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Nessuna cessione di sovranità. E sulla proprietà intellettuale delle tecnologie salvavita: “Una minaccia del diritto alla salute”. Ecco cosa dice la bozza Oms sulle possibili nuove pandemie

31 marzo - “Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli”. Questo quanto prevede l’ultima bozza del testo ancora in lavorazione in tema di sovranità. E sulla proprietà intellettuale di tecnologie mediche salvavita: “L’effetto sui prezzi limita le opzioni di accesso e impedisce produzione e forniture locali indipendenti”. LA BOZZA

Il nuovo trattato pandemico dell’Oms comporterebbe cessioni di sovranità da parte dei Paesi aderenti, profilando un governo sanitario mondiale. Questo l’allarme rilanciato ormai da diversi mesi da quei canali informativi che si sono contraddistinti negli ultimi mesi per aver riportato diverse fake news su Covid e vaccini. Una propaganda talmente martellante da aver costretto la settimana scorsa lo stesso direttore generale Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ad intervenire contro la dilagante “disinformazione sui social media e nei media mainstream”.

A questo punto la prima domanda da porsi è: “Di cosa stiamo parlando”? Dalla seconda metà del 2022 gli Stati membri dell’Oms hanno avviato negoziati su un progetto di accordo globale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche. Quindi c’è innanzitutto da dire che nessuna decisione è stata presa. L’organo intergovernativo di negoziazione (INB), che sta elaborando e negoziando l’auspicato accordo dell’Oms, dovrebbe riunirsi di nuovo all’inizio del mese prossimo, al fine di produrre una prima ‘bozza zero’.

Appurato l’iter del provvedimento, proviamo ora a vedere il contenuto dell’ultimo testo base disponibile. Questo risale allo scorso febbraio e possiamo fin da subito anticiparvi un punto chiave: no, non viene prevista nessuna cessione di sovranità all’Oms. Appurato questo, passiamo ora all’esame del contenuto del testo.

In tema di sovranità qui viene in prima istanza riaffermato proprio il “principio della sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica, in particolare la prevenzione, la preparazione, la risposta e il ripristino dei sistemi sanitari in caso di pandemia”.

La parte contestata riguarda il semplice riconoscimento di un “ruolo centrale dell’Oms, in quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, nella prevenzione delle pandemie, nella preparazione, nella risposta e nel recupero dei sistemi sanitari, nella convocazione e nella generazione di prove scientifiche e, più in generale, nella promozione della cooperazione multilaterale nella governance della salute globale”. Un po’ poco per parlare di una cessione di sovranità.

Se ciò non bastasse, basta scorrere in avanti il documento fino ad arrivare al capitolo dedicato ai “Principi e diritti”. Il punto 3 è dedicato proprio alla sovranità dei singoli Stati e si spiega: “Gli Stati, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e con i principi del diritto internazionale, hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che le attività che rientrano nella loro giurisdizione o nel loro controllo non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli. La sovranità comprende anche i diritti degli Stati sulle loro risorse biologiche”. A questo punto il paventato ‘governo mondiale della sanità’ che svuoterebbe i singoli Stati di ogni competenza della materia potremmo ufficialmente bollarlo come l’ennesima fake news fatta circolare al fine di screditare gli organismi internazionali.

L’obiettivo del documento, si spiega, è quello di “prevenire le pandemie, salvare vite umane, ridurre il carico delle malattie, rafforzare in modo proattivo le capacità mondiali di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie e il risanamento dei sistemi sanitari da esse. Si punta quindi a ridurre “in modo sostanziale il rischio di pandemie, aumentando le capacità di preparazione e risposta ad esse, realizzando progressivamente una copertura sanitaria universale e assicurando una risposta alle pandemie coordinata, collaborativa e basata su prove di efficacia e un recupero resiliente dei sistemi sanitari a livello comunitario, nazionale, regionale e globale”.

L’esperienza Covid ci ha insegnato il valore della trasparenza e condivisione dei dati. Una lezione che viene qui ripresa quando, in tema di trasparenza, si ricorda come l’efficacia della prevenzione, della preparazione e della risposta alle pandemie dipende “dalla condivisione, dall’accesso e dalla divulgazione trasparente, aperta e tempestiva di informazioni, dati e altri elementi rilevanti che possono venire alla luce (compresi i campioni biologici, i dati delle sequenze genomiche e i risultati delle sperimentazioni cliniche), per la valutazione del rischio e le misure di controllo, nonché per lo sviluppo di prodotti e servizi legati alle pandemie, in particolare attraverso un approccio che coinvolga l’intero governo e l’intera società, basato e guidato dalle migliori evidenze scientifiche disponibili, nel rispetto delle norme, dei regolamenti e delle leggi nazionali, regionali e internazionali sulla privacy e sulla protezione dei dati”.

Altro nodo affrontato negli ultimi anni è quello riguardante i diritti di proprietà intellettuale con la scoperta dei primi vaccini contro il Covid. Nel testo l’Oms da una parte riconosce che “la protezione dei diritti di proprietà intellettuale è importante per lo sviluppo di nuovi farmaci”, mentre dall’altra si riconoscono anche “le preoccupazioni per l’effetto negativo sui prezzi e sulla produzione, l’accesso tempestivo ed equo e la distribuzione di vaccini, trattamenti, diagnostici e tecnologie sanitarie e know-how”.

Vengono inoltre sottolineate le “preoccupazioni per il fatto che la proprietà intellettuale sulle tecnologie mediche salvavita continua a rappresentare una minaccia e un ostacolo alla piena realizzazione del diritto alla salute e al progresso scientifico per tutti, in particolare l’effetto sui prezzi, che limita le opzioni di accesso e impedisce la produzione e le forniture locali indipendenti, e notando i difetti strutturali degli accordi istituzionali e operativi nella risposta globale alla pandemia Covid, e la necessità di stabilire un futuro meccanismo di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie che non sia basato su un modello di carità”.

Riaffermando “le flessibilità e le salvaguardie contenute nell’Accordo Trips e la loro importanza per eliminare gli ostacoli alla produzione e all’accesso ai prodotti legati alle pandemie, nonché alle catene di approvvigionamento sostenibili per la loro equa distribuzione”, si riconosce al contempo la necessità di “meccanismi sostenibili per sostenere il trasferimento di tecnologia e know-how a supporto degli stessi”.

Riconoscendo poi le carenze della preparazione e della risposta alla pandemia Covid, si concorda sulla necessità di una catena di approvvigionamento e di una rete logistica globale adeguata, equa, trasparente, agile, efficace e diversificata per la prevenzione, la preparazione, la risposta e il recupero a seguito di pandemie. A tal fine si propone di istituire una Rete globale dell’Oms per la catena di approvvigionamento e la logistica in caso di pandemia.

L’accesso iniquo ai prodotti legati alle pandemie (compresi, ma non solo, vaccini, terapie e strumenti diagnostici) dovrebbe essere affrontato aumentando la capacità di produzione e distribuendo in modo più equo. Si prevede quindi l’accesso da parte dell’Oms del 20% della produzione di prodotti legati al contrasto della pandemia, tra cui strumenti diagnostici, vaccini, dispositivi di protezione individuale e terapeutici, “per consentire un’equa distribuzione, in particolare ai Paesi in via di sviluppo, in base al rischio e alla necessità di salute pubblica e ai piani nazionali che identificano le popolazioni prioritarie”.

Viene inoltre richiesto un rafforzamento normativo per far sì che, in caso di pandemia, venga accelerato il processo di approvazione e autorizzazione dei prodotti per uso di emergenza in modo tempestivo.

E ancora, sempre in tema di trasparenza, si richiede di rendere note “le informazioni sui finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo di potenziali prodotti connessi alla pandemia e le disposizioni per migliorare la disponibilità e l’accessibilità dei lavori risultanti, comprese le pubblicazioni liberamente disponibili e accessibili al pubblico e la rendicontazione pubblica dei relativi brevetti; rendere obbligatorio per i produttori che ricevono finanziamenti pubblici per la produzione di prodotti connessi alla pandemia la divulgazione dei prezzi e delle condizioni contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia, tenendo conto dell’entità dei finanziamenti pubblici ricevuti; incoraggiare i produttori che ricevono altri fondi, esterni al produttore, per la produzione di prodotti connessi alla pandemia a rendere noti i prezzi e le condizioni contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia”.

Quanto al personale sanitario e assistenziale, si spiega che questo deve essere “formato, competente e preparato, a tutti i livelli, a sostenere le capacità di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie, mantenendo i servizi sanitari essenziali”. Per far questo, pur nel rispetto della legislazione nazionale, si richiede di:
a) rafforzare la formazione, l’impiego, la retribuzione, la distribuzione e il mantenimento in servizio del personale sanitario e di assistenza, compresi gli operatori sanitari di comunità e i volontari;
b) affrontare le disparità e le disuguaglianze di genere all’interno del personale sanitario e assistenziale, per garantire una rappresentanza, un impegno, una partecipazione e un’emancipazione significativi di tutti gli operatori sanitari e assistenziali, affrontando al contempo la discriminazione, lo stigma e la disuguaglianza ed eliminando i pregiudizi, tra cui la disparità di retribuzione, e rilevando che le donne spesso incontrano ancora ostacoli significativi nell’assumere ruoli di leadership e decisionali.

Si propone infine l’istituzione di un organo direttivo al fine di promuovere l’effettiva attuazione del nuovo piano di preparazione pandemico. Questo rappresenterà un primo ramo governativo, la Conferenza delle parti, formata da rappresentanti degli Stati e degli altri aderenti, e sarà “l’unico organo decisionale”; si prevede poi un secondo ramo amministrativo.

Giovanni Rodriquez

 

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