Emorragia post partum. Dall’Oms una Roadmap per affrontare la principale causa di morte materna
13 ottobre - Nonostante sia prevenibile e curabile, la Pph provoca circa 70mila decessi ogni anno. Alle donne che sopravvivono, può causare disabilità e traumi psicologici che durano anni. Tedros Adhanom Ghebreyesus: “Questa nuova tabella di marcia traccia un percorso verso un mondo in cui più donne possano avere un parto sicuro e un futuro sano con le loro famiglie”. IL DOCUMENTO
Una Roadmap per affrontare, tra il 2023 e il 2030, l’emorragia post partum (Pph), che colpisce milioni di donne ogni anno ed è la principale causa mondiale di morte materna.
È stata pubblicata dall’Oms la sua prima tabella di marcia per affrontare la Pph. Definita come sanguinamento eccessivo dopo il parto, nonostante sia prevenibile e curabile, provoca circa 70mila decessi ogni anno, causando tra coloro che sopravvivono, disabilità e traumi psicologici che durano anni.
“Il sanguinamento grave durante il parto è una delle cause più comuni di mortalità materna, ma è altamente prevenibile e curabile – ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – questa nuova tabella di marcia traccia un percorso verso un mondo in cui più donne possano avere un parto sicuro e un futuro sano con le loro famiglie”.
Si stima che una donna muoia ogni due minuti per cause legate alla gravidanza o al parto. Dal 2015 ci sono stati progressi limitati nella riduzione di queste morti, ma il mondo è ancora fuori strada per raggiungere i relativi obiettivi di sviluppo sostenibile.
Mission della road map è quindi quella di delineare obiettivi e attività di ricerca, normative, attuazione e sostegno ai Paesi. Le azioni prioritarie includono: lo sviluppo di nuove e più ampie linee guida per la PPH che coprano la prevenzione, l’individuazione e il trattamento; ricerca per fornire innovazioni e aumentare l’accesso a interventi comprovati; l’istituzione di un nuovo meccanismo di appalto per migliorare l’offerta di medicinali e prodotti di base di alta qualità; sostegno e sensibilizzazione e, a livello nazionale, formazione e miglioramenti delle strutture.
La Roadmap mira inoltre ad aiutare i Paesi ad affrontare le forti differenze nei risultati di sopravvivenza derivanti dalla Pph, che riflettono le principali disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari essenziali. Oltre l’85% dei decessi dovuti a Pph si verifica nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale. I fattori di rischio comprendono anemia, anomalie placentari e altre complicazioni in gravidanza come infezioni e preeclampsia.
Molti fattori di rischio, sottolinea una nota dell’Oms “possono essere gestiti se esiste un’assistenza prenatale di qualità, compreso l’accesso agli ultrasuoni, insieme a un monitoraggio efficace nelle ore successive alla nascita. Anche l’eventuale sanguinamento deve essere rilevato e trattato molto rapidamente. Troppo spesso, tuttavia, le strutture sanitarie mancano degli operatori sanitari o delle risorse necessarie, compresi i beni salvavita come l’ossitocina, l’acido tranexamico o il sangue per le trasfusioni”.
“Affrontare l’emorragia postpartum richiede un approccio su più fronti incentrato sia sulla prevenzione che sulla risposta, prevenendo i fattori di rischio e fornendo accesso immediato ai trattamenti quando necessario, insieme a sforzi più ampi per rafforzare i diritti delle donne”, ha affermato Pascale Allotey, direttrice dell’Oms per la salute sessuale e riproduttiva e Hrp, il programma speciale delle Nazioni Unite per la ricerca, lo sviluppo e la formazione nel campo della riproduzione umana.
“Ogni donna, indipendentemente da dove vive – aggiunge – dovrebbe avere accesso a cure di maternità tempestive e di alta qualità, con operatori sanitari qualificati, attrezzature essenziali e scaffali riforniti di prodotti adeguati ed efficaci: questo è fondamentale per trattare le emorragie post partum e ridurre le morti materne”.
La Roadmap è stata sviluppata attraverso ampie consultazioni che hanno coinvolto più di 130 esperti in diversi settori, mentre l’attuazione sarà guidata da un comitato direttivo interdisciplinare.
L’Oms e i partner forniranno supporto tecnico specializzato ai Paesi per adattare le linee guida globali alle politiche nazionali, a partire da dove si registra il maggior carico di morti materne. Tra i numerosi partner figurano: l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid), la Fondazione Bill e Melinda Gates, la Global Financing Facility, Msd for Mothers, Unitaid, la Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia (Figo) , la Confederazione internazionale delle ostetriche (Icm), Jhpiego, Laerdal Foundation e il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa).