Qualità delle cure. Per l’Italia luci e ombre. Uso eccessivo di antibiotici ma buoni dati su ricoveri inappropriati e mortalità a 30 giorni a seguito di infarto e ictus. Gli ultimi dati dell’Ocse
10 novembre - Il nostro Paese si caratterizza infatti per un utilizzo ancora eccessivo di antibiotici, causa di potenziali rischi di antibioticoresistenza; ma con buoni risultati in termini sia di ricoveri inappropriati che per esiti in termini di mortalità a 30 giorni a seguito di infarto o ictus. Questi ultimi risultati, però, vanno presi con cautela in quanto si riferiscono a dati risalenti a periodi ben antecedenti il 2021. Quanto agli screening per tumore al seno, l’Italia raggiunge un risultato leggermente superiore alla media Ocse ma insufficiente rispetto agli altri Paesi europei.
Un’assistenza di qualità richiede che i servizi sanitari siano sicuri, appropriati, clinicamente efficaci e rispondenti alle esigenze dei pazienti. Le prescrizioni di antibiotici e i ricoveri ospedalieri evitabili sono esempi di indicatori che misurano la sicurezza e l’appropriatezza delle cure primarie. Lo screening del cancro al seno è un indicatore della qualità dell’assistenza preventiva; la mortalità a 30 giorni in seguito a infarto miocardico acuto (IMA) e ictus misura l’efficacia clinica dell’assistenza secondaria. Sotto questo profilo, l’ultima analisi dell’Ocse dipinge un quadro a luci ed ombre per l’Italia.
Il nostro Paese si caratterizza infatti per un utilizzo ancora eccessivo di antibiotici, ma con buoni risultati in termini sia di ricoveri inappropriati e screening del tumore al seno che per esiti in termini di mortalità a 30 giorni a seguito di infarto o ictus. Questi ultimi risultati, però, vanno presi con cautela in quanto si riferiscono a dati risalenti a periodi ben antecedenti il 2021.
L’uso eccessivo di antibiotici contribuisce ad aumentare la resistenza antimicrobica e rappresentano uno spreco di spesa. I volumi totali di antibiotici prescritti nel 2021 variano di tre volte tra i Paesi: Austria, Paesi Bassi e Germania hanno registrato i volumi più bassi, mentre Grecia, Francia, Polonia e Spagna hanno registrato i volumi più alti. Nei Paesi Ocse, il volume di antibiotici prescritti è leggermente diminuito nel tempo. In Italia si è registrato un consumo quotidiano di 15,9 per 1.000 abitanti superiore rispetto alla media Ocse di 13,1 dosi.
Come abbiamo visto ieri, l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, l’insufficienza cardiaca congestizia e il diabete sono tutte patologie croniche che possono essere trattate in larga misura nell’ambito dell’assistenza primaria; i ricoveri ospedalieri per queste patologie possono segnalare problemi di qualità nell’assistenza primaria, con la riserva che tassi di ricovero molto bassi possono anche riflettere in parte un accesso limitato. Nel 2021, tra i 32 Paesi con dati comparabili, i ricoveri ospedalieri evitabili sono stati i più alti in Turchia, Germania e Stati Uniti. In quasi tutti i Paesi, questi ricoveri ospedalieri evitabili sono diminuiti nell’ultimo decennio. L’Italia ottiene un risultato eccellente con soli 214 ricoveri inappropriati su 100.000 persone a fronte di una media Ocse di 463.
Il cancro al seno è il tumore con la più alta incidenza tra le donne in tutti i Paesi Ocse e la seconda causa di morte per cancro tra le donne. Lo screening mammografico tempestivo è fondamentale per identificare i casi, consentendo di iniziare il trattamento in una fase precoce della malattia. Nel 2021, i tassi di screening mammografico erano più alti in Danimarca, Finlandia, Portogallo e Svezia (80% o più tra le donne di età compresa tra 50 e 69 anni). I tassi di screening erano più bassi in Messico, Turchia, Repubblica Slovacca e Ungheria (tutti inferiori al 30%). L’Italia, con il 59,9% delle donne di età compresa tra 50 e 69 anni sottoposte a screening ottiene un risultato leggermente superiore alla media Ocse del 55,1% ma di certo non buono se confrontato con gli altri Paesi europei. Nonostante le tendenze favorevoli a lungo termine per molti Paesi, il Covid ha avuto un forte impatto sui programmi di screening, e il tasso medio di screening è stato di 5 punti percentuali inferiore nel 2021 rispetto al 2019.
La mortalità a seguito di infarto del miocardio acuto (IMA) e ictus è un indicatore di lunga data della qualità delle cure per acuti. Entrambi sono diminuiti costantemente nell’ultimo decennio nella maggior parte dei Paesi, ma esistono ancora importanti differenze. Considerando i due indicatori nel loro insieme, il Messico e la Lettonia hanno registrato i tassi di mortalità a 30 giorni di gran lunga più elevati nel 2021, e anche in Estonia e Lituania i tassi erano relativamente alti. Islanda, Norvegia, Paesi Bassi e Australia hanno registrato i tassi più bassi. In Italia la mortalità a 30 giorni dopo IMA per 100 ricoveri di età pari o superiore a 45 anni, standardizzata per età e sesso, raggiunge un risultato di 5,3 inferiore alla media Ocse di 6.8. Va però considerato che il dato italiano risale al 2021. Per quanto riguarda invece gli ictus, il risultato italiano è di 6,6 anche in questo caso inferiore alla media Ocse di 7,8. Per la mortalità a 30 giorni da ictus, però, il risultato italiano è ancora più datato visto che risale al 2014/2015.