Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

slider_medici.jpg
topbanner2b.jpg
topbanner3d.jpg
  • Aogoi
  • Notiziario
  • Covid. Dopo oltre tre anni l’Oms dichiara la fine dello stato di emergenza globale. “Ma virus resta una minaccia alla salute”

Covid. Dopo oltre tre anni l’Oms dichiara la fine dello stato di emergenza globale. “Ma virus resta una minaccia alla salute”

5 maggio - Il Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale per la sanità ha raccomandato la fine dello stato di emergenza che è stato accettato dal Dg Tedros Ghrebreyesus. “Questo è un momento da celebrare ma è anche un momento per riflettere. Deve restare l’idea della potenziale minaccia di altre pandemie”. Poi l’avvertimento: “Resta il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare nuove ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia”. Schillaci: "Pandemia alle spalle, ricordare sacrifici fatti affinché non accada mai più”.

Dopo oltre 3 anni dallo scoppio della pandemia il Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale per la sanità ha raccomandato la fine dello stato di emergenza.

L’attesa decisione è stata ufficializzata dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo la riunione di ieri del comitato di emergenza che ha analizzato l’attuale situazione epidemiologica. Il Covid ha complessivamente infettato almeno 765 milioni di persone causando la morte di circa 20 milioni. Dall’inizio di quest’anno il numero dei contagi e delle vittime si è andato progressivamente riducendo a livello globale: nell’ultima settimana di aprile, l’Oms ha accertato 630 mila casi e 3.500 morti nel mondo, mentre nello scorso gennaio i positivi erano oltre un milione 300 mila e i morti 14 mila, in prevalenza per effetto della nuova ondata di casi in Cina

“Questo è un momento da celebrare – ha detto in conferenza stampa il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus – ma è anche un momento per riflettere. Deve restare l’idea della potenziale minaccia di altre pandemie. Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci a pandemie meglio e riconoscerle prima, ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori. Resta il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare nuove ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i paesi possano fare ora – ha avvertito – è usare questa notizia per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi”.

“Mentre noi parliamo – ha detto ancora Ghebreyesus – migliaia di persone nel mondo stanno lottando per le loro vite nelle terapie intensive e milioni continuano a vivere con gli effetti debilitanti della condizione post-Covid. Il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando”.

Il Covid, ha aggiunto, “è stato molto di più di una crisi sanitaria: ha causato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e spingendo milioni di persone nella povertà. Ha causato sconvolgimento sociali, con chiusura delle frontiere e milioni di persone colpite da isolamento, depressione e ansia. Ora da più di un anno la pandemia sta registrando una tendenza al ribasso, con l’immunizzazione che è cresciuta e la mortalità che diminuisce con una minore pressione sui sistemi sanitari. Ciò ha permesso a molti paesi di tornare alla vita come la conoscevamo prima della pandemia”.

Schillaci: "Pandemia alle spalle, ricordare sacrifici fatti affinché non accada mai più”. “Da oggi possiamo dire che l’emergenza sanitaria Covid19 è alle nostre spalle” ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a seguito della decisione dell’Oms.

“Il mio pensiero – ha aggiunto –  va innanzitutto ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari che non hanno risparmiato energie per combattere questo incubo globale e alle persone che non ce l’hanno fatta. In loro memoria non dobbiamo dimenticare questa terribile esperienza e dobbiamo rafforzare la ricerca, le strutture sanitarie e l'assistenza territoriale perché non accada mai più niente di simile”.

menu
menu