue/See. Ciò corrisponde a 2,4 volte il numero di decessi dovuti a tubercolosi, influenza e Hiv/Aids insieme nel 2020. IL REPORT

La resistenza antimicrobica (AMR), ovvero la capacità dei microbi di resistere ai farmaci antibiotici, è una delle principali minacce per la salute pubblica a livello globale, con conseguenze sociali, economiche e sanitarie di vasta portata per persone, animali e ambiente. Il nuovo rapporto Ocse “Embracing a ­One Health Framework to ­Fight Antimicrobial Resistance” evidenzia che, in assenza di un’azione One Health più forte, i livelli di resistenza antimicrobica rimarranno inaccettabili per almeno i prossimi 25 anni.

Le infezioni resistenti mieteranno ogni anno la vita a migliaia di persone nei paesi d dell’Ocse e dell’Ue/See ed eserciteranno ulteriore pressione sulle risorse ospedaliere già messe a dura prova dalla pandemia di Covid-19. I costi per i sistemi sanitari e per le economie continueranno ad aumentare. Nonostante gli sforzi politici volti a ottimizzare il consumo di antibiotici, infatti, le vendite medie di tutte le classi di questi farmaci sono aumentate di quasi il 2% dal 2000, mentre più di un terzo dei paesi Ocse non raggiunge l’obiettivo stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché gli antibiotici di prima linea costituiscano almeno il 60% del totale consumo di antibiotici. Se le tendenze attuali continueranno, il consumo di antibiotici negli esseri umani non diminuirà in modo significativo almeno fino al 2035.

Negli animali, l’uso di antimicrobici nei paesi Ocse si è invece dimezzato, passando da 181 a 91 milligrammi di antimicrobico per chilogrammo di cibo tra il 2000 e il 2019 e le proiezioni suggeriscono che potrebbe diminuire di un ulteriore 10% entro il 2035. Ma la maggior parte delle vendite di antimicrobici per animali avviene al di fuori dei paesi Ocse e si prevede che la vendita di antimicrobici per uso animale nei paesi del G20 raggiungerà quasi il doppio della media Ocse entro il 2035.

Alimentate dagli alti livelli di uso inappropriato di antimicrobici, le proporzioni di resistenza nelle 12 principali combinazioni di batteri si attestano intorno al 20% nei paesi Ocse, il che significa che un’infezione su cinque ora è causata da superbatteri. Il documento evidenzia punti ancora più allarmanti: se lasciata incontrollata, la resistenza agli antimicrobici di terza linea - i farmaci di ultima istanza contro le infezioni difficili da trattare - potrebbero essere 2,1 volte superiori entro il 2035 nell’Ocse rispetto al 2005.

Ciò significa che i sistemi sanitari saranno sempre più vicini all’esaurimento delle opzioni per curare i pazienti affetti da una gamma di malattie come polmonite e infezioni del sangue; oggi, la resistenza antimicrobica rimane pericolosamente elevata in alcuni paesi come Grecia, India e Turchia. In questi paesi, oltre il 40% di tutte le infezioni è causata dalle 12 combinazioni antibiotico-superbatterio che si prevede diventeranno resistenti entro il 2035; per alcune coppie antibiotico-batteri come l’Acinetobacter baumannii resistente ai fluorochinoloni e ai carbapenemi, le percentuali di resistenza potrebbero raggiungere quasi il 90%. Senza un’azione politica decisiva, evidenzia dunque il report, o troppe vite andranno perse a causa della resistenza delle infezioni. Ogni anno, circa 79.000 persone perdono la vita a causa di infezioni resistenti nei 34 paesi dell’Ocse e dell’Ue/See. Ciò corrisponde a 2,4 volte il numero di decessi dovuti a tubercolosi, influenza e Hiv/Aids insieme nel 2020. Gli anziani sopportano il peso maggiore del bilancio delle vittime della resistenza antimicrobica, con circa due decessi su tre dovuti alla resistenza antimicrobica che si sono verificati tra le persone di età superiore ai 65 anni.

Anche i bambini sono a rischio. I ceppi resistenti di tre batteri - Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Staphylococcus aureus – sono i principali responsabili del peso della resistenza antimicrobica. Le infezioni resistenti acquisite in ambito sanitario sono particolarmente pericolose. Queste rappresentano circa un’infezione resistente su tre, ma oltre il 60% dei decessi correlati alla resistenza antimicrobica.

I sistemi sanitari e le economie continueranno a sostenere un pesante onere finanziario: il costo dell’inazione nella lotta alla resistenza antimicrobica è elevato, potendo superare i 28,9 miliardi di dollari ogni anno adeguandosi alla parità di potere d’acquisto nei 34 paesi considerati. Per fare un confronto, nei 17 paesi per i quali sono disponibili dati, la spesa sostenuta ogni anno a causa della resistenza antimicrobica rappresenta circa il 19% della spesa sanitaria totale dovuta al trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 nel 2020.

 

menu
menu