Rischio cardiovascolare nelle donne: importanti i fattori non biologici
14 aprile. Secondo una nuova dichiarazione scientifica dell'American Heart Association, pubblicata da Circulation, per una corretta valutazione del rischio cardiovascolare nelle donne è necessario tenere conto anche dei fattori di rischio non biologici e di quelli legati all’etnia.
Per le donne di etnie diverse da quella caucasica è difficile tracciare un profilo di rischio cardiovascolare che tenga conto anche dei fattori non biologici. A fare il punto su questo aspetto è ora uno statement dell’American Heart Association, pubblicato da Circulation.
Secondo gli esperti, la valutazione del rischio è il primo passo nel prevenire malattie cardiache. Tuttavia ci sono ancora molte limitazioni ai fattori di rischio tradizionali e a una stima comprensibile del rischio cardiovascolare per la malattia cardiaca.
Generalmente, infatti, per valutare il rischio cardiovascolare si tiene conto di parametri come la presenza il diabete di tipo 2, la pressione sanguigna, il colesterolo, la storia familiare, lo status di fumatore, i livelli di attività fisica, la dieta e il peso corporeo. Questi aspetti, però, non offrono un profilo di specificità di genere e non tengono conto di altre patologie che sono più comuni tra le donne piuttosto che tra gli uomini.
I fattori specifici che dovrebbero essere presi in considerazione per le donne, nel valutare il rischio cardiovascolare, sono le condizioni correlate alla gravidanza come preeclampsia, il parto pretermine, il diabete gestazionale, l’ipertensione gestazionale o aver avuto un aborto.
Inoltre, bisognerebbe raccogliere informazioni sulla storia del ciclo mestruale, come l’età del primo ciclo e della menopausa, se le donne hanno assunto una terapia sostitutiva ormonale, se sono state sottoposte a chemioterapia o radioterapia o se soffrono della sindrome dell’ovario policistico, che interessa fino al 10% delle donne in età riproduttiva ed è associata a un più alto rischio di malattia cardiovascolare.
Anche le malattie autoimmuni, con le donne che hanno il doppio di probabilità di soffrire di artrite reumatoide o lupus, sono associate a una più rapida insorgenza di placche nelle arterie, a un più alto rischio di malattia cardiovascolare ed a peggiori outcome dopo attacco cardiaco e ictus. So o inoltre importanti da valutare depressione e disturbo post traumatico da stress.
Ci sono, infine, i diversi fattori di rischio cardiovascolare legati all’etnia. Le donne di colore non ispaniche, per esempio, hanno la più alta prevalenza di ipertensione al mondo, sopra il 50%, e hanno anche una maggiore probabilità di sviluppare diabete di tipo 2, di essere obese o estremamente obese e di morire a causa di malattie legate al fumo.
Le donne ispaniche di origine latina hanno invece tassi di obesità più alti rispetto agli uomini della stessa etnia. Infine, in Asia, i tassi di ipertensione sono del 30% più alti tra le donne cinesi e del 53% tra le donne filippine.
Fonte: Circulation 2023