Aumento compensi per riduzione liste d’attesa e per chi lavora nei Ps. Più risorse per il personale del Ssn e stretta su medici a gettone. Schillaci: “Un provvedimento entro l’inizio dell’estate”
24 marzo - Il Ministro della Salute annuncia l’arrivo nei prossimi mesi di un provvedimento di legge per far fronte alla carenza di personale e al problema delle lunghe liste d’attesa. Prevista anche valorizzazione della pensione per chi lavora nei servizi di emergenza-urgenza e defiscalizzazione del lavoro aggiuntivo nonché di un'indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria. L’annuncio durante il Question Time di oggi rispondendo ad un’interrogazione di Noi Moderati.
“Assicurare il potenziamento delle risorse umane nei servizi di emergenza urgenza, da un lato, e, dall’altro, disincentivare il ricorso alle forme di esternalizzazione dei servizi sanitari che si traduce in un impiego a carattere saltuario e precario di professionisti sanitari da parte delle aziende”. E ancora “l’impegno alla messa in campo di tempestive e rilevanti misure, anche di natura finanziaria, per rinnovare e incentivare l’interesse verso il SSN, da parte di tutti i professionisti sanitari”. Sono alcune delle misure annunciate dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci durante il Question Time dei giorni scorsi rispondendo ad un’interrogazione di Noi Moderati. Misure che saranno contenute in un provvedimento di legge che sarà presentato prima dell’inizio dell’estate.
In particolare il Ministro ha specificato che si sta “studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive, di cui all’articolo 115, comma 2 del CCNL dirigenza area sanità 2016-2018, soprattutto avendo riguardo alle prestazioni aggiuntive sanitarie richieste per l’abbattimento delle liste di attesa, così da rendere il ricorso a tali prestazioni da parte delle aziende e degli enti del SSN più incentivante per i professionisti sanitari destinatari nonché più utile per la collettività”.
Inoltre, il Ministro intende “prevedere misure di premialità di carriera per chi accetta di prestare il proprio servizio nei reparti più impegnati e di prima linea, nonché pensare a misure di defiscalizzazione del lavoro aggiuntivo e della indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria”.
Infine, Schillaci ha annunciato anche che nel provvedimento vi sarà anche “una valorizzazione ai fini previdenziali, vista a difficoltà e il disagio del lavoro prestato nei servizi di emergenza-urgenza, nella consapevolezza della centralità delle risorse umane per lo sviluppo ed il funzionamento dei servizi ospedalieri”
La risposta integrale del Ministro della Salute.
Ringrazio gli interroganti che mi consentono di richiamare quanto già in parte esposto in quest’Aula nelle Linee Programmatiche presentate a poco più di un mese dal mio insediamento.
Già in quell’occasione ho avuto modo di sottolineare come la tematica della carenza di medici ed infermieri andasse considerata alla stregua di una vera e propria “emergenza del personale sanitario”. Emergenza che ha origini lontane e cui hanno concorso numerosi fattori, non ultimi una errata valutazione e programmazione nel tempo dei fabbisogni, con il crescente innalzamento della relativa età media del personale ed una eccessiva rigidità dei limiti alla spesa del personale dipendente che ha reso nel tempo scarsamente attrattivo il lavoro prestato presso gli enti e le aziende del SSN. Con un flusso in uscita complessivo di circa 31.600 professionisti tra medici ed infermieri dal 2001 al 2021.
La pandemia ha reso maggiormente evidenti le criticità, con un incremento del fenomeno delle dimissioni, per cause diverse dai pensionamenti, e dell’esodo volontario dal servizio sanitario nazionale.
Ai fenomeni elencati deve poi aggiungersi il cronicizzarsi della carenza di personale sanitario soprattutto nei reparti di Emergenza Urgenza, con lo scarso indice di gradimento che riscontrano le scuole di specializzazione in Medicina e Chirurgia d’urgenza, Anestesiologia ed altre. Tutto ciò ha spinto le aziende stesse a forme d’ingaggio atipiche, attraverso affidamenti di appalti esterni, talvolta di interi reparti, con costi crescenti contabilizzati non più tra i costi del personale, ma tra quelli per beni e servizi.
L’uso distorto delle esternalizzazioni, peraltro, non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta gravi criticità in termini di sicurezza delle cure: sia perché non sempre offre adeguate garanzie sulle competenze dei professionisti coinvolti, sia per la ridotta fidelizzazione di questi ultimi alle strutture pubbliche, derivante da ingaggi professionali distribuiti contemporaneamente su più sedi, con conseguente mancanza di conoscenza da parte dei “turnisti” dell’organizzazione delle unità operative in cui svolgono le loro prestazioni.
Su questa complessa distorsione del sistema, fin dall’inizio del mio mandato ho delegato i NAS all’effettuazione di specifici controlli sulle cooperative di fornitura dei servizi sanitari, da cui sono emerse anche fattispecie di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture. Inoltre è stata accertata la fornitura di medici con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente - anche sopra i 70 anni - e l’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri.
A ridosso dell’inizio del mio mandato, ho istituito un apposito gruppo di lavoro con l’obiettivo di affrontare la questione della carenza del personale sanitario e il conseguente ricorso da parte delle aziende sanitarie ad affidamenti esterni. I temi che si stanno approfondendo costituiranno i contenuti di nuove proposte normative, che intendo adottare prima dell’inizio dell’estate.
Gli esiti di tale lavoro confluiranno in proposte normative, già in parte ben definite nella loro struttura e nel contenitore complessivo, finalizzate ad assicurare il potenziamento delle risorse umane nei servizi di emergenza urgenza, da un lato, e, dall’altro, a disincentivare il ricorso alle sopra descritte forme di esternalizzazione dei servizi sanitari che – come evidenziato - si traduce in un impiego a carattere saltuario e precario di professionisti sanitari da parte delle aziende.
Insieme al contrasto alle sopra descritte forme irregolari d’ingaggio, il mio impegno è inoltre finalizzato alla messa in campo di tempestive e rilevanti misure, anche di natura finanziaria, per rinnovare e incentivare l’interesse verso il SSN, da parte di tutti i professionisti sanitari.
In particolare, stiamo studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive, di cui all’articolo 115, comma 2 del CCNL dirigenza area sanità 2016-2018, soprattutto avendo riguardo alle prestazioni aggiuntive sanitarie richieste per l’abbattimento delle liste di attesa, così da rendere il ricorso a tali prestazioni da parte delle aziende e degli enti del SSN più incentivante per i professionisti sanitari destinatari nonché più utile per la collettività.
Inoltre, intendo prevedere misure di premialità di carriera per chi accetta di prestare il proprio servizio nei reparti più impegnati e di prima linea, nonché pensare a misure di defiscalizzazione del lavoro aggiuntivo e della indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria.
Sto, inoltre, pensando ad ulteriori iniziative normative – sempre da adottare prima dell’inizio dell’estate - che tengano in considerazione, anche per una valorizzazione ai fini previdenziali, la difficoltà e il disagio del lavoro prestato nei servizi di emergenza-urgenza, nella consapevolezza della centralità delle risorse umane per lo sviluppo ed il funzionamento dei servizi ospedalieri
Concludo, auspicando in una prossima occasione, di fornire agli Onorevoli interroganti – dopo averne oggi anticipato i contenuti- le specifiche indicazioni circa le disposizioni adottate.