Tumori. Nel 2023 in Italia stimati 395mila nuovi casi. Ma cala del 3% l’adesione agli screening. In 13 anni 268mila vite salvate
15 dicembre - In 36 mesi +18.400 diagnosi. Al Nord la copertura della mammografia è diminuita dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e lo screening colorettale dal 45% al 38%. Negli uomini, il 36,6% delle morti oncologiche evitate nel 2007-2019 è legato ai progressi nella lotta al tabagismo e a terapie più efficaci. In 13 anni 268mila vite salvate ma il cancro del polmone è il big killer nelle donne: il 16% in più di quanto atteso. Al Museo dell’Iss presentato il volume sui numeri delle neoplasie, frutto della collaborazione tra Aiom, Airtum, Fondazione Aiom, Ons, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPeC-IAP
Tante luci ma anche qualche ombre sui tumori. In Italia, nel 2023, sono stimate 395mila nuove diagnosi di tumore: 208mila negli uomini e 187mila nelle donne. Con un trend in crescita: in tre anni, dal post pandemia quindi, l’incremento è stato di 18.400 diagnosi (erano 376.600 nel 2020). Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). E, nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese aumenterà, in media ogni anno, dell’1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne.
Ma l’Oncologia del nostro Paese fa registrare importanti progressi, con migliaia di vite salvate. In 13 anni (2007-2019), sono state evitate 268.471 morti oncologiche. Il cancro è sempre più una malattia curabile e molti pazienti la superano e tornano a una vita “come prima”. Vi sono, però, aree in cui i passi avanti sono ancora limitati, a partire dai tumori causati dal fumo di sigaretta nelle donne e dal cancro del pancreas in entrambi i sessi, per il quale non si sono registrati miglioramenti nella diagnosi precoce e nelle terapie, e che, quindi, merita particolari attenzioni. Più in generale, serve più impegno nella prevenzione, sia primaria che secondaria. Il 24% degli adulti fuma, il 29% è sedentario, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% consuma alcol in quantità a rischio per la salute. E, nel 2022, si assiste a livello nazionale a un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. È drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e allo screening colorettale, in discesa dal 45% al 38%.
È quanto emerge dal volume “I numeri del cancro in Italia 2023”, il censimento ufficiale, giunto alla tredicesima edizione, che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), presentato oggi in una conferenza stampa a Roma, al Museo dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Il rapporto stima per il 2023 un aumento a 395.000 dei nuovi casi di tumore e indica per i prossimi due decenni un incremento del numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche – spiega il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. È dunque necessario continuare a lavorare per rafforzare la cultura della prevenzione primaria e secondaria, a partire dai più giovani: dall’adozione di stili di vita salutari per ridurre i fattori di rischio individuali alla promozione degli screening, aumentandone i livelli di copertura, riducendo la disomogeneità territoriale e aprendo alla prospettiva di estenderli a tumori attualmente non compresi nei programmi nazionali. Oggi sappiamo con certezza che individuare il cancro nelle sue fasi iniziali vuol dire garantire un tasso di sopravvivenza maggiore e una migliore qualità della vita. È questo il messaggio che dobbiamo veicolare con forza, anche attraverso il contributo fondamentale delle associazioni. Altrettanto importante è il ruolo della ricerca”.
Vediamo in sintesi i dati emersi.
I dati di incidenza Per limitare almeno in parte le difficoltà ad avere stime robuste, ripetibili e tempestive sulle nuove diagnosi di tumori in Europa, Italia inclusa, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione e l’European Network of Cancer Registries (ENCR) hanno recentemente usato i dati dei Registri Tumori di popolazione per aggiornare nel medio e lungo periodo (fino al 2040) le stime dei nuovi casi di tumore nei 27 Paesi dell'Unione Europea. In base a tali stime, in Italia nel 2023 saranno 395.000 i nuovi casi di tumore (ad eccezione dei tumori della cute diversi dal melanoma), 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, sarà il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700).
Nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche in Italia aumenterà, in media dell’1,3% per anno negli uomini e dello 0,6% per anno nelle donne. Un aumento che riguarderà anche i tumori più frequenti, quale il tumore della mammella nelle donne (+0,2% per anno), il tumore della prostata negli uomini (+1,0% per anno) e il tumore del polmone in entrambi i sessi (+1,3% per anno).
Relativamente al numero di nuove diagnosi per le sedi neoplastiche più frequenti, per gli UOMINI in Italia le previsioni indicano che, nel 2023, verranno diagnosticati 41.100 nuovi casi di tumore della prostata, il cancro maschile più frequente (19,8% di tutti i tumori maschili); 29.800 nuovi casi di tumori del polmone, il secondo più frequente negli uomini (14,3%), 26.800 del colon-retto (12,9%) e 23.700 della vescica (11,4%).
Nelle donne, in Italia, verranno diagnosticati 55.900 nuovi tumori della mammella, che continua a essere di gran lunga il tumore femminile più frequente, rappresentando il 30% di tutte le neoplasie nelle donne. Il tumore del colon-retto-ano con 23.700 nuovi casi (12,7% dei tumori femminili) rappresenta il secondo tumore più frequente, seguito da 14.000 nuovi casi del polmone (7,4%) e da 10.200 dell’endometrio (5,5%).
I dati di Screening
Sono disponibili i dati relativi all’andamento quinquennale dell’indicatore di copertura del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) – Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica (Indicatori Sottoinsieme Core) per lo screening mammografico, colorettale e cervicale. L’indicatore di copertura NSG dello screening rappresenta la proporzione di utenti che hanno effettuato il test di screening sul totale della popolazione bersaglio avente diritto (popolazione di riferimento: ISTAT) per ogni specifico anno di osservazione. Questo indicatore esprime da una parte la capacità di offerta del programma, dall’altra la propensione dei cittadini a partecipare.
Screening mammografico: il valore nazionale, che nel periodo pre-pandemico era al 46%, nel 2020 si era attestato al 30%, ritornando nel 2021 in linea (46%) con il biennio 2018-2019, nel 2022 mostra un lieve calo (43%). Analizzando i dati per macroarea nel 2022, la maggiore contrazione dell’indicatore si osserva al Nord passando dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022, mentre vi è una sostanziale tenuta al Centro e un aumento di 3 punti percentuali al Sud e Isole (23% nel 2021 e 26% nel 2022). La riduzione di copertura al Nord non è omogenea in tutte le regioni ed è più spiccata in Emilia-Romagna (84% nel 2021 e 67% nel 2022) ed in Piemonte (dal 57% del 2021 al 43% del 2022), mentre più contenuta è la flessione in Lombardia (dal 56% nel 2021 al 50% nel 2022), in Friuli Venezia Giulia (dal 57% nel 2021 al 54% nel 2022) e in Veneto (dal 66% nel 2021 al 60% nel 2022). Relativamente alle altre macroaree è da sottolineare una riduzione di copertura di 22 punti percentuali rispetto al 2021 in Basilicata e una flessione più contenuta in Toscana (6 punti percentuali) e Umbria (9 punti percentuali).
Screening colo-rettale: il livello di copertura dello screening colorettale è decisamente inferiore ai valori registrati per lo screening mammografico, sia per macroarea geografica che complessivamente per l’Italia. Negli anni 2018 e 2019, il valore complessivo si attestava al 31% e 30% rispettivamente per ridursi al 17% nel 2020. Nel 2021 si è osservata una notevole ripresa con un valore analogo a quello del 2019. Nel 2022 il valore nazionale (27%) è in flessione di 3 punti percentuali rispetto al 2021. Come per lo screening mammografico si osservano forti disomogeneità tra macroaree e una maggiore riduzione dell’indicatore si osserva nella macroarea Nord (45% nel 2021 e 38% nel 2022) seguita da una flessione più contenuta al Centro (31% nel 2021 e 28% nel 2022). La macroarea Sud e Isole mostra un aumento di due punti percentuali, ma la copertura (12%) è decisamente sub-ottimale.
Screening cervicale: lo screening cervicale mostra un andamento un po’ diverso rispetto agli altri due screening, con valori complessivi pre-pandemici intorno al 39%, un calo al 23% nel 2020, un livello di copertura del 35% nel 2021 e un ulteriore avanzamento pari al 41% nel 2022. Per la corretta lettura di questi dati è bene tenere presente che la prevenzione del tumore del collo dell’utero riconosce una componente opportunistica molto rilevante e questo rende ragione dei valori di copertura osservati. Nel 2022 il miglioramento della copertura rispetto al 2021 interessa particolarmente il Nord ed il Sud e Isole: questo miglioramento è, almeno in parte, da imputare alla maggiore estensione degli inviti alla popolazione con una contemporanea transizione da Pap test a HPV test a partire dai 30 anni. Complessivamente quasi tutte le regioni riescono a garantire o a migliorare la copertura rispetto al 2021 ad eccezione dell’Umbria che registra un calo consistente nell’offerta di invito (139% nel 2021 e 75% nel 2022).
Screening per il tumore del polmone: nonostante recenti studi ne abbiano valutato la fattibilità e il rapporto costo-beneficio e messo a punto modelli di rischio per ottimizzare l’intervallo di screening, nel nostro Paese lo screening per il cancro del polmone non è ancora entrato nella pratica clinica e non rientra tra gli screening oncologici offerti dal SSN. Recentemente le Istituzioni di Sanità Pubbliche Italiane (Ministero e Regioni) hanno recepito la necessità di presa in carico della tematica dello screening del tumore polmonare e l’importanza della sua priorità come arma per ridurre la mortalità del tumore polmonare. L’implementazione in Italia deve rappresentare una priorità della agenda politica sanitaria, un progetto pilota sul territorio è già in essere (Progetto RISP) e un piano triennale di implementazione è stato disegnato da un gruppo di esperti attraverso il tavolo di lavoro ministeriale.
I dati di mortalità
Sia negli uomini che nelle donne, in Italia, il numero osservato di morti causate da tutti i tumori nel loro complesso è stato ogni anno, dal 2007 al 2019, inferiore al numero atteso rispetto ai tassi medi del 2003-2006. In 13 anni (2007-2019), in Italia, sono state evitate 268.471 morti oncologiche.
Negli uomini, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali, sono state stimate 206.238 morti in meno rispetto a quelle attese, equivalenti a una diminuzione del 14,4% delle morti oncologiche in tutto il periodo. Il numero di morti oncologiche evitate è passato da 4.143 nel 2007 a 28.952 nel 2019 negli uomini (-23,5% rispetto al numero atteso).
Negli uomini, i maggiori vantaggi in termini di morti evitate in tutto l’arco temporale 2007-2019 sono stati documentati per i tumori del polmone (-73.397 morti; -18,7%), della prostata (-30.745 decessi; -24,1%), dello stomaco (-25.585 morti; -25,7%) e del colon-retto (-16.188 morti; -10,8%). Un numero inferiore di morti rispetto a quello atteso è stato documentato anche per i tumori ematologici, -4,4% per quanto riguarda i linfomi non-Hodgkin e -8,2% per le leucemie.
Viceversa, per i tumori del pancreas e del melanoma il numero di morti osservate è risultato superiore a quello atteso: dal 2007 al 2019 ci sono state 1.344 morti in più rispetto al numero atteso (+1,9%) per il tumore del pancreas e 1.256 morti in più (+9,5%) per il melanoma cutaneo.
Nelle donne, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali, sono state stimate 62.233 morti in meno rispetto a quelle attese, equivalenti a una diminuzione del 6,1% delle morti oncologiche in tutto il periodo. Il numero di morti oncologiche evitate è passato da 614 (-0,9%) nel 2007 a 9.346 (-11,0%) nel 2019.
I maggiori vantaggi in termini di morti evitate in tutto l’arco temporale 2007-2019 nelle donne in Italia sono stati documentati per i tumori dello stomaco (-16.724 morti; -24,1%), del colon-retto (-11.067 morti; -8,9%), e della mammella (-10.223; -6,0%). Un numero inferiore di morti rispetto a quello atteso è stato documentato anche per il tumore dell’ovaio (-3,6%) e per i tumori ematologici: -14,0% per quanto riguarda i linfomi non-Hodgkin, e -8,0% per le leucemie.
Viceversa, per i tumori del polmone, del pancreas e per il melanoma il numero di morti osservate è risultato superiore a quello atteso: dal 2007 al 2019 ci sono state ben 16.036 morti in più dell’atteso per il tumore del polmone (+16%), 4.816 morti in più (+6,9%) per il tumore del pancreas e 629 morti in più (+6,6%) per il melanoma cutaneo.