Associazione dei Ginecologi Italiani:
ospedalieri, del territorio e liberi professionisti

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Scheda pratica

Con la consulenza della Dott.ssa Valeria Dubini

  • L'immigrazione è un fenomeno diffuso in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Gli immigrati sono persone che faticano a integrarsi nel Paese accogliente per diversi motivi: difficoltà linguistiche e direlazione, spesso mancata conoscenza dei servizi e della legislatura del Paese in cui si recano, ecc. Oggi in Italia si sta cercando di incentivare i servizi dedicati a queste persone, con modalità diverse da regione aregione. In Toscana, per esempio, sono attivi già dal 1992 dei consultori familiari che hanno il compito, tra le altre cose, di favorire l'incontro con gli extracomunitari tramite figure apposite, chiamate mediatori culturali, che non solo aiutano nella traduzione linguistica ma fungono da trait d'union tra la cultura e la mentalità d'origine dell'immigrato e quella italiana. Non dimentichiamo infatti che sotto l'etichetta di "straniero" ci sono culture anche molto diverse tra loro.

  • Uno degli aspetti che più richiedono assistenza è quello della gravidanza e del parto. Si tratta per lo più di donne giovani e sane, che altrimenti non avrebbero potuto affrontare un percorso difficile come quello migratorio, che si rivolgono spesso per la prima volta ai servizi di assistenza agli immigrati proprio perché si ritrovano in attesa di un figlio.

  • Un altro ambito molto importante è quello delle interruzioni volontarie di gravidanza: oggi il 32% degli aborti in Italia riguarda donne immigrate. Le straniere ricorrono all'interruzione volontaria di gravidanza 3-4 volte di più rispetto alle italiane, con una differenza più marcata nelle più giovani. Le caratteristiche di chi abortisce sono diverse: le donne straniere che hanno fatto ricorso all'IVG nel 2006 presentano una scolarizzazione più bassa (il 13.3% non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare versus il 4% delle italiane) e sono molte di più quelle disoccupate (12.1% italiane, 25.9% straniere).

  • Oggi le nostre connazionali hanno ridotto il ricorso all'aborto perché sono più attente alla contraccezione. Adesso le stesse campagne informative che hanno portato a un più sistematico ricorso agli anticoncezionali nelle italiane devono essere promosse anche nei confronti della popolazione immigrata, di recente acquisizione per il nostro Paese.
    Spesso queste donne arrivano in Italia e non hanno conoscenza dei metodi diffusi qui, mentre sono abituate ad altre procedure presenti nel loro Paese e non da noi.

  • È importante riuscire ad abbattere le barriere di reticenza e scetticismo che spesso si riscontrano negli immigrati, per poter fare informazione in modo chiaro. Spesso questo persone si pongono in un atteggiamento di chiusura e auto-difesa, che ostacola il raggiungimento di un incontro proficuo con il loro mondo. È necessario dunque fare un lavoro accurato sulle comunità (magari partendo dai loro capi) per abbattere questo muro e creare con queste persone un rapporto franco di collaborazione e aiuto


[Milano, febbraio 2009]

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